Monticello: 52enne a giudizio per aver pagato con quattro assegni 'spariti' da un'abitazione

Il tribunale di Lecco
Finito a processo per ricettazione (secondo l'articolo 648 c.p.) il prossimo 8 febbraio potrà raccontare la sua ''verità''.
E' previsto infatti fra un paio di mesi l'esame di F.C. classe 1970 già noto al palazzo di giustizia lecchese, ritenuto dalla Procura il responsabile della cessione di quattro assegni risultati provento di furto.
La vicenda al centro del fascicolo finito sul tavolo del giudice in ruolo monocratico Martina Beggio risale al 2019, quando una donna di 33 anni si era presentata presso la stazione dei carabinieri di Besana per segnalare il furto del proprio blocchetto di assegni.
Dall'ufficio postale di Barzanò infatti, le erano stati riferiti movimenti alquanto sospetti sul proprio conto, dal quale erano stati emessi pagamenti (attraverso titoli di credito) dalle cifre piuttosto consistenti. La firma tuttavia non combaciava con quella dell'intestataria, ragione per la quale gli assegni erano stati respinti, dunque non incassati.
''Il blocchetto degli assegni lo avevo lasciato nell'abitazione di Monticello che fino a qualche mese prima condividevo con il mio ex'' ha riferito in aula la querelante, spiegando di non essere più riuscita ad entrare in possesso di svariati effetti personali a seguito del clima di tensione che si era creato con il precedente compagno. Una situazione delicata che l'aveva spinta anche a rivolgersi alle forze dell'ordine.
I carabinieri di Besana, ricevuta la querela della donna, hanno avviato le indagini del caso, verificando innanzitutto chi fossero i beneficiari degli iniziali tre assegni segnalati dall'ufficio postale. Come ha riferito in aula il carabiniere che insieme al comandante della stazione aveva personalmente seguito la vicenda, erano stati delegati i colleghi dei comandi limitrofi, competenti per i territori dove risiedevano i destinatari dei titoli, rispettivamente di 5600 euro, 1000 euro e 52.000 euro. Nel corso delle risultanze investigative è poi emersa la presenza di un quarto assegno, facente parte del medesimo blocchetto sottratto alla 33enne, del valore di 8mila euro.
Da uno sguardo approfondito alla firma (falsificata) posta in calce ai quattro assegni, è emersa una somiglianza evidente con la calligrafia dell'imputato, già noto agli uffici della stazione militare besanese e non solo. Una circostanza confermata dalle dichiarazioni rese in sede di indagini, dai beneficiari degli assegni che stamani (tutti ad esclusione di uno, nel frattempo deceduto) hanno reso testimonianza davanti al giudice, rispondendo anche ai quesiti posti dal vice procuratore onorario Caterina Scarselli.
L'imputato avrebbe infatti consegnato un assegno da 5600 euro al titolare di un'auto-officina della provincia di Como, 52.000 euro ad una società che commercia materiale ferroso e 8mila euro ad un artigiano brianzolo che tratta la vendita di arredamenti d'interni. In tutti i casi gli assegni sono però tornati indietro poichè la firma non era conforme. Solo uno di essi ha tentato la strada del risarcimento per recuperare la somma persa, tramite un decreto ingiuntivo non andato a buon fine.
Come invece gli assegni siano finiti nelle mani del 52enne (difeso dall'avvocato Amedeo Rizza, oggi sostituito dal collega Richard Martini) non è chiaro: la prossima udienza, in programma il prossimo 8 febbraio, potrà fornire elementi utili a questo proposito. Nella sua deposizione infatti, la donna che ha denunciato la sparizione del blocchetto ha specificato di non conoscere l'imputato e di non averci mai avuto a che fare.
G. C.
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