Barzanò: gli studenti inaugurano le tre panchine contro la violenza sulle donne
"Oggi è una giornata scomoda perché ricorda il dolore vissuto e subito da tante, troppe, donne". Nella mattina di venerdì 25 novembre si è tenuta la cerimonia di inaugurazione delle "panchine rosse" installate nella piazzetta in fronte al municipio di Barzanò.
Gli amministratori barzanesi con gli esponenti dell'ordine degli avvocati di Lecco e le docenti della scuola media
Una manifestazione pensata in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne e giunta al termine di un percorso didattico che gli studenti e le studentesse delle classi terze della scuola media hanno iniziato nel mese di settembre scorso, grazie al supporto dell'avvocatessa Monica Rosano del foro di Lecco.
All'inizio della cerimonia - aperta dal discorso ufficiale del sindaco Gualtiero Chiricò - i ragazzi e le ragazze si sono inginocchiati e hanno letto alcuni dei nomi delle 97 donne assassinate in Italia, vittime di femminicidio, dall'inizio del 2022.
All'inizio della cerimonia - aperta dal discorso ufficiale del sindaco Gualtiero Chiricò - i ragazzi e le ragazze si sono inginocchiati e hanno letto alcuni dei nomi delle 97 donne assassinate in Italia, vittime di femminicidio, dall'inizio del 2022.
"I nomi - ha proseguito una delle studentesse intervenute - che abbiamo sentito sono solo una piccola goccia di un oceano di sofferenza il cui colore protagonista è il rosso, delle panchine, dei fiori, del sangue, di tutti quei fragili petali spezzati ingiustamente". Un'altra ragazza ha spiegato il lavoro fatto per realizzare le panchine, dalla carteggiatura alla pittura, ricordando: "ogni volta che abbiamo toccato queste panche abbiamo rivisto e pensato a tutte quelle donne sottomesse violentate e uccise ieri come oggi, in ogni momento migliaia di ragazze vengono private della loro libertà".
Le tre panchine rosse raffigurano tre soggetti differenti, come hanno spiegato gli stessi studenti ai cittadini presenti. Una panchina reca raffigurati dei capelli al vento sui quali però vi sono scritte delle parole forti come: "sottomissione", "dolore", "paura", "catene", "dolore", "lacrima", "urla". Parole affiancate dal numero di telefono 1522 del centro antiviolenza ai quali le donne vittime possono rivolgersi per chiedere aiuto. Su una seconda panchina vi è invece la scritta "La violenza non è amore", mentre la terza panchina vede una donna raffigurata sdraiata con la scritta "la violenza è l'ultimo rifugio di chi non sa amare".
Grazie alle ore di formazione trascorse con la dottoressa Rosano (accompagnata stamani dall'avvocato Elia Campanielli, presidente dell'ordine degli avvocati lecchesi), gli studenti hanno affrontato diversi temi che riguardano le violenze di genere, realizzando approfondimenti e attività laboratoriali. Gli studenti hanno ricordato come "ogni giorno" si venga a conoscenza di "violenze e abusi" e dell'utilizzo di "stereotipi" che "etichettano e giudicano le persone con dei modelli precostituiti". Tutti gli studenti presenti alla cerimonia, sia le ragazze che i ragazzi, hanno portato al collo una collana con un fiore di carta. "Vuole essere - ha spiegato una di loro - il simbolo della fragilità, della delicatezza, del sangue versato ma anche della speranza, rappresentata dal nettare giallo, di un futuro lontano da queste realtà crudeli".
L'assessore Cristina Caroi e il sindaco Gualtiero Chiricò
Nel suo discorso il sindaco Chiricò ha, invece, sottolineato la necessità, di fronte a giornate così importanti, di non cadere nella retorica e soprattutto di evitare il rischio che "le ricorrenze stesse, o queste panchine, finiscano per essere considerati dei semplici simboli, perdendo completamente di significato". Il primo cittadino, rivolgendosi ai ragazzi e alle ragazze ha commentato il lavoro didattico da loro svolto: "il risultato del lavoro che avete svolto va ben oltre e tocca corde diverse, più intime, quelle che portano alla riflessione e ad una maggiore conoscenza di sé".
"L'istruzione - ha aggiunto - così come la conoscenza, sono gli strumenti migliori che abbiamo per modificare la nostra stessa cultura, per portarci a vedere l'altro come uno specchio di noi stessi a prescindere dalla sua provenienza, dalle sue idee, dal suo credo o dal suo genere. [...] Il rispetto genera rispetto. [...] Non c'è giustificazione dietro un atto violento, di qualsiasi natura esso sia. Diciamo basta alle violenze che troppe donne subiscono ogni giorno, combattiamo i comportamenti e i discorsi sessisti, noi uomini per primi, facciamo nostra la lotta contro la discriminazione di genere, facciamo in modo che il 25 novembre diventi uno stimolo quotidiano per ricordarci che dietro la violenza contro le donne non può esserci esasperazione, colpa, malattia e men che meno amore. L'amore accarezza, non colpisce. L'amore nutre".
Prima del termine della cerimonia, una studentessa ha espresso l'auspicio e l'obbiettivo che ha guidato tutti i suoi colleghi studenti durante il progetto didattico. "Vogliamo che queste nostre panchine durino nel tempo e siano un monito per ogni cittadino di oggi e di domani, vogliamo che diventino un urlo di speranza e un segno di rispetto per noi e per le nuove generazioni".
L. A.