Sottoschiaffo dei mercati: un sistema antidemocratico!

Chi guarda più in là delle possibili e più tempestive soluzioni alle questioni più urgenti che ci attanagliano viene spesso bollato come ""teorico", "ideologico" o quantomeno velleitario.

Ma chi, oltre a lottare realmente per risolverle nel modo più giusto, cerca d'individuarne le cause profonde, a mio parere, svolge un ruolo più "concreto" e "completo" perché punta ad individuare le possibili "basi culturali" che accomunano trasversalmente le negatività che si riscontrano poi nei vari ambiti. E la maggior consapevolezza nel ricondurre sostanzialmente i vari aspetti ad un unico modello "valoriale", un vero e proprio originario "ceppo culturale", consente poi di non farsi irretire da soluzioni "tampone" più o meno efficaci.

Quindi, sintetizzando, oltre alle pur doverose "pezze migliorative" da apportare nei vari ambiti, assolutamente prioritarie, occorre aver sempre più chiaro un scenario unificante, se si vuole realmente rimuovere le strutturali cause che lo caratterizzano.
Altrimenti capiterà che metti oggi una pezza qui (ammesso che sia possibile oltre che assai auspicabile), domani una pezza là ecc. ecc. , il sistema così com'è troverà sempre nuovi accorgimenti per far rientrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta.

Un esempio, tra i molti possibili, come non ravvederlo nell'attuale e gravissima questione del prezzo del gas e dell'energia elettrica ?
Certo le varie ipotizzate soluzioni (dal tetto al prezzo del gas, al suo "disaccoppiamento" con quello dell'energia elettrica; dal doveroso quanto tempestivo accollarsi da parte degli Stati degli anomali quanto spropositati aumenti - solo purtroppo una partita di giro che ricasca poi sempre sulle teste dei Cittadini attraverso il Debito pubblico; a quant'altre più eque soluzioni che vanno comunque ricercate anche a livello locale e fatte applicare...) possono tamponare il gravissimo problema ma non risolverlo definitivamente.

Solo rimuovendone alla fonte le cause strutturali, che risiedono, in questo caso, in un sistema di determinazione dei prezzi concepito in uno specifico contesto (la Borsa di Amsterdam) volutamente e "costitutivamente " succube delle speculazioni dei mercati finanziari, si potrà veramente dire che non rientrerà dalla finestra ciò che è uscito dalla porta.

E' l'aver affidato a logiche libero-mercatiste e borsistiche la "regolazione" di questioni vitali come l'approvvigionamento delle risorse energetiche e addirittura quelle alimentari di base ( il mercato borsistico dell'acqua, del riso, della farina ecc. ecc. con le sue assurde "scommesse" al rialzo ed al ribasso che producono ricadute tragiche su milioni di uomimi) è il vero vizio d'origene.
Un vizio d'origine che rappresenta una delle principali intrinseche contraddizioni ( ce ne sono molte altre sotto gli occhi di tutti, come l'enorme aumento delle disuguaglianze, la questione climatica, la dittatura della finanza spregiudicata ecc. ecc. ) del sistema economico attuale che ne squalifica alla radice il modello di sviluppo.

Ecco perché non può non far sorgere il dubbio d'ipocrisia chi condanna a parole coloro che speculano nel mercato energetico : il sistema è oggi strutturato per consentire la prassi speculativa ! peraltro andando ben oltre la "legge" della domanda e dell'offerta, pur già opinabile in se stessa se finalizzata alla massimizzazione del solo profitto.
A maggior ragione quando il sistema consente di giocare e "scommettere" facendo leva sullo spauracchio suscitato da più o meno presunti aspetti strumentalmente distorsivi come la guerra.

Anche il sistema del Debito pubblico, che apparentemente può apparire come un meccanismo equo, può rappresentare un elemento strutturalmente distorsivo rispetto a valori, che dovrebbero essere superiori per la Collettività , quali quelli di un effettivo esercizio della Democrazia.
Così com'è oggi funzionante il "sistema", la Democrazia dei Popoli è vincolata al reperimento sui Mercati finanziari della copertura del debito. Reperimento che ne subordina, di fatto, le politiche economiche e sociali al grado di una più o meno presunta capacità di solvenza del debito stesso. Presunta capacità di solvenza strutturalmente viziata dall'interesse dei Mercati finanziari a speculare sulle debolezze, altrettanto più o meno presunte, degli Stati (alimentate spesso da fantomatiche agenzie di rating in mano agli stessi grandi attori finanziari).

Al di là di ogni altra pur possibile valutazione, la domanda che sorge spontanea è : perché la Politica ed i Governi, a partire da quelli italiani, non promuovono e facilitano un riappropriarsi del Debito pubblico da parte dei loro cittadini ?

Perché ad esempio, previa una mirata ed efficace campagna promozionale, non emettono titoli di Stato a tassi incentivanti per il piccolo risparmiatore che si accontenta di veder tutelato e un po' premiato il proprio risparmio, senza dover investire in più o meno arrischiati strumenti speculativi di mercato ?
Visto che gli "esperti" stimano in circa 8 volte rispetto al PIL la ricchezza "privata" degli Italiani, sicuramente ci sarebbe, perlomeno potenzialmente, un bel bacino di sottoscrittori.
E così facendo ci potremmo perlomeno sottrarre dal ricatto dei mercati che speculano a suon di "spread".

C'è qualcuno che può dare risposte plausibili a questi interrogativi ?

Domandarsi questo è essere "campati per aria" o è mettere le basi, insieme al contrasto sulle singole questioni, di un reale e consapevole e più duraturo cambiamento ?
Un cambiamento che non può, a mio parere, prescindere da una ricerca alternativa a questo sistema economico, del resto già praticata da sempre più numerose realtà della società civile.

Germano Bosisio
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