Oggiono: una forma di formaggio fa finire a processo tre ambulanti
A processo per una forma di formaggio. È la curiosa vicenda quest'oggi affrontata nelle aule penali del Tribunale di Lecco, per cui tre soggetti sono finiti alla sbarra con l'accusa - ancora tutta da provare - di frode in commercio (art.515 del codice penale).
Teatro del presunto reato è stato nel 2019 il mercato di Oggiono, dove i tre imputati (titolare e due dipendenti, difesi dall'avvocato Roberto Bardoni del foro di Lecco) erano presenti all'epoca dei fatti con una bancarella di alimentari.
Ad attivare le indagini - il cui esito è stato riassunto oggi al giudice Gianluca Pinatadosi da un agente della Polizia locale - sarebbe stata la segnalazione da parte di una donna, che, avvicinatasi a banco ingolosita dall'insegna "qui grana di capra" avrebbe acquistato un'intera forma... salvo poi scoprire che si trattava di latte vaccino.
Pare che la cliente, prima di pagare 20 euro per l'intero pezzo, avesse ricevuto diverse assicurazioni sulla provenienza del latticino: prodotto da una persona fidata in un agriturismo in Val Brembana, fatto stagionare per mesi nel miele, si sarebbe trattato al 100% di un caprino. Impossibile però assaggiarlo in loco perchè, a detta di chi l'aveva servita, avrebbero potuto vendere solo le forme intere, niente spicchi.
Solo una volta arrivata a casa e degustato il formaggio l'acquirente si sarebbe resa conto del presunto "raggiro". Non solo: risalendo all'etichetta posta sulla crosta dell'alimento, ed effettuando una ricerca online, non avrebbe trovato notizie del famigerato caseificio brembano. La persona offesa verrà sentita dal giudice il prossimo 18 novembre.
Teatro del presunto reato è stato nel 2019 il mercato di Oggiono, dove i tre imputati (titolare e due dipendenti, difesi dall'avvocato Roberto Bardoni del foro di Lecco) erano presenti all'epoca dei fatti con una bancarella di alimentari.
Ad attivare le indagini - il cui esito è stato riassunto oggi al giudice Gianluca Pinatadosi da un agente della Polizia locale - sarebbe stata la segnalazione da parte di una donna, che, avvicinatasi a banco ingolosita dall'insegna "qui grana di capra" avrebbe acquistato un'intera forma... salvo poi scoprire che si trattava di latte vaccino.
Pare che la cliente, prima di pagare 20 euro per l'intero pezzo, avesse ricevuto diverse assicurazioni sulla provenienza del latticino: prodotto da una persona fidata in un agriturismo in Val Brembana, fatto stagionare per mesi nel miele, si sarebbe trattato al 100% di un caprino. Impossibile però assaggiarlo in loco perchè, a detta di chi l'aveva servita, avrebbero potuto vendere solo le forme intere, niente spicchi.
Solo una volta arrivata a casa e degustato il formaggio l'acquirente si sarebbe resa conto del presunto "raggiro". Non solo: risalendo all'etichetta posta sulla crosta dell'alimento, ed effettuando una ricerca online, non avrebbe trovato notizie del famigerato caseificio brembano. La persona offesa verrà sentita dal giudice il prossimo 18 novembre.
F.F.