Plinio Agostoni
Purtroppo le nostre speranze per il bene del Paese riposte in una conferma del Presidente Mario Draghi alla guida del Governo, in contrasto con le previsioni dei più, sono state disattese, il senso di responsabilità non ha prevalso sugli interessi di parte e a farne le spese saremo tutti noi, cittadini e imprese. La stabilità e la credibilità conquistate in questo periodo grazie all'autorevolezza del Premier e del Presidente Mattarella sono ora fortemente ridimensionate e le riforme avviate subiscono una brusca frenata. Come ha osservato lo stesso Presidente Draghi la maggioranza si è "sfarinata". Ci sono responsabilità precise e certo non possono essere distribuite in parti uguali, anche se non sta a noi fare nomi e dare voti, ma è indubbio che siano anche diffuse. Ma dobbiamo anche renderci conto che quello che è successo ieri è il risultato di fattori che vengono da lontano e anche da molto lontano. Innanzitutto abbiamo un Parlamento nato in gran parte da un'onda di protesta. Un Parlamento che in questi anni si è modificato in modo da essere quasi irriconoscibile rispetto a quello uscito dalle urne e che inoltre sembra essere lontano dal rappresentare gli attuali orientamenti della popolazione. Abbiamo salutato con entusiasmo l'avvento di Draghi alla guida del Paese ma dobbiamo pur prendere atto che l'intervento del Capo dello Stato che mette una pezza a una situazione deficitaria non è un fatto nuovo. La difficoltà che dal voto emerga una compagine coesa in grado di esprimere una guida autorevole e riconosciuta a livello nazionale ed internazionale sembra essere quasi strutturale, e la prospettiva delle votazioni ormai prossime non lascia tranquilli in questo senso. Del resto, da quanto tempo non abbiamo un Presidente del Consiglio nato dal voto popolare? Quello che è peggio è che questa difficoltà, che nel nostro Paese ha connotati gravi, non sembra purtroppo un fenomeno solo italiano. Vediamo grandi democrazie occidentali Francia, Germania, Regno Unito Stati Uniti, ecc. appesantite da difficoltà simili. C'è un problema comune che riguarda le democrazie occidentali. Papa Benedetto XVI nel suo famoso discorso al Bundestag aveva indicato gli elementi di possibile debolezza e crisi delle nostre democrazie. Forse occorre ripartire da lì. Ma per restare all'oggi non possiamo non essere delusi e soprattutto non possiamo non essere fortemente preoccupati dal momento che il Paese, e in primo luogo le imprese, debbono affrontare in una situazione di debolezza una fase cruciale ed estremamente delicata, dove è necessario recuperare competitività gestendo questioni come l'attuazione del PNRR, l'emergenza dettata dai costi dell'energia e delle materie prime, l'inflazione, il taglio del cuneo fiscale. Al contrario, avremo probabilmente un Governo che, in un contesto dove il tempo non è un fattore secondario, per il prossimo periodo gestirà solo l'ordinaria amministrazione e sarà quasi certamente impossibilitato ad affrontare con la dovuta energia problemi gravi che già abbiamo e quelli che si manifesteranno. Le imprese si meriterebbero qualcosa di meglio.
Il Presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Plinio Agostoni