Oggiono: studenti in piazza nel ricordo di Falcone e Borsellino. Redaelli ''a distanza di 360 mesi i nostri occhi non si sono chiusi''

Era il tardo pomeriggio del 23 maggio 1992 quando le trasmissioni televisive si interruppero per dare la notizia di un terrificante attentato consumatosi a Capaci, a breve distanza da Palermo. Un anonimo sabato di primavera, come molti altri, venne consegnato alla storia di questo Paese come il giorno in cui fu compiuto uno dei più gravi attentati mafiosi contro autorità dello stato simbolo della lotta alla criminalità organizzata.

Per ricordare quella giornata, come anche l'attentato che, 57 giorni dopo, uccise il giudice Borsellino e cinque agenti della sua scorta, gli studenti dell' istituto scolastico Bachelet di Oggiono hanno compiuto un lungo percorso di approfondimento didattico legato alla storia di quel particolare periodo della lotta alla mafia.

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Un percorso che ha permesso loro di incontrare personalità del calibro di Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, e Giuseppe Costanza che, autista del giudice Falcone, in quel sabato di 30 anni fa, a Capaci, sedeva sul sedile posteriore dell'auto guidata dal giudice e rimase gravemente ferito nell'attentato.

Nella mattinata odierna, a 30 anni esatti da quei fatti, in modo partecipato e particolarmente sentito, le ragazze e i ragazzi del Bachelet hanno ricordato le vittime della mafia e hanno portato a termine il loro percorso di approfondimento con un grande evento che si è tenuto in Piazza Manzoni. Con loro anche gli alunni dell'istituto comprensivo Marco d'Oggiono.

Il dirigente scolastico Anna Panzeri

"Sono passati 360 mesi" ha ricordato Francesco Redaelli, rappresentante degli studenti del Bachelet. Parlando davanti agli oltre 300 ragazzi presenti, tutti vestiti con una maglietta bianca, Redaelli ha più volte ricordato l'importanza della "memoria" degli esempi di Falcone e Borsellino, dopo il tempo trascorso. "A distanza di 15milioni e 778mila minuti i nostri occhi non si sono chiusi [...]" ha affermato Redaelli aggiungendo "anzi, quanto accaduto ci ha legati, ci ha fatto scegliere di unirci a quella guerra che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino da soli avevano iniziato".
L'evento ha visto, in apertura, il saluto dei dirigente scolastico dell'istituto Bachelet, dottoressa Anna Panzeri, del vicepreside della scuola media professor Peraldo e del sindaco della città Chiara Narciso.

Panzeri ha ricordato l'importanza del lavoro svolto dagli studenti sui principi di legalità e come la giornata odierna, presso Piazza Manzoni, offra a tutti i cittadini oggionesi l'occasione per comprendere i messaggi che i ragazzi vogliono trasmettere.
"Oggi è un emozione vedervi qua in tanti per celebrare una data così importante e per parlare di legalità e giustizia" ha dichiarato il sindaco Narciso che ha ricordato anche l' importanza della figura di Giovanni Falcone. "Con il suo lavoro e il suo esempio ha segnato la storia della nostra Italia" ha ricordato il primo cittadino."L'eredità di quello che ci è stato lasciato da Falcone e Borsellino è importante che rimanga e continui a camminare sulle gambe di voi giovani" ha spiegato il professor Peraldo.

Il sindaco Chiara Narciso

Lo spazio è passato poi a un gruppo di studenti che si è esibito suonando la canzone "Pensa" di Fabrizio Moro, un testo ricco di riferimenti alla lotta alla mafia e al sacrificio di giudici e degli uomini delle forze dell'ordine che hanno perso la vita uccisi dalla malavita mafiosa.
La manifestazione è proseguita con altre esibizioni musicali dei ragazzi, danze e diversi interventi con letture e discorsi sul tema delle mafie.
In chiusura è intervenuto l'assessore all'Istruzione Giovanni Corti che ha ringraziato professori e studenti per il lavoro svolto e ha ricordato come la "cultura" e la "scuola" e "l'istruzione" lavorino contro le mafie.

La cultura come portatrice di "bellezza" elemento che non piace alla mafia, l'istruzione e la cultura come elementi di ricordo di quanto accaduto, fattori in grado di togliere spazio e terreno fertile alle mafie. Prima di chiudere il suo discorso Corti ha chiesto alle ragazze e ai ragazzi presenti se anche loro fossero convinti , come lui, che la cultura "salverà il mondo". Una domanda che ha visto una forte e convinta risposta affermativa da parte di tutti gli studenti.
L. A.
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