Molteno, rogo davanti al municipio: 3 anni, 6 mesi e 20 giorni (in abbreviato) al 56enne
Tre anni, sei mesi e venti giorni (in abbreviato). E' questa la condanna sentenziata nel pomeriggio odierno dal giudice Paolo Salvatore nei confronti del 56enne responsabile di un doppio incendio doloso ai danni di poco meno di una decina di veicoli - fra furgoni e vetture - avvenuto lo scorso 7 giugno a Molteno e a Oggiono.
Una pena lievemente superiore rispetto a quella ipotizzata dal vice procuratore onorario Caterina Scarselli che, al termine della propria requisitoria aveva chiesto la condanna di G.T. (queste le iniziali dell'uomo) a tre anni di reclusione. Dopo aver ripercorso le vicessitudini del proprio assistito - detenuto in carcere a Pescarenico - partendo da un'infanzia ritenuta difficile, l'avvocato Sonia Bova ha proposto la derubricazione del reato da incendio a danneggiamenti, sostenendo che l'intento del 56enne non fosse quello di dare fuoco alle auto. Una tesi che non deve aver troppo convinto il giudice; nella sua motivazione contestuale infatti, pare che il dr.Salvatore abbia ritenuto che lo scopo dell'imputato fosse invece quello di arrivare al Comune.
A Molteno ad andare a fuoco erano state cinque auto in sosta nel posteggio dinnanzi alla sede del municipio. Danneggiata anche la casetta dell'acqua, la cui struttura in legno era stata intaccata dalle fiamme, visibili a diverse centinaia di metri di distanza.
Erano dovuti intervenire tempestivamente i pompieri per spegnere il rogo e provvedere alle operazioni di messa in sicurezza. Presenti anche i carabinieri della Compagnia di Merate, in particolare una pattuglia della stazione di Oggiono; da subito infatti era emersa la possibilità di un collegamento con il rogo che nella tarda mattinata del medesimo giorno aveva interessato due furgoni posteggiati in città, più precisamente in Via Europa, lungo la SP49 che collega il comune oggionese ad Annone.A Molteno ad andare a fuoco erano state cinque auto in sosta nel posteggio dinnanzi alla sede del municipio. Danneggiata anche la casetta dell'acqua, la cui struttura in legno era stata intaccata dalle fiamme, visibili a diverse centinaia di metri di distanza.
A dare un contributo fondamentale all'episodio di Molteno era stato il sistema di videosorveglianza comunale, oltre alle indagini dei militari, le cui risultanze erano state di fatto confermate dalle dichiarazioni rese in aula a inizio giugno dal 56enne.
Alla base del duplice e gravissimo gesto sembra esserci l'acredine nutrita - per ragioni personali - nei confronti del proprietario del furgone oggionese dato alle fiamme, nonchè delle istituzioni. Il 56enne, impossibilitato ad ottenere la residenza a Molteno per questioni burocratiche e senza un lavoro, pare fosse animato da risentimento nei confronti degli uffici comunali, adducendo (secondo il suo personale punto di vista) di non essere stato sostenuto. Un sentimento che si era fatto più forte al ritorno da un'esperienza in riviera romagnola, dove si era recato nella speranza di ottenere un'occupazione tramite un suo contatto. Andata male anche quella possibilità, aveva dovuto rientrare in Brianza. In questo quadro dunque, si inserirebbe il desiderio di perpetrare il grave gesto proprio di fronte al municipio.
Stamani l'epilogo in primo grado della vicenda, con l'imputato - che aveva chiesto di avvalersi del rito abbreviato - condannato a tre anni, sei mesi e venti giorni di reclusione. Era stata invece rigettata dal dr.Salvatore la richiesta di perizia per valutare la sua capacità di intendere e volere al momento dei fatti, oltre a quella di stare in giudizio. Il difensore ha già annunciato l'intenzione di ricorrere in Appello.