Ma Zelesky cosa realmente vuole?

In questo turbinio di notizie attorno alla gravissima situazione della guerra in Ucraina occorre, ben più del solito, conservare e semmai sviluppare il massimo di capacità di discernimento.
Troppe le notizie che si intrecciano e saper distinguere le fake news da quelle invece fondate non è cosa semplice anche perché i media, specie quelli italiani, non sempre rappresentano un esempio di imparzialità e spesso sono ancillari ai vari Poteri che contano.
Come ad esempio non rammentare la falsa notizia del ritrovamento di una cospicua quantità di denti d'oro che sarebbero stati strappati torturando non meglio identificati ucraini. Come non pensare, non solo in questo caso, ad una strumentale "trovata" per far inorridire l'opinione pubblica mondiale caricandola non casualmente di similitudini con i campi di sterminio di Auschwitz.
A mio parere di cittadino, che non vuole stare con la testa nel sacco e farsi manipolare, occorre quindi cercare di approfondire il percorso storico che in qualche modo ha determinato la guerra, anche incrociando le fonti. Percorso storico da cui ho dedotto queste mie personali risultanze in cerca di eventuale confronto:
Se sulla guerra , in estrema sintesi, è indiscutibile ed ineludibile la condanna dell'aggressore Putin ed il sostegno all'aggredita Ucraina non sempre però sono chiare ed univoche le varie cause che hanno contribuito a produrla, senza per questo giustificare l'aggressione.
Di Putin e del suo entourage conosciamo bene da tempo la natura tutt'altro che democratica anche se risultano assai ipocrite le attuali critiche sulle bocche di molti che in passato, in nome della cosiddetta e solo presunta"real politik", hanno "cinguettato" con lui soprattutto per convenienze di natura sia economica che geo politica. Come del resto ad esempio accaduto in passato con Gheddafi e Erdogan (definito apertamente da Draghi un dittatore), che oggi invece viene accreditato, stante il sostanziale "immobilismo" di altri, come massimo negoziatore tra le parti (sich !).
Ma quello che si presenta ora come assai urgente, dopo mesi di tragicissimo conflitto, è come realisticamente e con giustizia ponderata se ne possa uscire evitando una ulteriore escalation che rischia sempre più di coinvolgere anche l'uso di ordigni nucleari e relative enormi stragi di popoli.
E' su questo piano, in qualche modo di concreta ricomposizione delle ragioni della Pace, che occorrerebbe costruire un dialogo, pur mediato, tra le parti che non può non passare attraverso un perlomeno temporaneo "cessate il fuoco".
E questo, per le ragioni di quella che chiamavo una giustizia ponderata , non può prescindere dall'essere consapevoli anche delle responsabilità attuali e passate di chi dice di rappresentare il popolo Ucraino.
In questo bisognerebbe che la gran parte del cosiddetto mondo occidentale, compresi i suoi maggiori media, riconoscesse che la figura di Zelesky appare perlomeno poco limpida e tale da far sorgere perlomeno questo interrogativo : MA ZELESKY COSA REALMENTE VUOLE ?
A tale proposito qui, per chi non vuole stare in superficie, un interessante link da confrontare semmai con altre fonti :



Come anche occorrerebbe interrogarsi, se giustamente si ritiene che vada comunque tutelata l'integrità territoriale di ogni Popolo come del resto sancita dal Diritto Internazionale, sul perché si è rischiato e si rischia ancora la cecità e l'asimmetria nei confronti di altre situazioni analoghe, sia del recente passato che dell'attualità.
Qui una altrettanto, pur breve ed eloquente testimonianza di Moni Ovadia, a maggior ragione significativa vista la sua ascendenza ebraica, :


 
Proprio per alimentare una giusta e realistica ricerca di ricomposizione di questa minaccia ormai quasi globale (visti le interconnessioni geo politiche che di fatto comporta) occorre ribadire chiaramente e per l'ennesima volta la condanna ed il contrasto all'aggressore (distinguendo però la sua leader ship dall'intero Popolo Russo) ma contemporaneamente prendere le distanze dalla continua richiesta di armi sempre più sofisticate che rischia di essere alimentata anche da "appetiti" o motivazioni "improprie" e sempre più pericolose per tutti. E soprattutto far partire, col concorso attivo del miglior internazionalismo, quel non più rimandabile dialogo, pur mediato, tra le parti.
Ecco perché sarò, come spero molti altri alla grande Marcia per la Pace del 5 novembre a Roma.
Germano Bosisio
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