Nibionno: percepiva il RDC ma il figlio era detenuto. Anziana a giudizio
Il prossimo 10 gennaio comparirà nuovamente al cospetto del giudice per le udienze preliminari Salvatore Catalano; il suo difensore infatti, ha preannunciato stamani la scelta di avvalersi del rito abbreviato.
Sarà definita probabilmente in quell'udienza di inizio anno la posizione di una nibionnese classe 1945, finita al centro di un fascicolo d'indagine a seguito dei controlli effettuati dalla Guardia di Finanza di Lecco sui beneficiari del reddito di cittadinanza.
Dagli accertamenti delle Fiamme Gialle è infatti emerso che la signora, nel compilare la domanda di ammissione al citato sussidio, aveva omesso di indicare lo stato detentivo del figlio, in quel periodo destinatario della misura di custodia cautelare in carcere.
La presenza, all'interno del nucleo familiare beneficiario del sussidio, di soggetti che si trovano in stato detentivo, ovvero ricoverati in istituti a totale carico dello Stato o di altra amministrazione pubblica, provoca infatti una riduzione del parametro della scala di equivalenza prevista dal decreto che istituisce il reddito di cittadinanza e, di conseguenza, anche una riduzione dell'importo spettante.
I finanzieri hanno dunque proceduto a denunciare l'anziana alla Procura della Repubblica di Lecco e contestualmente a notiziare l'ufficio Inps competente territorialmente per l'irrogazione delle sanzioni amministrative di revoca del beneficio e per il recupero coattivo delle somme già indebitamente percepite, pari a poco più di 3mila euro.
Un'indagine che ha trascinato la nibionnese in tribunale, chiamata a rispondere di questo errore anche sul fronte penale.
Sarà definita probabilmente in quell'udienza di inizio anno la posizione di una nibionnese classe 1945, finita al centro di un fascicolo d'indagine a seguito dei controlli effettuati dalla Guardia di Finanza di Lecco sui beneficiari del reddito di cittadinanza.
Dagli accertamenti delle Fiamme Gialle è infatti emerso che la signora, nel compilare la domanda di ammissione al citato sussidio, aveva omesso di indicare lo stato detentivo del figlio, in quel periodo destinatario della misura di custodia cautelare in carcere.
La presenza, all'interno del nucleo familiare beneficiario del sussidio, di soggetti che si trovano in stato detentivo, ovvero ricoverati in istituti a totale carico dello Stato o di altra amministrazione pubblica, provoca infatti una riduzione del parametro della scala di equivalenza prevista dal decreto che istituisce il reddito di cittadinanza e, di conseguenza, anche una riduzione dell'importo spettante.
I finanzieri hanno dunque proceduto a denunciare l'anziana alla Procura della Repubblica di Lecco e contestualmente a notiziare l'ufficio Inps competente territorialmente per l'irrogazione delle sanzioni amministrative di revoca del beneficio e per il recupero coattivo delle somme già indebitamente percepite, pari a poco più di 3mila euro.
Un'indagine che ha trascinato la nibionnese in tribunale, chiamata a rispondere di questo errore anche sul fronte penale.