Molteno: il 'piromane delle auto' sceglie l'abbreviato. La sentenza attesa il 20 luglio

Ha scelto di avvalersi del rito abbreviato G.T., il 56enne ritenuto responsabile di un doppio incendio doloso ai danni di poco meno di una decina di veicoli - fra furgoni e vetture - avvenuto martedì della scorsa settimana a Molteno e a Oggiono.
Nel primo caso erano state cinque auto in sosta nel posteggio dinnanzi alla sede del municipio, ad andare a fuoco. Ad avere la peggio, anche la casetta dell'acqua, la cui struttura in legno era rimasta danneggiata dalle fiamme, visibili a diverse centinaia di metri di distanza.

Erano dovuti intervenire tempestivamente i pompieri per spegnere il rogo e provvedere alle operazioni di messa in sicurezza. Presenti anche i carabinieri della Compagnia di Merate, in particolare una pattuglia della stazione di Oggiono; da subito infatti era emersa la possibilità di un collegamento con il rogo che nella tarda mattinata del medesimo giorno aveva interessato due furgoni posteggiati in città, più precisamente in Via Europa, lungo la SP49 che collega il comune oggionese ad Annone.
A dare un contributo fondamentale all'episodio di Molteno è stato il sistema di videosorveglianza comunale, oltre alle indagini dei militari, le cui risultanze sono state di fatto confermate dalle dichiarazioni rese in aula la scorsa settimana dal 56enne, comparso dinnanzi al giudice in ruolo monocratico Paolo Salvatore per essere sottoposto a processo con rito direttissimo.
Alla base del duplice e gravissimo gesto vi sarebbe l'acredine nutrita - per ragioni personali - nei confronti del proprietario del furgone oggionese dato alle fiamme, nonchè delle istituzioni.

Il 56enne, impossibilitato ad ottenere la residenza a Molteno per questioni burocratiche e senza un lavoro, pare fosse animato da risentimento nei confronti degli uffici comunali, adducendo (secondo il suo personale punto di vista) di non essere stato sostenuto. Un sentimento che si è fatto più forte al ritorno da un'esperienza in riviera romagnola, dove si era recato nella speranza di ottenere un'occupazione tramite un suo contatto. Andata male anche quella possibilità, ha dovuto rientrare in Brianza. In questo quadro dunque, si inserirebbe il desiderio di perpetrare il grave gesto proprio di fronte al municipio.

Stamani l'imputato stesso - tradotto in aula dal carcere di Pescarenico e assistito dall'avvocato Monti in sostituzione della collega Bova - ha chiesto di avvalersi del rito abbreviato condizionato da una perizia sulla sua capacità di intendere e volere al momento dei fatti, oltre alla sua capacità di stare in giudizio. Il giudice ha però rigettato la richiesta in assenza a suo parere di elementi tali da supportare la stessa; si procederà dunque con un abbreviato secco il prossimo 20 luglio quando in programma vi è la discussione, alla quale farà seguito la sentenza finale.
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