''Abuso dei mezzi di correzione'' verso tre alunni disabili. A giudizio un'ex insegnante
Il giudice ha incaricato l'Uepe (Ufficio di esecuzione penale esterna) di redigere un programma di trattamento, riservandosi tuttavia di valutare le condotte risarcitorie nei confronti dell'unica parte civile costituitasi, al fine di avvallare l'ammissione all'istituto della messa alla prova.
Due in particolare, gli episodi contestati dalla Procura alla donna (con accuse chiaramente ancora tutte da dimostrare) entrambi avvenuti nella primavera 2017 nei confronti di tre alunni minori di dieci anni, due dei quali affetti da problematiche di tipo cognitivo e l'altro da una forma di paralisi. Nel primo l'insegnante avrebbe urlato contro due studenti, rimproverandoli per non seguire le sue indicazioni, ''sculacciando'' poi il terzo compagno, con quest'ultimo fatto sedere a terra in castigo. Qualche tempo più tardi avrebbe invece sollevato oltremodo le gambe di uno dei ragazzini, sbattendogli poi le mani contro il banco.
Condotte che non hanno cagionato conseguenze fisiche agli studenti, ma che sono poi emerse e rese note alla dirigenza dell'istituto (poichè in parte avvenute in presenza di colleghe) oltre che all'autorità giudiziaria, che sui due episodi con protagonista l'insegnante originaria del monzese ha aperto un fascicolo d'indagine, finito sul tavolo del giudice in ruolo monocratico Giulia Barazzetta.
Se il difensore dell'imputata ha chiesto la messa alla prova - per l'espletamento di lavori di pubblica utilità presso un ente - c'è da sciogliere però il nodo dei risarcimenti. Soltanto uno dei ragazzini si è costituito, tramite i propri genitori, parte civile nel procedimento penale e prima di potersi avvalere della MAP, la difesa dovrà addivenire ad un accordo con il legale che tutela gli interessi della famiglia. A questo proposito infatti, il vice procuratore onorario Mattia Mascaro si è opposto alla prosecuzione dell'iter che vede coinvolto l'Uepe, proprio per definire in primis la condotta risarcitoria.
Ha invece dato il via libera alla redazione del programma di trattamento il giudice Barazzetta, invitando le parti a ridiscutere sul punto in vista della prossima udienza calendarizzata nel mese di febbraio. A quel punto si esprimerà sull'ammissione alla messa alla prova per l'insegnante.
Si torna in aula il prossimo 13 febbraio del prossimo anno, quando si conoscerà l'evoluzione del procedimento penale che vede imputata un'insegnante classe 1962, all'epoca dei fatti in servizio presso la scuola primaria de La Nostra Famiglia di Bosisio Parini, afferente al locale istituto comprensivo.
La docente deve infatti rispondere dell'accusa di ''abuso dei mezzi di correzione o di disciplina'' (secondo l'articolo 571 del codice penale) per due episodi occorsi nel giugno di cinque anni fa, quando insegnava nel plesso scolastico situato all'interno di uno dei padiglioni dell'istituto bosisiese, punto di riferimento per le cure a giovanissimi pazienti portatori di disabilità fisiche, psichiche e sensoriali.Due in particolare, gli episodi contestati dalla Procura alla donna (con accuse chiaramente ancora tutte da dimostrare) entrambi avvenuti nella primavera 2017 nei confronti di tre alunni minori di dieci anni, due dei quali affetti da problematiche di tipo cognitivo e l'altro da una forma di paralisi. Nel primo l'insegnante avrebbe urlato contro due studenti, rimproverandoli per non seguire le sue indicazioni, ''sculacciando'' poi il terzo compagno, con quest'ultimo fatto sedere a terra in castigo. Qualche tempo più tardi avrebbe invece sollevato oltremodo le gambe di uno dei ragazzini, sbattendogli poi le mani contro il banco.
Condotte che non hanno cagionato conseguenze fisiche agli studenti, ma che sono poi emerse e rese note alla dirigenza dell'istituto (poichè in parte avvenute in presenza di colleghe) oltre che all'autorità giudiziaria, che sui due episodi con protagonista l'insegnante originaria del monzese ha aperto un fascicolo d'indagine, finito sul tavolo del giudice in ruolo monocratico Giulia Barazzetta.
Se il difensore dell'imputata ha chiesto la messa alla prova - per l'espletamento di lavori di pubblica utilità presso un ente - c'è da sciogliere però il nodo dei risarcimenti. Soltanto uno dei ragazzini si è costituito, tramite i propri genitori, parte civile nel procedimento penale e prima di potersi avvalere della MAP, la difesa dovrà addivenire ad un accordo con il legale che tutela gli interessi della famiglia. A questo proposito infatti, il vice procuratore onorario Mattia Mascaro si è opposto alla prosecuzione dell'iter che vede coinvolto l'Uepe, proprio per definire in primis la condotta risarcitoria.
Ha invece dato il via libera alla redazione del programma di trattamento il giudice Barazzetta, invitando le parti a ridiscutere sul punto in vista della prossima udienza calendarizzata nel mese di febbraio. A quel punto si esprimerà sull'ammissione alla messa alla prova per l'insegnante.
G. C.