Casatenovo: Melting Pot colora per un giorno l’oratorio di Rogoredo

Melting Pot = pace. Questo recitava l’enorme scritta umana che ad un certo punto ha coperto il campo dell’oratorio di Rogoredo nel pomeriggio del 25 giugno. Una scritta risultato di un vero e proprio lavoro di squadra: Gaetano Caldirola impegnato nel dare istruzioni al microfono, il signor Marco responsabile delle riprese con il drone e decine di persone, di diverse culture e diverse età, pronte a muoversi all’unisono sotto il sole. Melting pot = pace, uno slogan che non è stato lasciato come un guscio vuoto ma è stato reso vivo attraverso un pomeriggio all’insegna della multiculturalità organizzato dai giovani della comunità di Casatenovo.

“Quest’iniziativa è frutto di un’idea dei ragazzi dell’istituto comprensivo, in particolare degli studenti di terza media. È concepita come un momento di integrazione e di conoscenza delle diverse culture” ha raccontato Caldirola, assessore ai servizi sociali e istruzione. Energia, gioia, entusiasmo, l’atmosfera era piena delle emozioni genuine che solo i giovanissimi sanno creare.

Entrando dall’ingresso adiacente alla chiesa di San Gaetano, il primo stand che si incontrava era quello del trucca – bimbi. Una ragazza era concentrata nel terminare un’opera d’arte sul volto di un suo piccolo amico sotto gli occhi attenti degli spettatori. A pochi metri di distanza, una giovane donna con il velo era intenta a disegnare un tatuaggio all’Hennè sul braccio di una bambina. Eccolo un altro esempio di melting pot: due tradizioni diverse che convivono pacificamente l’una accanto all’altra nel parcheggio di un oratorio di campagna.

Dietro allo stand dell’Hennè, c’era il tavolo della merenda marocchina. “Ricetta troppo difficile e lunga. Ricetta troppo difficile e lunga” ripeteva con un sorriso soddisfatto una simpatica signora a chi chiedeva lumi su quel meraviglioso vassoio di biscotti posto vicino alle teiere. Di fianco al mercatino equo e solidale si trovava poi il gazebo de “La Grande Casa”, un’associazione che da anni ospita richiedenti asilo e rifugiati politici tra Casatenovo e Barzanò. “Questa è un’occasione fondamentale per far conoscere il nostro lavoro che, per quanto riguarda l’accoglienza dei richiedenti asilo, ruota intorno ai temi dell’inclusione e dell’integrazione” ha sottolineato Francesca Perego mentre la sua collega Alessandra Ribis spiegava ad alcune bambine il funzionamento dei tamburelli utilizzati per il laboratorio organizzato dall’associazione. Oltre a La Grande Casa, hanno partecipato all’organizzazione dell’evento la fondazione comunitaria lecchese, la Proloco, l’associazione Angolo Giro, la missione consolata di Bevera, l’operazione Mato Grosso, l’associazione Cambia … menti, il gruppo Caritas – Casa di San Lorenzo e il progetto mondo.

 

Mentre dalle cucine iniziava ad uscire un delizioso profumo di specialità nordafricane, i colori sgargianti degli abiti di una famiglia nigeriana appena arrivata aumentavano il carattere multiculturale e gioioso dell’iniziativa. Man mano che il sole si abbassava verso l’orizzonte, le attività di preparazione dei tavoli per la cena si facevano sempre più frenetiche. Il salone da cui il flusso del materiale necessario usciva ininterrotto nascondeva però anche un altro segreto. Non una ma ben due mostre.

Da un lato, le foto che raccontano il fondamentale lavoro della Croce Rossa Italiana in aiuto a quelle persone che hanno perso tutto. Persone di cui noi, che non resisteremmo a un decimo di quello che loro hanno dovuto sopportare, tendiamo a non curarci solo perché hanno un colore della pelle diverso dal nostro. Dall’altro lato la mostra “Diritti sospesi”, incentrata su alcuni articoli della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, proclamata dall’Assemblea delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Un piccolo grande messaggio di speranza in un’iniziativa frutto di un’idea dei ragazzi delle medie. Della diversità non bisogna avere paura, bisogna aprirsi alle tradizioni e agli usi di chi non proviene da culture diverse alla nostra. E bisogna agire affinché tutti possano godere per davvero degli stessi diritti. Solo così si può creare davvero una società crogiolo di persone di culture e origini differenti. Un Melting Pot. E Melting Pot = pace.
Andrea Besati
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