Molteno: otto mesi alla donna a giudizio per la lite col suo ex

''La porta era aperta e mia figlia era appena dentro l'uscio''. Si è difesa la 43enne di origini africane accusata dalla Procura di Lecco di violazione di domicilio nei confronti dell'ex marito e della sua nuova moglie. Oggi residente nel Bresciano, la donna si sarebbe intrufolata nella casa di Molteno per recuperare la figlia, a suo dire, portata via con la forza dalle cure della nonna in Costa d'Avorio.
La vicenda di tre anni fa, già inquadrata nella scorsa udienza grazie al racconto della nuova compagna dell'uomo - costituitasi anche parte civile in questo processo - è stata oggi ripercorsa in aula dall'imputata, chiamata al cospetto del giudice Paolo Salvatore per rendere il proprio esame.
''Il 26 agosto 2019 sono andata a riprendere mia figlia'' ha spiegato la donna. ''Ho suonato al campanello e ho chiesto del mio ex marito ma la signora mi ha risposto che non era in casa e senza che potessi aggiungere altro ha messo giù, ma io ho visto il portone aperto, così sono entrata. Poi, arrivata alla loro abitazione ho suonato di nuovo e mi ha aperto''. Ha quindi negato, come aveva invece raccontato al giudice la parte civile, di aver colpito la donna o di aver avuto alcun tipo di interazione con lei: ''La signora non mi ha detto niente e io non l'ho spinta: ero anche al sesto mese di gravidanza'' ha spiegato. Ha smentito anche la circostanza secondo cui sarebbe andata a recuperare la figlia corsa fino in camera. ''Entrambi i miei figli erano vicini alla porta e mi guardavano, sorpresi. Quindi ho tranquillizzato la bambina, l'ho presa per la mano e sono uscita. Ha esitato un po', ma poi è venuta con me''.
Quindi l'imputata ha raccontato di come l'ex marito fosse sparito dalla Costa d'Avorio 5 anni prima dei fatti, tornando in Italia con il figlio maschio e portandosi via i documenti della moglie e della bambina: ''io sono andata al consolato italiano e mi hanno rilasciato un visto per rientrare qui, ma per la bambina nulla da fare: l'ho dovuta lasciare a mia mamma, facendo ottenere la patria potestà a mio fratello''. Poi all'improvviso la nonna e lo zio se la sarebbero vista portare via ''da uomini in divisa'' e così sarebbero scattate le denunce, sia da parte dei parenti in africa che dalla mamma in italia. Dopo quasi un mese passato senza sapere nulla della figlia (''ma io sapevo che era stato il papà'' ha ripetuto più di una volta la donna) era venuta a sapere che il coniuge era rientrato in Italia e che aveva la bimba con sé.
Dopo aver recuperato la piccola la 43enne si sarebbe recata dai Carabinieri di Oggiono ''perchè volevo che sapessero che avevo preso la bambina''.
In caserma, raggiunta dall'ex avrebbe scoperto che quest'ultimo aveva finalizzato il divorzio nel 2014 senza dirle nulla. Il tutto si sarebbe concluso con il ritorno della bimba al padre, che ora ne ha l'affido esclusivo, con la possibilità per la madre di vederla solo in ambiente protetto alla presenza degli assistenti sociali.
Tornando al fatto centrale della violazione di domicilio, il Vpo Mattia Mascaro, al termine dell'escussione dell'imputata, ha chiesto al giudice una condanna a un anno di reclusione. Alla conclusione si è associata anche il legale di parte civile, mentre l'avvocato Elda Leonardi ha chiesto per la propria assistita l'assoluzione per non aver commesso il fatto.
Infine la sentenza del giudice Salvatore: 8 mesi di relcusione (pena sospesa) e 1000 euro di risarcimento alla parte civile.
F.F.
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