Dagli inizi fino all’argento europeo, Silvia Scalia, nuotatrice oggionese, si racconta
27 secondi e 39 centesimi. Questo è il tempo con cui Silvia Scalia ha contribuito al fiume di medaglie ottenute dall'Italia del nuoto durante i campionati europei svoltisi a Roma l'agosto scorso. Quel tempo, record italiano nei 50 dorso in vasca lunga, le è valso infatti la medaglia d'argento alle spalle solo della francese Analia Pigree, bronzo mondiale. Oggi, lo sguardo della ventisettenne oggionese è rivolto a Melbourne: la qualificazione ai mondiali che si terranno in Australia a metà dicembre è il primo obiettivo stagionale. Ha accettato di chiacchierare con noi a pochi giorni dalle gare di World Cup della Fina, svoltesi a Berlino. Questo è quello che ci ha raccontato.
Da piccola ti sei innamorata subito del nuoto oppure hai provato anche altri sport?
Ho iniziato a frequentare la piscina da piccola perché i miei volevano che imparassi a nuotare. Ero una bambina, loro volevano comunque che io mi divertissi e per questo ho provato tanti altri sport: ginnastica artistica, basket, equitazione. Piano piano, però, i miei istruttori di nuoto si sono accorti che ero portata e mi hanno proposto di iscrivermi al corso di pre - agonistica. Solo una volta finito il liceo al Bachelet, però, ho scelto consapevolmente di intraprendere la via del professionismo.
Agli Europei di agosto la nazionale italiana ha collezionato tantissime medaglie. Qual è il segreto di questa squadra?
Guardando al futuro, quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Un'ultima domanda ''d'obbligo'' visto che il tuo allenatore è Matteo Giunta: com'è il tuo rapporto con Federica Pellegrini?
Per me, come per tante altre atlete della mia età, Federica è stata innanzitutto un punto di riferimento e un esempio per i risultati che ha ottenuto a livello internazionale. Nonostante facciamo parte della stessa squadra, il circolo canottieri Aniene, ci siamo allenate insieme solo la stagione scorsa. Da quando mi sono spostata a Verona, però, abbiamo avuto la possibilità di conoscerci meglio. Sono stata al suo matrimonio a Venezia ad agosto.
Silvia Scalia
Da piccola ti sei innamorata subito del nuoto oppure hai provato anche altri sport?
Ho iniziato a frequentare la piscina da piccola perché i miei volevano che imparassi a nuotare. Ero una bambina, loro volevano comunque che io mi divertissi e per questo ho provato tanti altri sport: ginnastica artistica, basket, equitazione. Piano piano, però, i miei istruttori di nuoto si sono accorti che ero portata e mi hanno proposto di iscrivermi al corso di pre - agonistica. Solo una volta finito il liceo al Bachelet, però, ho scelto consapevolmente di intraprendere la via del professionismo.
Questa decisione non ti ha impedito comunque di proseguire gli studi, giusto?
Esatto, attualmente frequento il corso di Interior Design al Politecnico di Milano. Ho scelto di proseguire gli studi perché, insieme alla carriera da nuotatrice professionista, vorrei fare altro. Quello per il design poi è un interesse nato spontaneamente, pur essendo molto distante dal mio sport. Certo, per come funziona il sistema universitario italiano non è facile conciliare sport e studio. Io mi alleno in acqua 4 ore tutti i giorni e poi in palestra con i pesi tre volte alla settimana.
Qual è il modo migliore per gestire la tensione prima delle gare secondo te?
Credo che solo con l'allenamento si possa riuscire a trasformare la tensione pre - gara in energia positiva. Durante le sessioni di lavoro alleni non solo il fisico ma anche la testa. Impari a rimanere concentrato. Diverso è il discorso delle pressioni che un atleta deve sopportare man mano che il numero di medaglie e di vittorie aumenta. Più si ha successo, più le pressioni a cui si è sottoposti aumentano. In quelle situazioni bisogna riuscire a capire quando è il momento di fermarsi, qual è il proprio limite. In generale, penso che la vita di noi atleti sia faticosa fisicamente ma volto appagante. È chiaro che siamo dei privilegiati sotto molti aspetti.
Oltre alla gara di quest'estate, c'è un'altra competizione che ti è rimasta nel cuore? L'altra gara che mi è rimasta nel cuore è stata quella alle Universiadi di Napoli del 2019. Lo stadio pieno, migliaia di persone lì a tifare per gli atleti italiani. Vincere una gara, come accaduto alle Universiadi, o arrivare seconda, come quest'estate, in un contesto simile è veramente un'emozione indescrivibile. Ottenere gli stessi traguardi in competizioni che si svolgono all'estero non è ugualmente entusiasmante. E poi la piscina del Foro Italico di Roma è splendida.
Quando mi chiedono della squadra cerco sempre di sottolineare il ruolo degli allenatori, dei fisioterapisti e dei medici. Loro sono sempre disponibili ad aiutare gli atleti e sono una parte fondamentale del gruppo. Per quanto riguarda gli altri ragazzi, devo dire che siamo veramente molto uniti, come una seconda famiglia. Siamo sempre pronti a tifarci l'un l'altro. Poi certo, quest'estate, dato che gli Europei erano in casa, eravamo mentalmente molto carichi. Ci eravamo preparati molto, eravamo convinti di fare bene ed è successo.
La gara svoltasi a Berlino la settimana scorsa era la prima della nuova stagione. È servita un po' per rompere il ghiaccio ma devo dire che sono soddisfatta dei riscontri cronometrici. Ora devo qualificarmi ai mondiali che si terranno a Melbourne dal 13 al 18 dicembre. Poi, se ci si pensa, manca solo un anno alle prime gare utili per la qualificazione olimpica. Non è poi così tanto.
Per me, come per tante altre atlete della mia età, Federica è stata innanzitutto un punto di riferimento e un esempio per i risultati che ha ottenuto a livello internazionale. Nonostante facciamo parte della stessa squadra, il circolo canottieri Aniene, ci siamo allenate insieme solo la stagione scorsa. Da quando mi sono spostata a Verona, però, abbiamo avuto la possibilità di conoscerci meglio. Sono stata al suo matrimonio a Venezia ad agosto.
Andrea Besati