Il mercato e le sue regole attuali: il miglior mondo possibile?
Esistono questioni poco o quasi mai sollevate nel dibattito pubblico, grazie anche alla loro non casuale rimozione da parte del mainstream mediatico, che consentirebbero all'opinione pubblica di confrontarsi su temi e situazioni tutt'altro che marginali, viste perlomeno le ripercussioni che finiscono sistematicamente col condizionare "a cascata" il nostro vivere quotidiano. Questioni, come la natura del neoliberismo, il Mercato e le sue "regole" (spesso assurte a veri e propri dogmi) la cui trattazione viene spesso delegata (o meglio relegata) ai soli ambiti dei cosiddetti "esperti" ed in genere agli "economisti".
Non penso di essere l'unico nel trovar invece assai utile e direi pure saggiamente auto-tutelativo, viste le concrete ricadute su tutti, il cercare di formarsi delle opinioni non superficiali che consentano di esercitare un senso critico anche nei confronti di regole spesso spacciate come verità assolute ma invece in realtà costruzioni di uomini.
Ritengo quindi che ogni presunto "dogma", come sempre, debba invece essere passato al vaglio di un'analisi critica da parte di tutti coloro che perlomeno si ritengono esseri pensanti, nessuno escluso, purché in un quadro non superficiale e di aperto confronto con le valutazioni di altri in ricerca. Il tutto non con supponenza, tipica dei giorni nostri da parte di molti, ma al contempo con la ragionata consapevolezza che la "complessità" dei temi, pur presente, non funga da alibi per gli "addetti ai lavori" per escludere dalla ricerca i cittadini comuni che vogliano realmente approfondire.
Su queste basi capita quindi di sviluppare appassionati confronti, tutt'altro che accademici, con amici e conoscenti di cui riporto qui alcuni miei passaggi che in questo caso pongono al centro una questione dirimente : i vari effetti negativi prodotti da questo "sistema economico", ormai sotto gli occhi di tutti, sono distorsioni o intrinsecamente congeniti alla natura del sistema stesso? Li sottopongo sommessamente anche qui alla riflessione di chiunque fosse interessato:
In sostanza al di là dei termini, pur importanti, come Mercato naturale o sua degenerazione, o di capitalismo o neoliberismo e sue degenerazioni più o meno giustificative, la mia progressiva opinione, come si evince, è che occorra cambiare questo modello di sviluppo e questi paradigmi economici e quindi necessita cambiare "la struttura della casa". Centra l'egoismo umano ma la "struttura" è inquinata in origine perché fa leva, come - volutamente semplificando - già scrivevo, su individualismo e competizione invece che solidarismo e collaborazione.
In altri termini che il "mercato" sia, come da sempre, il luogo degli scambi è ovvio e "naturale" ma a me non interessano tanto le definizioni più o meno accademiche. Mi interessa primariamente la sostanza di cosa è diventata oggi la cosiddetta "economia di mercato" : in gran parte la legittimazione delle disparità e degli scambi "falsati" da regole spesso asimmetriche che in sostanza privilegiano strutturalmente le posizioni dominanti (i più forti e i più facoltosi). E far parti uguali tra diseguali è la peggior ingiustizia.
Il feticcio della concorrenza che è libera solo nei casi di scuola; la dittatura della finanza (premiare il far soldi coi soldi e non con il lavoro); prevedere sistemi che addirittura rendono possibili le speculazioni sulle materie basilari alla sopravvivenza e che determinano con le loro "leggi" la sorte di milioni di persone; i cosiddetti mercati "degli investitori istituzionali" ( che suona vagamente e forse non casualmente come settore "pubblico" ma sono invece maxi agglomerati di privati) che giocando sulla presunta solvenza o insolvenza degli Stati ( giovandosi anche di "strumenti" non imparziali come le cosiddette agenzie di rating), condizionano le scelte democratiche dei loro popoli; la questione ambientale, ormai irrimandabile, soggiogata dalle convenienze e dagli interessi economici delle grandi forze economiche e non orientata all'interesse generale, come anche dall'anacronistico feticcio della crescita illimitata; per stare all'attualità l'assurdo sistema della determinazione dei prezzi del gas e dell'elettricità .... ecc. ecc. (anche i Paradisi fiscali centrano coi mercati perché quantomeno ne condizionano più o meno apertamente la trasparenza). E ci sarebbe molto altro.
Ecco perché terminavo quel mio precedente scritto, anche relativo alle elezioni, con quel significativo (e che non fa sconti a nessuno, pur nella realistica gradualità di un auspicabile cambiamento) : "La domanda è : questo "modello" si può ancora riformare o va radicalmente ripensato ? A mio parere, è anche sull'esplicazione attuativa di questo interrogativo che andranno giudicate le azioni di chi sarà premiato nelle urne."
https://www.merateonline.it/articolo.php?idd=120983&origine=1&t=Il+sistema%2C+come+previsto%2C+non+sa+o+meglio+non+vuole+dare+eque+risposte%21
Ben disponibile, come sempre, ad un costruttivo confronto.
Non penso di essere l'unico nel trovar invece assai utile e direi pure saggiamente auto-tutelativo, viste le concrete ricadute su tutti, il cercare di formarsi delle opinioni non superficiali che consentano di esercitare un senso critico anche nei confronti di regole spesso spacciate come verità assolute ma invece in realtà costruzioni di uomini.
Ritengo quindi che ogni presunto "dogma", come sempre, debba invece essere passato al vaglio di un'analisi critica da parte di tutti coloro che perlomeno si ritengono esseri pensanti, nessuno escluso, purché in un quadro non superficiale e di aperto confronto con le valutazioni di altri in ricerca. Il tutto non con supponenza, tipica dei giorni nostri da parte di molti, ma al contempo con la ragionata consapevolezza che la "complessità" dei temi, pur presente, non funga da alibi per gli "addetti ai lavori" per escludere dalla ricerca i cittadini comuni che vogliano realmente approfondire.
Su queste basi capita quindi di sviluppare appassionati confronti, tutt'altro che accademici, con amici e conoscenti di cui riporto qui alcuni miei passaggi che in questo caso pongono al centro una questione dirimente : i vari effetti negativi prodotti da questo "sistema economico", ormai sotto gli occhi di tutti, sono distorsioni o intrinsecamente congeniti alla natura del sistema stesso? Li sottopongo sommessamente anche qui alla riflessione di chiunque fosse interessato:
In sostanza al di là dei termini, pur importanti, come Mercato naturale o sua degenerazione, o di capitalismo o neoliberismo e sue degenerazioni più o meno giustificative, la mia progressiva opinione, come si evince, è che occorra cambiare questo modello di sviluppo e questi paradigmi economici e quindi necessita cambiare "la struttura della casa". Centra l'egoismo umano ma la "struttura" è inquinata in origine perché fa leva, come - volutamente semplificando - già scrivevo, su individualismo e competizione invece che solidarismo e collaborazione.
In altri termini che il "mercato" sia, come da sempre, il luogo degli scambi è ovvio e "naturale" ma a me non interessano tanto le definizioni più o meno accademiche. Mi interessa primariamente la sostanza di cosa è diventata oggi la cosiddetta "economia di mercato" : in gran parte la legittimazione delle disparità e degli scambi "falsati" da regole spesso asimmetriche che in sostanza privilegiano strutturalmente le posizioni dominanti (i più forti e i più facoltosi). E far parti uguali tra diseguali è la peggior ingiustizia.
Il feticcio della concorrenza che è libera solo nei casi di scuola; la dittatura della finanza (premiare il far soldi coi soldi e non con il lavoro); prevedere sistemi che addirittura rendono possibili le speculazioni sulle materie basilari alla sopravvivenza e che determinano con le loro "leggi" la sorte di milioni di persone; i cosiddetti mercati "degli investitori istituzionali" ( che suona vagamente e forse non casualmente come settore "pubblico" ma sono invece maxi agglomerati di privati) che giocando sulla presunta solvenza o insolvenza degli Stati ( giovandosi anche di "strumenti" non imparziali come le cosiddette agenzie di rating), condizionano le scelte democratiche dei loro popoli; la questione ambientale, ormai irrimandabile, soggiogata dalle convenienze e dagli interessi economici delle grandi forze economiche e non orientata all'interesse generale, come anche dall'anacronistico feticcio della crescita illimitata; per stare all'attualità l'assurdo sistema della determinazione dei prezzi del gas e dell'elettricità .... ecc. ecc. (anche i Paradisi fiscali centrano coi mercati perché quantomeno ne condizionano più o meno apertamente la trasparenza). E ci sarebbe molto altro.
Ecco perché terminavo quel mio precedente scritto, anche relativo alle elezioni, con quel significativo (e che non fa sconti a nessuno, pur nella realistica gradualità di un auspicabile cambiamento) : "La domanda è : questo "modello" si può ancora riformare o va radicalmente ripensato ? A mio parere, è anche sull'esplicazione attuativa di questo interrogativo che andranno giudicate le azioni di chi sarà premiato nelle urne."
https://www.merateonline.it/articolo.php?idd=120983&origine=1&t=Il+sistema%2C+come+previsto%2C+non+sa+o+meglio+non+vuole+dare+eque+risposte%21
Ben disponibile, come sempre, ad un costruttivo confronto.
Germano Bosisio