L'astensionismo elettorale

Sento e vedo spesso commenti di varie persone che invitano ad astenersi dal voto in occasione delle imminenti elezioni politiche.
Non che le ragioni della protesta e dello sdegno non siano condivisibili nei confronti di gran parte di questa classe politica più tesa ai propri tornaconti di bottega che all'interesse collettivo, ma sorge spontanea una domanda : il mezzo è coerente col fine?
Darsi la zappa sul piede non mi è mai sembrato uno sport da saggi e come non pensare a Origene, personaggio storico che, per un mal interpretato senso del bene, si autoevirò.
Ma come: ci si lamenta dell'autoreferenzialità, al pari di molte altre cose negative, dei nostri politici e poi si rinuncia ad esercitare uno dei diritti di base che dovrebbe condizionarne l'operato?
E non basta immaginare addirittura un astensionismo del 90% come possibile segnale finalizzato ad un loro ipotetico ravvedimento: gli interessi impropri di certa "dirigenza", anche solo legittimati da un residuale 10 %, continuerebbero sicuramente a perpetrarsi.
Di converso, il mettere tutti ( pochi "buoni" e molti "cattivi") sullo stesso negativo piano sarebbe il miglior regalo per gli "approfittatori".
Ritengo occorra quindi, se si vuole veramente contribuire al cambiamento, scrollarsi di dosso rassegnazione e più o meno fondate forme di impotenza e fare un po' di sana fatica per comprendere veramente chi sta dalla parte giusta, intesa primariamente come lotta alle diseguaglianze ed effettivo perseguimento dell'interesse collettivo, e appoggiarlo a vari livelli.
A questo proposito tra le tante contraddizioni che rileviamo dal "circo Barnum" mediatico, peraltro spesso strumentale, mi sorge spontanea un'altra domanda :
Ma a che gioco sta giocando Grillo ?
Da cittadino, non solo osservatore delle vicende politiche e istituzionali, seguo da tempo, e con qualche non certo acritica simpatia, il movimento/partito dei 5Stelle.
La simpatia derivava, e deriva ancora nonostante tutto, dal ritenerlo una forza di effettivo cambiamento nella palude del quadro politico che è andato sempre più degenerando. Non foss'altro per l'allora neofita carica critica rispetto a questo modello di società inginocchiato nei confronti degli interessi consolidati dei più forti (legge "spazzacorrotti", vicenda ponte di Genova, strapotere Confindustriale, forze egemoniche in Europa ecc. ecc.) e per le concrete scelte attuate non solo in favore dei meno tutelati ( decreto dignità, reddito di cittadinanza ...) ma anche contro chi, in svariati e più o meno mascherati modi, si oppone alla ormai non più rinviabile transizione ecologica.
Questo non mi ha mai impedito di vedere, e semmai sottolineare anche pubblicamente, i limiti e qualche contraddizione del loro agire.
Una tale carica costruttivamente "anti-sistema" a favore dei meno forti, a partire dai più poveri ma anche dalle ignorate piccole realtà produttive, non poteva non essere contrastata da più parti e in svariati modi possibili anche e soprattutto attraverso un ancillare circo narrativo mediatico che in gran parte sistematicamente ne ha rovesciato i valori politici e sociali, basti pensare al martoriato e pur perfettibile reddito di cittadinanza.
Tutto ci si poteva aspettare, compreso il graduale logoramento delle intenzioni, ma non che si arrivasse ad una vera e propria fagocitazione di alcuni loro esponenti fino a raggiungerne i vertici : Di Maio docet.
Alla stessa stregua come non rilevare atteggiamenti perlomeno contraddittori del fondatore (o affondatore ?) del movimento Beppe Grillo ?
Oltre alle inqualificabili reazioni relative alle proprie "disgrazie familiari", come non pensare prima alle blandizie utilitaristiche nei confronti di Conte per risollevare il "partito" e poi alla sua delegittimazione con espressioni squalificanti nei suoi confronti come a quantomeno azzardate investiture sulla "grillinità" di Cingolani e soprattutto di Draghi, intessendo peraltro con quest'ultimo improprie interlocuzioni parallele in odore delegittimante perlomeno del ruolo di Conte. Arrivando per ultimo, ma non come importanza, a questo veto su possibili e più che motivate deroghe al tetto massimo dei 2 mandati, che di fatto rende complicatissima, quantomeno per limiti temporali, la costruzione di liste elettorali competitive .
Al di là del caso specifico, lascio al lettore trarre, le pur sempre opinabili, opinioni in merito a simili comportamenti.
A parer mio, come osservatore da sempre"critico" nei confronti delle incoerenze e delle ipocrisie non solo politiche (e vigilando sulle possibili proprie) non posso che augurarmi che Conte, persona per bene anche se a volte da l'impressione di essere un po' troppo indeciso quantomeno per amore di dialogo, sappia emanciparsi da questa situazione e soprattutto rappresentare, come energicamente dimostrato nell'ultima fase governativa, una sponda effettiva per tutte quelle categorie che nei fatti, e non nei proclami di tutte le forze politiche, non sono tutelate (se non da poche e residuali forze di una sinistra coerente ma assai poco condizionante). A partire da quei 14 milioni di poveri documentati dall'Istat e dai milioni di sottopagati denunciati dall'Inps.
E' soprattutto da una crescente consapevolezza critica di chi ha redditi bassi ( solo il 28% di loro va a votare finora, contro il 63% dei redditi medi e il 79% di quelli alti) che può derivare una tendenza alternativa a questo sistema che abilmente riesce a trasformare, spesso attraverso una acquiscente narrazione mediatica, le proprie vittime in co-artefici delle proprie disgrazie (paradossalmente anche mediante il loro stesso voto) .
Come da, nel vasto mondo della precarietà in progressiva ascesa, milioni di titolari di misconosciute piccole attività imprenditoriali e partite Iva spesso lasciati soli rispetto al rapporto preferenziale con le grandi forze economiche. Come anche da chi, al di là della propria condizione economica, pratica onestà intellettuale e non conformismo interessato.
Germano Bosisio
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