Bosisio: IRCCS Medea studia l'epidemia di vaiolo delle scimmie
L'istituto Medea di Bosisio Parini
Dall'inizio di maggio 2022, quando i primi casi sono stati identificati in Inghilterra, un'epidemia di vaiolo delle scimmie, noto anche come monkeypox, si sta diffondendo in tutto il mondo. La malattia, che si manifesta principalmente con eruzioni cutanee, è provocata da un virus imparentato con quello che causava il vaiolo. Il monkeypox è noto dal 1970, solitamente si trasmette in alcune regioni dell'Africa Sub-sahariana ed ha un'origine animale: i vettori sono probabilmente degli scoiattoli che vivono nella foresta pluviale. Nelle aree endemiche, il virus si distingue in due linee o cladi, una prevalentemente diffusa in Africa Occidentale e una trasmessa nella regione del Bacino del Congo.
I ricercatori dell'IRCCS Medea si sono concentrati sullo studio della diversità genetica del virus nelle aree endemiche e hanno stimato il periodo in cui le due linee si sono separate. Lo studio è stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista The Journal of Infectious Diseases (Impact Factor 7.759).
"Abbiamo analizzato le sequenze virali provenienti da diverse regioni e abbiamo notato che il clade diffuso in Africa Occidentale ha più diversità genetica di quello trasmesso nella regione del Bacino del Congo - spiega Diego Forni, ricercatore dell'IRCCS Medea che ha coordinato lo studio- Inoltre, la linea dell'Africa Occidentale si divide in due sotto-linee diffuse a est e a ovest di una regione di savana che interrompe la foresta pluviale tra Nigeria e Ghana".
Sulla base di queste osservazioni, i ricercatori hanno ipotizzato che il virus possa avere avuto origine in Africa Occidentale e che in questa regione i roditori, potenziali portatori del virus del monkeypox, siano stati limitati nei loro spostamenti da barriere geografiche.
"Abbiamo inoltre stimato che la linea diffusa nel Bacino del Congo si è separata da quella dell'Africa Occidentale 560-860 anni fa, cioè in corrispondenza dei cosiddetti Periodo Caldo Medievale e Piccola Era Glaciale - specifica Manuela Sironi, responsabile del laboratorio di biologia computazionale del Medea - In questo lasso temporale, condizioni climatiche variabili causarono espansioni e contrazioni delle aree di foresta pluviale. È quindi possibile che, durante le fasi di espansione, i roditori abbiano trovato dei corridoi di foresta attraverso cui migrare verso l'Africa centrale, dando origine al clade del Bacino del Congo".
Questi dati indicano che la storia evolutiva del virus è intimamente connessa a quella del suo serbatoio naturale, ovvero i roditori che infetta. I ricercatori però fanno anche notare che, probabilmente, il virus è in grado di infettare non solo i roditori selvatici ma anche quelli peridomestici, contribuendo ad aumentare le opportunità di contagio per l'uomo.
Studiare la diversità genetica del virus che causa il vaiolo delle scimmie è molto importante anche perché la linea presente in Africa Occidentale, che è quella responsabile dell'attuale epidemia mondiale, è meno pericolosa per l'uomo di quella nel bacino del Congo.
"Il vaiolo delle scimmie è una malattia che colpisce da decenni le popolazioni che vivono nelle aree endemiche ed è proprio da queste ultime che deve partire qualunque analisi e intervento per controllare e studiare questo virus zoonotico" concludono i ricercatori.