Casatenovo: l'accordo di programma? Non più sostenibile. Paleari chiede di diffidare le due proprietà e Perego (M5S) le dimissioni del sindaco, respinte con un duro affondo
L'accordo di programma per la riqualificazione del centro di Casatenovo è ritenuto non più sostenibile. Si è giunti a questa conclusione unanime ieri sera in consiglio comunale: nel relazionare quanto è emerso durante il confronto fra maggioranza e gruppi di opposizione, il sindaco Filippo Galbiati ha evidenziato la necessità di convocare una conferenza capigruppo allargata anche agli esponenti politici di Provincia e Regione, di chiedere un incontro alla segreteria tecnica del Pirellone e di stendere un testo di diffida da inviare a Vismara-Ferrarini e a Immobiliare Casatenovo, due delle tre proprietà coinvolte nell'accordo che (al contrario di Devero) si sono rivelate sino ad oggi inadempienti rispetto al cronoprogramma connesso ai piani integrati di intervento.
Il sindaco Filippo Galbiati
La seduta consiliare è stata convocata alle 21 su richiesta in particolare del gruppo di minoranza Più Casatenovo che ha voluto un momento di confronto pubblico in aula per fare il punto sull'accordo di programma, sul quale da tempo ormai, pesano più dubbi che certezze. Il momento storico, unito alle difficoltà economiche e societarie di alcune delle società proponenti (in primis Vismara, in concordato preventivo ndr), sta rendendo infatti più complesso che mai il prosieguo dell'operazione urbanistica, scaturita dall'esigenza del salumificio Vismara di trasferire la propria attività fuori paese. Allo spostamento della fabbrica a Cascina Sant'Anna di Campofiorenzo, avvenuto ormai più di dieci anni fa, non è seguita però la riqualificazione del centro casatese, ancora oggi occupato dalle aree industriali dismesse ex Vismara ed ex Vister, con una situazione di degrado ormai sotto gli occhi di tutti.
I consiglieri di opposizione
Ad introdurre il dibattito, ieri sera, è stato il sindaco Galbiati, accogliendo anche il presidente della Provincia di Lecco, Alessandra Hofmann e il consigliere regionale Raffaele Straniero, presenti in qualità di uditori. Invitati ma impossibilitati a presenziare, i colleghi Mauro Piazza e Antonello Formenti. ''Il Comune come sapete non ha autonomia decisionale, perchè l'accordo di programma è uno strumento sovraordinato'' ha detto il primo cittadino, evidenziando l'unità di intenti che sino ad oggi ha caratterizzato il rapporto sul tema con gli enti superiori. ''Questo momento di confronto e discussione lo reputo positivo e necessario, alla luce di varie prese di posizione che hanno creato dibattito sull'argomento, di cui si parla da tantissimo tempo. Noi abbiamo sempre tentato di tenere in piedi l'accordo di programma, nonostante le evidenti difficoltà''.
L'assessore e vicesindaco Marta Comi
La parola è poi passata al vicesindaco Marta Comi che ha sintetizzato la complessa storia dell'accordo di programma, la cui versione originaria risale al 2004, con la sottoscrizione avvenuta nel 2007 e la successiva richiesta di una variante, confermata poi tre anni più tardi. Due gli obiettivi principali: rilocalizzare la fabbrica e recuperare il centro casatese; se il primo obiettivo è stato raggiunto a fine 2011, la storia del secondo resta ancora tutta da scrivere.
Un passaggio cruciale ricordato dall'assessore risale al 2016 quando l'unico comparto è stato suddiviso in quattro zone differenti, ciascuna assegnata alla proprietà di riferimento: Vismara-Ferrarini, Immobiliare Casatenovo, Devero e Immobiliare Chioso, con quest'ultima poi stralciata dall'accordo di programma. Da quel momento l'iter urbanistico è proseguito con la presentazione dei tre piani integrati di intervento (PII), ma a velocità differenti: soltanto Devero ha ottemperato a quanto richiesto, sottoscrivendo poi la convenzione, con gli altri due proponenti che, per motivazioni varie, hanno interrotto il percorso, dimostrandosi inadempienti rispetto alle richieste connesse ai PII.
In primo piano Marco Pellegrini di Più Casatenovo
Marco Pellegrini di Più Casatenovo ha introdotto l'intervento del proprio gruppo rivendicando l'importanza di confrontarsi pubblicamente sull'argomento dopo le tantissime riunioni con proprietà, notai, avvocati che sono però sfociate ''in una situazione di stallo''.
A sinistra il presidente della Provincia, Alessandra Hofmann e il consigliere regionale Raffaele Straniero
E' stato il collega Marcello Paleari a spingersi più sugli aspetti tecnici, ammettendo innanzitutto la difficoltà nella gestione di un tema complesso come quello dell'accordo di programma. ''C'è sempre stata unità sulla linea intrapresa, anche da parte nostra, ma ora dobbiamo prendere atto che le condizioni di procedibilità sono venute meno e che quanto ipotizzato è ormai irrealizzabile'' ha detto l'esponente di Più Casatenovo, invitando il Comune a ''non aspettare oltre''. ''Riprendiamo il tavolo in Regione, ma all'esito di una decisione nostra. Stasera avremmo potuto presentare una mozione, ma abbiamo preferito non farlo affinchè la decisione fosse pienamente condivisa. Va presentata alle due proprietà una diffida formale alla sottoscrizione delle convenzioni entro novanta giorni: gli si dà ancora un po' di tempo ma poi basta. Se nulla cambia si torna in Regione per rivedere il tutto. Dal nostro punto di vista è la strada migliore da seguire''.
Una linea parzialmente condivisa dal sindaco e dal vice, che hanno ribadito a più riprese la necessità di una diffida unitaria, con Provincia e Regione, a sottolineare il carattere forte del provvedimento. ''La decadenza dei piani spetta al collegio di vigilanza'' ha poi precisato Galbiati.
La maggioranza
Di altro tenore l'intervento del consigliere Christian Perego del Movimento Cinque Stelle che ha presentato una sorta di cronistoria della vicenda urbanistica, arrivando a chiedere le dimissioni del sindaco Filippo Galbiati per aver seguito l'intera questione prima da capogruppo di maggioranza, poi da assessore all'urbanistica e infine da sindaco, senza centrare l'obiettivo. ''Deve prendere atto di non aver raggiunto risultati concreti e del suo totale fallimento: il degrado di quell'area è sotto gli occhi di tutti'' ha detto l'esponente di opposizione, indicando - fra le varie cose - la mancata firma delle fidejussioni nel 2007 un grave errore da parte degli allora vertici di Comune, Regione e Provincia ed evidenziando i rischi per la pubblica incolumità che caratterizzano le ex aree industriali.
Christian Perego del Movimento Cinque Stelle
Una richiesta di ''farsi da parte'' respinta dal primo cittadino che ha rivendicato il massimo impegno profuso nella vicenda, oltre alla maggioranza del consenso popolare che l'ha portato a ricoprire le cariche citate dal collega. ''Questo percorso mi è costato pensieri, notti insonni e inevitabili riflessi familiari. E' una vita, quella al servizio di Casatenovo, che mi ha imposto sacrifici anche dal punto di vista professionale, ma il mio pensiero verso questa tematica è sempre stato costante e sapere di non aver raggiunto l'obiettivo fa male. Io ho mantenuto fede ai miei impegni, ma stiamo parlando di un'area totalmente privata e di imprenditori che non hanno portato avanti quanto è stato sottoscritto'' ha aggiunto il primo cittadino casatese. ''Se fossi responsabile mi dimetterei, ma non ci penso nemmeno perchè ho fatto tutto il possibile, quello che ogni sindaco avrebbe dovuto fare dinnanzi a interlocutori inadempienti. Non ho invece avuto alcuna proposta alternativa da parte vostra''.A sostegno delle parole di Galbiati gli interventi del vice Marta Comi e del capogruppo Fabio Crippa che hanno precisato di aver condiviso ogni atto promosso dal sindaco e se ne sono assunti la corresponsabilità.
Al microfono il capogruppo di maggioranza Fabio Crippa
Dopo gli interventi del presidente della Provincia Hofmann e del consigliere regionale Straniero - con la doverosa manifestazione di supporto al Comune in questa delicata partita - la parola è passata al sindaco Galbiati per gli aspetti conclusivi della questione, compresa la volontà di chiedere tramite l'ufficio urbanistica un preventivo per una perizia sugli immobili delle aree dismessse anche per stimare gli eventuali costi di demolizione, come suggerito dall'esponente dei Cinque Stelle che ha proposto la firma di un'ordinanza sindacale per imporre alle proprietà di radere al suolo e bonificare gli ex edifici industriali. Strada ritenuta difficilmente percorribile dalla maggioranza.
G. C.