In che Stato...

Che il grande Circo Mediatico sappia polarizzare, e poi repentinamente archiviare questioni che volta per volta appaiono o sono fatte apparire di primaria importanza, è risaputo.
Ecco un motivo in più per avere nei confronti dei media, e specie della tv, un atteggiamento che non si faccia risucchiare "dall'urgenza dei riflettori del momento" ma sappia "ritornare" su certi argomenti troppo velocemente abbandonati.
Mi sembrerebbe questo esercizio di consapevolezza attiva e quindi cerco da tempo di applicarlo.
Guardiamo ad esempio la cosiddetta Riforma Cartabia, che è appena stata definitivamente approvata in Parlamento ma al contempo anche ad altre norme collegate al delicatissimo tema della Giustizia.
Tema spesso utilizzato strumentalmente per descrivere una solo presunta "guerra" tra Politica e Magistratura ma che andrebbe invece inquadrato, almeno per certi aspetti, in una sfera più strutturale della nostra Convivenza Civile. Quella che condiziona poi costumi e comportamenti sociali rispetto alla percezione diffusa che si ha dell'effettivo rispetto di uno dei fondamenti dello Stato di diritto e cioè l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla Legge.
Già in un precedente mio scritto riportavo la significativa valutazione di uno dei magistrati più esposti in termini di contrasto alle Mafie e alla corruzione e cioè Nino Di Matteo quando in un suo libro ( "I NEMICI DELLA GIUSTIZIA- Magistratura, politica, economia : chi non vuole una giustizia uguale per tutti", pag. 32) affermava esplicitamente che la vera questione sta sostanzialmente nel tentativo più volte perpetrato da consistenti parti della politica e dell'economia di ricercare attraverso norme e provvedimenti una sostanziale "protezione legislativa", anche giovandosi di intrecci con altre componenti della Società, compresi esponenti della magistratura stessa.
Quindi non una "guerra tra bande opposte " come in modo fuorviante si vorrebbe far credere ma spesso un tentativo più o meno strisciante di delegittimazione e depotenziamento in vari modi di quei magistrati più o meno noti che nell'adempimento quotidiano del proprio dovere istituzionale semplicemente "osano" applicare anche a queste altolocate categorie il principio costituzionale basico sopra richiamato.
Quello che il cittadino comune però percepisce specie da una trattazione mediatica, spesso infeudata agli stessi interessi, è l'esatto contrario.
Anche se alcune (poche) trasmissioni televisive rendono un'informazione "controcorrente", perché non appiattite sulla narrazione maggioritaria e quindi fastidiose per quello stesso agglomerato di poteri dominanti. Trasmissioni che non casualmente e a più riprese si cerca di marginalizzare dipingendole come sensazionalistiche se non addirittura faziose.
Siamo al solito gioco del rovesciamento delle parti e sta al cittadino in consapevole ricerca non esserne condizionato.
Ecco quindi sul tema specifico della galassia "Giustizia" e delle riforme sopracitate un contributo che, per chi non l'avesse già visto, merita a mio parere un significativo approfondimento :
https://www.raiplay.it/video/2022/06/Report---Puntata-del-13062022-dfff35cd-629d-4415-9862-2e1a989d4df8.html
Qualcuno sostiene che la classe dirigente di uno Stato sarebbe ne più ne meno lo specchio della propria popolazione ma è molto più plausibile il contrario, soprattutto in una società mediatica che di fatto veicola modelli di comportamento vissuti "in alto".
Purtroppo certi atteggiamenti della classe dirigente che ci dovrebbe rappresentare rischiano di minare alla base i principi della Convivenza : come è possibile, ad esempio che la prima versione della "Cartabia" riguardante il processo penale, una delle componenti della "riforma", potesse non cogliere il rischio, con quella "trovata" dell'improcedibilità ( il processo in Appello e in Cassazione decade dopo ristretti e vincolanti termini temporali), di vanificare le sorti di migliaia di processi, effetto poi mitigato solo in parte grazie in particolare all'intervento dei soliti "magistrati rompiscatole" ? E l'Europa ci chiedeva solo di velocizzare i processi, non di mandarli in fumo !
Ma di fronte ad azioni del genere cosa può pensare un cittadino, anche solo poco informato, sul fatto che si volesse presentare al vaglio del Parlamento una tale norma strutturalmente autolesionistica anche agli effetti della lotta alla corruzione e a quant'altri reati gravi ?
Che ci fosse incompetenza, e sarebbe già grave visti i vari "esperti" coinvolti , o quali altre ragioni potevano giustificare tale enorme contraddizione?
Ma leggiamo direttamente quanto scriveva nel suo libro Di Matteo : "E' possibile che un governo con una maggioranza così ampia che lo sostiene, una ministra di indiscutibile capacità ed eccellenza tecnica, tanti magistrati consulenti e collaboratori dell'esecutivo non si siano accorti dei danni letali che quella riforma avrebbe arrecato alla lotta alla mafia ? E' mai possibile che sia stata ancora una volta necessaria l'esposizione pubblica dei magistrati antimafia, sempre i soliti pochi, per richiamare l'attenzione su aspetti gravi e inopportuni della riforma ?"
Sullo stesso piano : se chi opera con coscienza e dedizione per la Collettività e non guarda in faccia a nessuno viene marginalizzato, come è il caso del procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, qual è il "messaggio" che passa tra la gente ? Cosa si semina ? quali "costumi " effettivamente si promuovono nel tessuto sociale ?
Mi viene in mente il testo di un articolo, il numero 50 del progetto di Costituzione (che però non verrà approvato) predisposto da quello straordinario "profeta eretico" (come definito dal prof. Tomaso Montanari nel suo libro "Eretici" del 2020) che è stato Giuseppe Dossetti riguardante il diritto del cittadino alla resistenza che recitava " La resistenza, individuale o collettiva, agli atti di pubblici poteri che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino".
E la "resistenza" qui richiamata è anche sicuramente quella "culturale" !
Solo con un rinnovato senso partecipativo "dal basso" e un ritrovato moto di responsabilità collettiva, non solo basato sui diritti ma anche sui doveri di ognuno, si potrà cercare di contrastare questa deriva valoriale.
Spesso come cittadini, sfidando la sensazione di solo presunta impotenza, ci si chiede cosa si possa fare per dare una mano : Per chi non volesse rassegnarsi ad essere passivo spettatore ecco un'occasione particolare per non lasciare solo uno dei magistrati più esposti proprio perché libero da condizionamenti incrociati.
https://www.goel.coop/maipiustragi
https://www.quotidianodelsud.it/calabria/cronache/la-manifestazione/2022/06/17/ndrangheta-crescono-le-adesioni-alla-manifestazione-pro-gratteri
Germano Bosisio
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.