Debito pubblico: un vero molok sulle nostre teste?

Parlare e scrivere di Economia non è certamente ne facile ne soprattutto popolare perché è da molti ritenuta materia di esclusiva pertinenza degli "esperti".
L'esempio classico è rappresentato da come viene trattato il "tema principe" per gli Stati e cioè il cosiddetto Debito Pubblico.
Un tema che ricorre in quasi tutti i servizi mediatici che descrivono, spesso ossessivamente, il nostro bilancio statale e che volenti o nolenti riconducono in definitiva al cosiddetto Debito Sovrano ogni aspetto delle manovre economiche e relative spese sociali subordinandole, proprio per questo, alle famose "compatibilità".
Solo per fare un esempio attuale penso sia sfuggito a pochi il fatto che, a fronte della situazione assai precaria - per usare un eufemismo - della Sanità Pubblica, questo Governo appena insediato sia orientato a ridurre, secondo fonti giornalistiche, a circa il 6,1% (dal 7% stanziato per questo 2022) la relativa quota, adducendo come causa proprio la ristrettezza delle risorse a disposizione e per non appesantire ulteriormente il nostro Debito.
E la stessa logica perlomeno "contenitiva" ha quasi sempre caratterizzato anche i Governi precedenti a fronte invece di un'oggettiva esigenza di potenziamento oltre che di mirata qualificazione della spesa.
In sostanza sia per questi aspetti come per altri simili di "spesa sociale" l'evidente sottinteso è, usando con un linguaggio comprensibile a tutti, "non ce lo possiamo permettere!".
Ma, sempre con lo stesso semplice linguaggio: perché i nostri governanti, se tutto è sostanzialmente subordinato all'ammontare del Debito sovrano, non cercano di sottrarsi a questo "ricatto strutturale" rendendoci meno condizionati da "finanziatori speculativi"come i cosiddetti "investitori istituzionali", specie esteri?
Perché ad esempio, previa una mirata ed efficace campagna promozionale, non si emettono titoli di Stato a tassi incentivanti per i piccoli risparmiatori ( tipicamente i piccoli risparmi delle famiglie) che si accontentano di veder tutelato e solo un po' premiato il proprio risparmio, senza dover investire in più o meno arrischiati strumenti speculativi di mercato?
Visto che gli "esperti" stimano in circa 8 volte rispetto al PIL la ricchezza "privata" degli Italiani, sicuramente ci sarebbe, perlomeno potenzialmente, un bel bacino di sottoscrittori.
E così facendo ci potremmo perlomeno sottrarre dal ricatto dei mercati che speculano a suon di "spread".
Mi fermo qui, ripetendo fino alla noia l'interrogativo di fondo che già ponevo in precedenti miei scritti (QUI uno recente):

C'E' QUALCUNO CHE PUO' DARE RISPOSTE PLAUSIBILI A QUESTI INTERROGATIVI?

Finora nessuno si è fatto avanti (compreso qualche esperto economista), perlomeno ai fini di un costruttivo confronto di valutazioni.
Per questo rimango ancora in attesa augurandomi che un perdurante silenzio non equivalga di fatto ad implicite quanto rassegnate ammissioni sul perlomeno apparente controsenso finora riscontrato.
Al semplice cittadino, quale sono anch'io, dico : occhio a delegare ai soli esperti una materia i cui fondamentali devono essere comunque resi comprensibili a tutti e sempre riconducibili al comune "buon senso".
E non mi si venga a dire questi temi sono "lontani" ed "astratti". Basta considerare le conseguenze di certe scelte che gravano quotidianamente sulle nostre teste.
E purtroppo, non casualmente, in modo maggiore soprattutto sui più deboli.

Germano Bosisio
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