Lettera di un giornalista in quarantena colpito da un meme su Trenord
Resistere in quarantena da Covid in pieno agosto, con la canicola che striscia selvaggia tra gli stipiti della persiana è una grande sfida. Sono un privilegiato, ho una grande camera che dà sul balcone, ma è comunque una grande sfida. Come in tutte le maratone di resistenza, si alternano momenti belli e momenti brutti. Ed è proprio uno di questi momenti brutti che mi ha spinto ad aprire word e scrivere. Non voglio lamentarmi, lo ripeto sono un privilegiato. Vorrei solo, diciamo, condividere delle sensazioni. Ma ecco quello che mi è capitato. In uno dei momenti in cui il caldo si fa più sentire, quando è quasi ora di cena, sono intento in una delle classiche attività dei giovani: il cazzeggio sui social network. Che, date le mie perversioni, è un divagare tra i post di varie testate giornalistiche e televisive.
A grandi linee, individuo due tipi di notizie: quelle con la N maiuscola, che rimandano a Taiwan o a Beirut, e quelle con la n minuscola, legate alla politica italiana. Avete presente no? Ecco, sorvoliamo. Ad un certo punto, mi imbatto in un post di una testata locale. È un meme, un classico dove si vede un uomo con le braccia sui fianchi, visibilmente deluso. Sopra c'è la seguente scritta:" Quando, dopo un'estate di disagi sui treni scopri che settembre aumenta il prezzo dei biglietti". Un istantaneo senso di nervoso mi attraversa. Rileggo due volte la scritta e poi mi decido a leggere il post. Inizia così:" Dal primo settembre, in tutta la Lombardia, i prezzi degli abbonamenti dei servizi ferroviari Trenord aumenteranno del 3,8%". Iniziano a scorrermi nella mente le immagini di tutte le corse fatte nei cinque anni di università, dei ritardi, dei treni che dovevano partire ma invece no. Ripenso a quella volta in cui mi hanno raccontato di quel controllore che aveva fatto pagare un sovrapprezzo perché il biglietto, regolarmente acquistato quella mattina non era obliterato. Follia a me per fortuna mai capitata. Follia per un motivo molto semplice: in tante stazioni le obliteratrici non funzionano, mi sembra ovvio che se necessario siano i controllori a obliterarlo.
Mentre questi pensieri stazionano placidamente dove sono, riprendo a navigare nei social. Dopo tre post su pseudo campi larghi, coalizioni più o meno sensate, ministri da indicare prima del voto in spregio ad ogni dettato costituzionale mi fermo. Domanda: perché in questa campagna elettorale aperta in pieno agosto nonostante la gravità del momento non si può parlare di temi seri? O, più semplicemente, della realtà? Perché quello che fa incazzare seriamente non è solo il rincaro in sé per sé in un momento di difficoltà economiche. È il fatto che quel rincaro si accompagna a disagi costanti. Basta aprire l'applicazione: treno per Cremona in ritardo di 43 minuti causa guasto e contemporaneamente problema ad uno scambio a Milano Greco Pirelli che causa ritardi fino a 30 minuti. Ah ma la colpa del guasto allo scambio è di RFI, non di Trenord. Per le obliteratrici che non funzionano, la responsabilità invece chi se la assume? Per gli edifici delle stazioni in condizioni pietose la responsabilità chi se la assume? Per le stazioni prive dei parcheggi necessari la responsabilità chi se la assume? Ma che poi, come già accennato, alla fin delle fiere la domanda vera è una: per quale motivo nei prossimi mesi, data la vicinanza tra elezioni politiche e elezioni regionali, non si può tenere un serio dibattito sulla situazione dei trasporti in Lombardia e su cosa si può fare per migliorarla. Un dibattito a cui seguano azioni concrete, reali, soprattutto da parte di chi uscirà vincitore da queste tornate elettorali nei nostri territori. Non solo per onestà e rispetto verso quelle centinaia di migliaia di pendolari che ogni giorno devono affrontare sgradite sorprese, disservizi cronici. Perché pesano nella vita quotidiana delle persone, eccome se pesano. Ma anche per iniziare a parlare di temi veri, concreti. Non dei soliti cavalli di battaglia politici totalmente slegati dalla realtà, non dell'assemblaggio di coalizioni con il bilancino, non di ipotetici futuri scontri elettorali tra presidente e vicepresidente di regione. Di realtà. Perché l'arrivo, con anni di colpevole ritardo, dei treni nuovi, non è sufficiente. Non so, la mia è solo una proposta.
Ora torno alla mia quarantena.
A grandi linee, individuo due tipi di notizie: quelle con la N maiuscola, che rimandano a Taiwan o a Beirut, e quelle con la n minuscola, legate alla politica italiana. Avete presente no? Ecco, sorvoliamo. Ad un certo punto, mi imbatto in un post di una testata locale. È un meme, un classico dove si vede un uomo con le braccia sui fianchi, visibilmente deluso. Sopra c'è la seguente scritta:" Quando, dopo un'estate di disagi sui treni scopri che settembre aumenta il prezzo dei biglietti". Un istantaneo senso di nervoso mi attraversa. Rileggo due volte la scritta e poi mi decido a leggere il post. Inizia così:" Dal primo settembre, in tutta la Lombardia, i prezzi degli abbonamenti dei servizi ferroviari Trenord aumenteranno del 3,8%". Iniziano a scorrermi nella mente le immagini di tutte le corse fatte nei cinque anni di università, dei ritardi, dei treni che dovevano partire ma invece no. Ripenso a quella volta in cui mi hanno raccontato di quel controllore che aveva fatto pagare un sovrapprezzo perché il biglietto, regolarmente acquistato quella mattina non era obliterato. Follia a me per fortuna mai capitata. Follia per un motivo molto semplice: in tante stazioni le obliteratrici non funzionano, mi sembra ovvio che se necessario siano i controllori a obliterarlo.
Mentre questi pensieri stazionano placidamente dove sono, riprendo a navigare nei social. Dopo tre post su pseudo campi larghi, coalizioni più o meno sensate, ministri da indicare prima del voto in spregio ad ogni dettato costituzionale mi fermo. Domanda: perché in questa campagna elettorale aperta in pieno agosto nonostante la gravità del momento non si può parlare di temi seri? O, più semplicemente, della realtà? Perché quello che fa incazzare seriamente non è solo il rincaro in sé per sé in un momento di difficoltà economiche. È il fatto che quel rincaro si accompagna a disagi costanti. Basta aprire l'applicazione: treno per Cremona in ritardo di 43 minuti causa guasto e contemporaneamente problema ad uno scambio a Milano Greco Pirelli che causa ritardi fino a 30 minuti. Ah ma la colpa del guasto allo scambio è di RFI, non di Trenord. Per le obliteratrici che non funzionano, la responsabilità invece chi se la assume? Per gli edifici delle stazioni in condizioni pietose la responsabilità chi se la assume? Per le stazioni prive dei parcheggi necessari la responsabilità chi se la assume? Ma che poi, come già accennato, alla fin delle fiere la domanda vera è una: per quale motivo nei prossimi mesi, data la vicinanza tra elezioni politiche e elezioni regionali, non si può tenere un serio dibattito sulla situazione dei trasporti in Lombardia e su cosa si può fare per migliorarla. Un dibattito a cui seguano azioni concrete, reali, soprattutto da parte di chi uscirà vincitore da queste tornate elettorali nei nostri territori. Non solo per onestà e rispetto verso quelle centinaia di migliaia di pendolari che ogni giorno devono affrontare sgradite sorprese, disservizi cronici. Perché pesano nella vita quotidiana delle persone, eccome se pesano. Ma anche per iniziare a parlare di temi veri, concreti. Non dei soliti cavalli di battaglia politici totalmente slegati dalla realtà, non dell'assemblaggio di coalizioni con il bilancino, non di ipotetici futuri scontri elettorali tra presidente e vicepresidente di regione. Di realtà. Perché l'arrivo, con anni di colpevole ritardo, dei treni nuovi, non è sufficiente. Non so, la mia è solo una proposta.
Ora torno alla mia quarantena.
Andrea