Perchè esserci alla grande marcia per la Pace di Roma
Perché esserci alla grande marcia per la Pace di Roma?
Perché la Pace non si costruisce con le armi ma con il dialogo ed il negoziato.
Se il vero e primario obiettivo è la Pace, come tutti sembrano sostenere, e'da qui che occorre ripartire.
Ed è questa una semplice "verità" anche esperienziale che, al di là di qualsiasi altra considerazione, non può non essere riconosciuta dal buon senso comune.
Non è un caso che la nostra preziosissima Costituzione lo sancisca con quel ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Se ci si pensa bene, anche la genuina cultura popolare di fronte a due "che si menano" ci suggerisce d'intervenire frapponendoci e cercando di sedare gli animi.
Questo non azzera certamente responsabilità anche differenti ma sarebbe assai grave che, intervenendo, contribuissimo negativamente fornendo loro ulteriori mezzi di reciproca offesa. E soprattutto se lo si facesse dopo mesi di scontro.
Queste cose, in una società realmente umana, di solito si insegniamo anche ai propri figli.
Poi, appena dopo la "cessazione delle ostilità tra i due (anche inizialmente pur solo temporanea), se si vuole veramente ricomporre il dissidio, si dovranno trovare tempi e modi per aiutare a concretizzare eque soluzioni.
Soluzioni che dovranno tenere conto anche delle differenti responsabilità.
Questo, riducendo in termini essenziali la vicenda russo/ucraina (ben al di là della pur doverosa distinzione tra aggredito ed aggressore), mi sembra quanto ragionevolmente si possa e si debba fare, evitando così anche di favorire chi è mosso da malcelati interessi di potenza e chi lucra sul commercio delle armi. E salvaguardando il vero interesse dei Popoli.
Ecco perché occorre esserci a Roma per premere costruttivamente su chi di dovere.
Perché la Pace non si costruisce con le armi ma con il dialogo ed il negoziato.
Se il vero e primario obiettivo è la Pace, come tutti sembrano sostenere, e'da qui che occorre ripartire.
Ed è questa una semplice "verità" anche esperienziale che, al di là di qualsiasi altra considerazione, non può non essere riconosciuta dal buon senso comune.
Non è un caso che la nostra preziosissima Costituzione lo sancisca con quel ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Se ci si pensa bene, anche la genuina cultura popolare di fronte a due "che si menano" ci suggerisce d'intervenire frapponendoci e cercando di sedare gli animi.
Questo non azzera certamente responsabilità anche differenti ma sarebbe assai grave che, intervenendo, contribuissimo negativamente fornendo loro ulteriori mezzi di reciproca offesa. E soprattutto se lo si facesse dopo mesi di scontro.
Queste cose, in una società realmente umana, di solito si insegniamo anche ai propri figli.
Poi, appena dopo la "cessazione delle ostilità tra i due (anche inizialmente pur solo temporanea), se si vuole veramente ricomporre il dissidio, si dovranno trovare tempi e modi per aiutare a concretizzare eque soluzioni.
Soluzioni che dovranno tenere conto anche delle differenti responsabilità.
Questo, riducendo in termini essenziali la vicenda russo/ucraina (ben al di là della pur doverosa distinzione tra aggredito ed aggressore), mi sembra quanto ragionevolmente si possa e si debba fare, evitando così anche di favorire chi è mosso da malcelati interessi di potenza e chi lucra sul commercio delle armi. E salvaguardando il vero interesse dei Popoli.
Ecco perché occorre esserci a Roma per premere costruttivamente su chi di dovere.
Germano Bosisio