Storie universitarie/14: Anna Pirovano si divide fra gli studi in economia e il nuoto
Anna Pirovano intervistata da Andrea Besati
1.Come mai hai scelto di frequentare il corso di economia e amministrazione delle imprese in università Bicocca?
Mi sono diplomata in Sistemi Informativi Aziendali al Bachelet ad Oggiono. Durante quel percorso mi sono resa conto che le materie che preferivo erano quelle economiche. Ho iniziato a raccogliere informazioni sui corsi di economia offerti dalla Bicocca e dalla Statale attraverso i siti internet. Il corso di economia e amministrazione delle imprese mi è sembrato la scelta più logica perché esso offre una preparazione molto ampia e non ha l'obbligo di frequenza. Certo è che l'università non rappresenta la mia priorità ed è anche per questo che non ho preso in considerazione le università private.
2.Tra allenamenti e studio, potresti descrivere la tua routine quotidiana?
Dopo il diploma mi sono trasferita a Milano e attualmente vivo in un appartamento a 3 minuti dalla piscina. La mattina la sveglia suona molto presto, per le 6.15. Alle 7 sono in acqua, due ore di allenamento e a seguire un'ora di palestra. Rientro a casa verso le 11 e, se ho qualche esame da preparare studio, altrimenti mi riposo. Alle 15 sono di nuovo in acqua per altre due ore di allenamento. Dopo essere rientrata o mi rimetto sui libri o mi riposo oppure vado a fare la spesa se serve. Vado a letto presto. Questo tre giorni a settimana mentre gli altri due mi alleno solo il pomeriggio. Per quanto riguarda il fine settimana, quando non ci sono le gare ci si allena solo il sabato sera mentre la domenica è libera.
3.È stato più semplice conciliare la tua carriera di atleta con gli studi quando eri alle superiori o ora? Perché?
Sono due situazioni abbastanza diverse. Nonostante mi sia sempre allenata a Milano, alle superiori non ho mai fatto fatica: mi bastava stare attenta in classe e ripassare gli argomenti successivamente, molto spesso durante i viaggi in macchina verso la piscina. Certamente il carico di studio era di gran lunga inferiore. La cosa bella dell'università è che posso organizzare il lavoro come voglio, decidere io quando dare gli esami. Per di più, quest'anno la Bicocca ha attivato un programma Dual Career, per cui sono stata selezionata. Grazie a questo progetto, ho a disposizione un tutor e posso godere di ulteriori agevolazioni che si stanno rilevando molto utili. Per esempio, Covid permettendo, dal 27 giugno al 3 luglio sarò in Cina per l'Universiade. Grazie al Dual Career riuscirò a non perdere completamente la sessione perché potrò chiedere di sostenere in altre date gli esami che si svolgono in quei giorni.
4.Quali sono gli elementi che più hai apprezzato della tua esperienza in triennale fino ad ora? Quali quelli che ti sono piaciuti di meno? Perché?
Accanto al Dual Career devo dire che un'altra cosa che mi ha aiutato molto è stata l'introduzione della possibilità di accedere alle registrazioni delle lezioni, derivante non tanto da una scelta dell'ateneo quanto dalla pandemia. Nonostante in generale mi sia trovata molto bene fino ad ora, ci tengo ad evidenziare due elementi. Innanzitutto, anche se il corso era esplicitamente privo dell'obbligo di frequenza, mi sono trovata in situazioni dove i professori offrivano dei bonus, come la possibilità di fare un parziale, a chi si frequenta. Capisco perfettamente la ragione di questa differenza ma, allo stesso tempo, io non frequento perché lavoro non perché butto via il tempo. Lo stesso ragionamento vale per quei corsi in cui c'è un lavoro di gruppo obbligatorio. Non recandomi in università ho alcune difficoltà nel conoscere le persone quindi trovarmi costretta a incastrare tra mille impegni lavori di gruppo magari non particolarmente utili non è l'ideale.
5.Pensi di proseguire con una specialistica dopo la laurea oppure no? Perché?
Dopo il diploma sono entrata a far parte del gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre, legato alla Polizia Penitenziaria. Sono consapevole del fatto che scollinati i trent'anni la mia carriera di atleta volgerà al termine. Potenzialmente potrei rimanere all'interno del corpo, dato che il mio contratto è a tempo indeterminato, e svolgerei lavori di ufficio. Se dovessi optare per questa strada, una laurea magistrale potrebbe essere molto utile per eventuali concorsi utili all'innalzamento di grado. Qualora invece decidessi di abbandonare il corpo, con una laurea specialistica potrei entrare nel mondo del lavoro con prospettive migliori. Sto iniziando a guardare qualche corso incentrato sul marketing. Non ho però ancora deciso cosa fare da grande.
6.Pensando a tutti gli atleti in procinto di diplomarsi che potrebbero leggere quest'intervista, consigli loro di iscriversi all'università? Perché?
Non c'è una netta prevalenza di atleti che studiano. Tanti ragazzi, una volta entrati nel corpo, non avendo voglia di proseguire negli studi decidono di non iscriversi all'università. In fondo, si può contare su uno stipendio e un contratto a tempo indeterminato. Io penso che se si ha un minimo di voglia di lavorare e/o un interesse, anche flebile, per determinati argomenti non bisogna rinunciare a priori ad approfondirli, qualunque essi siano. Sia che si decida di rimanere nel corpo al termine della carriera agonistica sia che si scelga di abbandonarlo, la laurea può servire.
7.Secondo te, quali qualità deve avere uno studente - atleta per riuscire a conciliare in modo efficace sport agonistico e studi universitari?
Guarda, nel luglio scorso un ragazzo del gruppo sportivo dell'Arma dei Carabinieri si è laureato in medicina subito dopo essere tornato dal Giappone, dove ha partecipato alle Olimpiadi. Questo è un esempio che dimostra quanto sia possibile conciliare il percorso universitario con la carriera agonistica se si ha la giusta voglia di lavorare. Io non mi sono mai posta come obbiettivo vincolante quello di finire per forza in tre anni ma, per evitare di mettercene dieci di anni a laurearsi, credo sia fondamentale essere in grado di organizzare il proprio tempo al meglio. Al primo anno, per esempio, quando non ero abituata a non avere frequentemente verifiche e interrogazioni, tendevo a fare le cose un po' all'ultimo, ma piano piano ho imparato che non era la strategia migliore.