Troppo severa con la figlia, una madre casatese svolgerà lavori socialmente utili

Ha fatto mettere a verbale di aver optato per tale "via" solo per evitare alla figlia di essere chiamata a testimoniare in un procedimento che l'avrebbe vista contrapposta al padre. Quest'oggi in Tribunale a Lecco una mamma di cinquant'anni si è avvalsa della messa alla prova - ovvero della possibilità di estinguere il processo a proprio carico svolgendo lavori di pubblica utilità - per chiudere un fascicolo giudiziario originato dalla denuncia sporta contro di lei dell'ex marito. "Abuso di metodi correttivi e lesioni" le ipotesi di reato ascritte alla donna, assistita dagli avvocato Mariacristina Vergani e Roberta Succi rispettivamente del foro di Monza e Milano che già in una precedente udienza avevano annunciato l'intenzione dello loro cliente di chiedere la "M.A.P".
I fatti contestati all'imputata risalirebbero al dicembre 2018. La mamma, allora residente nel casatese, avrebbe ritirato il tablet e il telefono cellulare alla figlia ancora minorenne, facendola poi finire al pronto soccorso. Per chiudere la partita con la giustizia, la 50enne dovrà ora prestare, come stabilito quest'oggi dal giudice Paolo Salvatore, 180 ore di servizio presso l'Ente individuato dall'Ufficio per l'esecuzione della pena, nell'arco di 9 mesi. Si tornerà poi in Aula per la verifica circa il rispetto dell'impegno preso e dunque per l'estinzione del reato il 27 settembre 2023. Intanto la casatese ha già messo mano al portafogli, versando un risarcimento alla figlia e rifondendo al marito - rappresentato, anche nell'interesse della ragazzina, dall'avvocato Nadia Invernizzi del Foro di Lecco - le spese di costituzione di parte civile.
A.M.
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