Riflessioni sulla gestione strategica di alcuni servizi affidati alle partecipate in risposta ai sindaci del gruppo 'Civici per la Provincia'

Leggiamo, con non poca sorpresa, l'intervento di questo fantomatico gruppo "Sindaci del gruppo 'CIVICI per la PROVINCIA'', di cui, non essendo un organismo istituzionale, non è dato a tutti i cittadini conoscere la composizione. Sarebbe stato più opportuno e trasparente rendere pubblico l'elenco dei Sindaci che lo compongono, anche perché, essendo stati delegati dai loro elettori, è necessario che gli stessi sappiano se il mandato conferito ai propri sindaci con il voto sia rispettato o meno. L'esonero del vincolo di mandato, pur discutibile, si applica infatti ai parlamentari e non anche ai Sindaci o ai Consiglieri comunali. Pertanto, l'informazione sarebbe doverosa.

È innegabile che la pandemia COVID, la guerra russo-ucraina e la speculazione nei servizi pubblici stiano cambiando radicalmente il modello ed il sistema sociale ed economico: questo cambiamento deve essere governato dalla politica nazionale e, ancor meglio, dal popolo, nell'esercizio della sovranità popolare, al quale i Comuni dovrebbero dare il loro contributo con un'azione sul territorio nell'interesse dei cittadini, delle famiglie e delle imprese.

L'inflazione originata dalla speculazione sui servizi energetici, che si sta estendendo, moltiplicandosi, a tutti i beni e servizi (anche quelli necessari per soddisfare i bisogni primari), deve essere arginata, mentre i Sindaci "CIVICI", da quanto si legge nel loro documento, sembrano preoccupati solo dei mancati profitti delle società partecipate locali, costituite per la gestione dei servizi pubblici.

Le analisi e le possibili soluzioni di questi Sindaci sono molto simili a quelle che proporrebbero, o meglio, che stanno portando avanti (legittimamente ed opportunamente) gli imprenditori privati, anche loro aggrediti dalle cause dell'inflazione, che rischia di pregiudicare il futuro di molte imprese.

Agli amministratori degli Enti Locali, tuttavia, non compete la valutazione della possibile estensione del "core business" delle Società partecipate pubbliche al solo fine di garantire utili e dividendi; tra l'altro, la stragrande maggior parte dei Sindaci non ha esperienza nella gestione di Società, quindi non ne sarebbe nemmeno capace.

I Sindaci non devono preoccuparsi degli utili e dei dividendi delle Società partecipate giocando alla finanza, non con beni e denari propri ma con beni che si chiamano "Beni Comuni" perché sono di tutti.

I Sindaci dovrebbero preoccuparsi di come salvare o almeno sostenere le famiglie e le imprese in difficoltà, il resto è tutto inutile.
Cosa significa "sviluppare meglio la partecipazione in ACSM-AGAM"? La fusione delle Società pubbliche lecchesi in ACSM-AGAM (gruppo A2A) è stata un'operazione incomprensibile e deleteria, portata a compimento proprio dai Sindaci della nostra Provincia, con alcuni Sindaci "CIVICI" come principali sostenitori.

Aver "svenduto" due società operative e ben funzionanti del settore energia ad una società quotata, cioè vocata alla finanza e alla speculazione, ha reso ancora più complicata la gestione attuale dei maggiori costi dell'energia. A che cosa è servito ciò? A nostro avviso, a nulla, se non a garantire extra-profitti e dividendi agli azionisti di ACSM-AGAM e ad avere un lecchese come presidente di una società quotata. Cui prodest?

I Sindaci, nella loro strana considerazione del problema, si preoccupano di come coprire le perdite del 2022 di Lario Reti Holding, ponendosi alcune domande: "altri aumenti delle tariffe ? - utilizzo del dividendo ACSM-AGAM (come prospettato per il 2022) a copertura perdita operativa ? - forti investimenti nel settore ‘'approvvigionamento energetico'' ? - altre soluzioni ?".

Forse non lo sanno, perché molti di loro hanno approvano le tariffe del servizio idrico senza sapere come sono composte e non hanno mai analizzato il piano tariffario predisposto dall'Ufficio d'Ambito, che non ha responsabilità perché non può che applicare acriticamente il Metodo Tariffario dall'Autorità, cioè da ARERA.

Forse non sanno che la risposta alle loro domande c'è già, in quanto il Metodo Tariffario prevede che tra i costi oggetto di conguaglio c'è anche l'energia elettrica; quindi, ahinoi, la soluzione sarà l'aumento delle tariffe, anche delle bollette dell'acqua, proprio per effetto del maggior costo dell'energia.

Perché i Sindaci non si pongono la domanda - che dovrebbe essere automatica, in considerazione delle loro competenze e funzioni - di come evitare ulteriori aumenti dei costi dei servizi pubblici (che sono tutti irrinunciabili ed alcuni essenziali alla stessa vita umana, mentre altri ad una vita dignitosa)?

Evidentemente i Sindaci credono di decidere ancora una volta senza consultare ed ascoltare i cittadini, ma non è più sopportabile questa logica speculativa, di cui, peraltro, non si comprendono le ragioni nell'ambito di Enti pubblici locali.

Pensare che 5,6 milioni di persone che già dal 2021 si trovano in povertà assoluta ed altre 6,5 milioni in povertà relativa (con rischio che possano raddoppiare o forse di più: fenomeno, con numeri diversi, presente anche nella nostra provincia) non reagiscano, è solo utopia.

Speriamo solo che possa essere una reazione pacifica, democratica e non violenta; anche se una politica che istiga all'odio sociale, pensando agli utili delle società e non risolvendo i problemi dei cittadini, ci fa paura.
Remo Valsecchi, Massimo Riva, Marco Longoni
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