Oggiono, Stendhart: Stefano Panzeri porta sul palco la storia di Rabito

Una voce dal fondo della platea che, piano piano, raggiunge la scena dove domina una piccola sedia in legno, davanti a uno sfondo di telo nero. È coinvolgente già dalla prima battuta quando senti la voce sopraggiungere alle tue spalle, come se il protagonista ti volesse far entrare nella sua vita. Lo farà, fino alla fine, senza una pausa, come se, nell'attimo di un sospiro, raccontasse la storia di un'esistenza travagliata.
Stefano Panzeri, impeccabile, non tentenna sul difficile accento e ci fa credere di avere davanti un siciliano. È riuscito a tenere incollati su di sé gli occhi interessati del pubblico, che non ha mai ceduto: i movimenti del corpo, il tono di voce, il ritmo del monologo hanno aiutato a comprendere una lingua mai udita, misto tra siciliano e italiano.

In villa Sironi a Oggiono, sabato 23 luglio è andato in scena, all'interno della rassegna "La piccola" di Stendhart sostenuta dal fondo sostegno arti dal vivo (Acel Service, Fondazione comunitaria del Lecchese e Lario Reti Holding), "Terra Matta - questa è la bella vita che ho fatto (1899-1918)", un monologo teatrale sulla vita di Vincenzo Rabito, nato nel 1999 e autore di un diario scritto tra il 1968 e il 1975 sulla vecchia Olivetti lasciata nella casa di Sicilia dal figlio emigrato nell'Italia del Nord.
Vincenzo, pur semianalfabeta, ha compreso la necessità di lasciare un memoriale e, prendendo le orme del più giovane figlio Giovanni avviato alla carriera di poeta e scrittore, ha voluto cimentarsi nella forma scritta: un grande sforzo per lui, che ha scritto un testo tra italiano e siciliano, con le parole separate solo da un punto e virgola. Per di più, il dattiloscritto di 1027 pagine è stato battuto con il minimo di interlinea, senza margini e in modo da usare meno carta possibile.
Nel 1999 il testo venne inviato all'archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo e nel 2000 vinse il premio Pieve che porterà, solo nel 2007 grazie a Luca Ricci, alla pubblicazione del volume che vendette più di 40.000 copie.
Stefano Panzeri ha dato un'interpretazione del testo integrale, suddividendolo in quattro parti.

A Oggiono ha portato la prima parte della sua vita, quando Vincenzo, dalla provincia di Ragusa, viene chiamato, insieme ai coscritti del 1899, al fronte nella guerra contro gli austriaci: vi partecipa come "zappatore", scavatore di trincee e fosse e per i caduti. Racconterà tutto l'orrore di questa prima guerra mondiale, in cui tantissimi giovani sono stati mandati a perire e le difficoltà di andare avanti, spesso senza rancio. La fine del conflitto arriverà, ma nel testo trasmette tutta la delusione della fragile vittoria conquistata dagli italiani.
Vincenzo, dopo una vita travagliata che lo porterà anche come migrante in Germania, finirà la vita come cantoniere e, soddisfatto per essere riuscito a far studiare i figli e a dargli una possibilità di vita migliore, decide di raccogliere le sue memorie.
"Mi ha affascinato la straordinaria umanità di questo uomo - ha raccontato al pubblico Stefano Panzeri - Ha capito che scrivere la sua storia era importante da lasciare ma era anche terapeutico per lui. Aveva intuito il valore della memoria: quello che racconta non è solo l'italiano che fa la grande guerra. Terra matta è il nome che davano ai soldati del sud quando andavano in guerra perchè erano i più arditi, non rimaneva più niente delle loro radici visto che erano chiamati in territori lontani dalla loro casa. Erano un po' dei marziani".

Panzeri ha debuttato con il testo nel 2014 in un laboratorio alle scuole di Cernusco Lombardone. Affascinato dalle storie dei migranti, nel 2015 ha intrapreso un viaggio in Argentina per raccogliere le storie dei migranti che hanno raccontato i motivi della loro partenza. Qui ha interpretato "Terra Matta", inserendo le storie locali che aveva ascoltato.
Il testo messo in scena sabato 23 luglio è il primo dei quattro spettacoli sull'opera. Scrocianti e meritatissimi applausi per lui sul finale hanno confermato l'apprezzata interpretazione.

M.Mau.
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