Rogoredo, presunto abuso edilizio: il giudice verifica la prescrizione
E' stato aggiornato al prossimo 31 marzo il procedimento penale a carico di Gianni Sassella titolare di un'impresa edile con sede a Rogoredo e del progettista Ildefonso Ghezzi per verificare se, in base alla data di realizzazione del tetto di un edificio residenziale oggetto di un presunto abuso edilizio, il reato contestato in realtà non sia già finito in prescrizione.
A loro - difesi dagli avvocati Nicola De Lillo e Umberto Grella - a seguito dell'esposto presentato dall'ufficio urbanistica-edilizia privata del Comune di Casatenovo, la Procura contesta il reato di "violazione del codice dei beni culturali e del paesaggio".
A loro - difesi dagli avvocati Nicola De Lillo e Umberto Grella - a seguito dell'esposto presentato dall'ufficio urbanistica-edilizia privata del Comune di Casatenovo, la Procura contesta il reato di "violazione del codice dei beni culturali e del paesaggio".
Nell'aula del giudice Gianluca Piantadosi è comparsa la responsabile dell'ufficio urbanistica ed edilizia privata dell'ente, ing.Silvia Polti, che ha ripercorso l'intera vicenda; essa coinvolge infatti sei famiglie residenti nell'edificio divenuto oggetto di una ordinanza di demolizione disposta dal Comune di Casatenovo.
Da una verifica sulle mappe catastali, era infatti emerso (due anni fa) che l'altezza dei travetti a sostegno del tetto dell'immobile era maggiore del consentito. Centimetri utili a dare maggiori rinforzi secondo i ricorrenti, diversamente da quanto invece ritenuto dall'ufficio urbanistica dell'ente. I sopralluoghi sul posto avevano portato poi alla luce altre presunte irregolarità volumetriche (tenendo conto peraltro dell'ambito vincolato paesaggisticamente dalla Soprintendenza), messe nero su bianco attraverso un documento - fra le altre cose - si chiedeva chiedeva la demolizione e il ripristino....della copertura dell'edificio.Le famiglie avevano impugnato l'atto davanti al tribunale amministrativo (Tar) che aveva dato ragione al Comune. Da qui il ricorso al Consiglio di Stato: quest'ultimo lo scorso aprile si era espresso attraverso un'ordinanza che - rigettando la richiesta di sospensiva non rilevando elementi di ''fumus boni iuris'' stante la presenza di difformità fra il titolo abitativo e il manufatto - bloccava di fatto la demolizione del tetto della palazzina casatese, indicando la possibilità di ''monetizzare'' la difformità da parte del Comune, tramite una multa in denaro. Dettaglio possibile, secondo la teste in aula, per l'abuso ma non per la violazione dei beni paesaggistici. Particolare sul quale il Consiglio di Stato si esprimerà il prossimo 8 novembre. In caso di parere positivo alla sanatoria, il reato penale si estinguerebbe di conseguenza.