Prevalga la Politica, il Consorzio lo merita
Ma di preciso come si fa a mettere in discussione un ente che ha appena preso un finanziamento da 900mila euro? L'altra sera continuavamo a porci questa domanda mentre ascoltavamo Marta Comi, vicepresidente del consorzio Villa Greppi, elencare le variazioni al bilancio di previsione. In testa, ovviamente, quell'enorme somma ottenuta dalla regione per il finanziamento del primo lotto dei lavori di ristrutturazione della Villa Greppi.
Perché se ne vogliamo fare una questione di numeri, allora bisogna guardare tutti i numeri, compresi quelli delle presenze alle conferenze o ai concerti. Per non parlare poi del grande successo de "l'ultima luna d'estate", la rassegna teatrale organizzata a fine agosto con Teatro Invito. "E ma quanti sono gli abitanti del mio comune che partecipano alle iniziative del Consorzio?" potrebbe chiedere un amministratore. Ecco, nel momento in cui uno si pone questa domanda rivela la nuda verità. Ovvero che non è una mera questione di numeri.
Mettere in discussione il Consorzio Villa Greppi è una scelta politica. Una chiara scelta politica che prima alcuni comuni del monzese e ora la stessa provincia hanno effettuato dimostrando una scarsa lungimiranza. O forse, semplicemente, quello che pensano, cioè che la cultura dev'essere piegata all'egoismo narcisistico di chi si ostina a dire "Prima gli abitanti di..." , senza capire che alcune cose sono troppo grandi per essere realizzate da una minuscola realtà. "C'è la crisi energetica, i costi salgono, dobbiamo tagliare". Quindi si taglia sulla cultura? "Ma i nostri comuni sono lontani dalla Villa. Il consorzio non rappresenta più un asset strategico". Quindi sbatti la porta e te ne vai senza provare a risolvere la situazione?
Dobbiamo rispetto alla parola "Politica", intensa nel senso più alto del termine. Per quella Politica che mette a disposizione della comunità giorno dopo giorno le proprie competenze e il proprio impegno. Per quella Politica che persegue una visione, che lavora per migliorare la vita dei cittadini o mette nelle condizioni alcuni esperti di fare lo stesso. Non presentarsi alle assemblee, annunciare l'uscita dal consorzio senza preavviso sono scelte che appartengono ad una politica di basso livello. Una politica che i problemi non li vuole risolvere, che non si vuole sedere al tavolo a discutere. Una politica che non conosce l'atmosfera emozionante degli spettacoli teatrali o il silenzio attento delle conferenze a tema storico. Una politica per cui, in ultima analisi, la cultura non è importante, nonostante che per alcuni dei cittadini a cui quella stessa politica si rivolge lo sia.
Chiariamoci: i problemi legati ai costi in aumento ce li hanno tutti gli amministratori, in provincia di Lecco come in provincia di Monza. Ma qui stiamo parlando dell'unico ente culturale dell'alta Brianza, l'unica istituzione che ha la forza, le risorse e le competenze per organizzare iniziative culturale di un certo rilievo. Una realtà che si rivolge ad un popolo di amanti del sapere o instancabili cultori di teatro. Un ente che gestisce una delle poche scuole di musica del territorio nonché un patrimonio immobiliare di grandissimo pregio.
Il Consorzio Brianteo Villa Greppi è un'istituzione in campo culturale e per di più si occupa della manutenzione e della valorizzazione di una parte fondamentale del patrimonio immobiliare del casatese. Tutto ciò merita che a prevalere sia la Politica, quella incarnata per esempio dagli amministratori che l'altra sera hanno sfidato buio, freddo e calendario intasato dai consigli comunali per presenziare all'assemblea. E la Politica deve prevalere fin da subito, perché se è vero che dal 2025 non ci sarà più il contributo da 150mila euro annui della provincia di Monza, l'ente necessita una rifondazione di portata tale che se ne deve iniziare a discutere ora.
Volete un'idea concreta? Eccola. Mentre per esempio ci sono molti cineforum facilmente raggiungibili nella nostra provincia, manca terribilmente un'offerta sul piano delle presentazioni di romanzi e saggi freschi di stampa.
Poche settimane fa il cinema di Bellano si è riempito oltre l'inverosimile per l'arrivo di Francesco Costa. Perché non potrebbe accadere lo stesso per l'ex granaio di Villa Greppi, per esempio con Francesca Mannocchi solo per dirne una? Portare sistematicamente autori o personaggi di quella caratura nel nostro territorio avrebbe molteplici vantaggi: smuoverebbe le folle, valorizzerebbe l'attività delle librerie indipendenti del territorio e farebbe conoscere ancora di più molti dei tesori del circondario, meravigliosi siti in cui si terrebbero quegli incontri.
"Cosa c'entra questo con le attività che il Consorzio ha portato avanti in questi anni?" All'apparenza niente. In realtà sarebbe un modo per abbracciare ancora più pienamente la funzione di unico ente culturale del territorio. Si integrerebbe ad un'offerta di iniziative già ricchissima, sul piano della musica, del teatro e delle conferenze a carattere storico. E magari spingerebbe anche qualche privato a sostenere economicamente le attività dell'ente.
"Pura utopia, impossibile" direbbe qualcuno. Forse sì, ma non è questo il punto, la nostra è solo un'idea. Il punto è che bisogna iniziare a parlarne. La Politica deve attivarsi sin da ora per disegnare il futuro del consorzio. Altrimenti l'avranno vinta gli altri, quelli per cui la cultura è solo la prima voce del bilancio da tagliare quando ci sono problemi. Vincerebbero quelli che forse si credono talmente tanto di essere più bravi che non si degnano neanche di spiegare che stanno lavorando su un altro progetto. Ammesso che lo stiano facendo ovviamente.
In ultima analisi, vincerebbero quelli che votano un ministro dell'istruzione secondo cui "l'umiliazione è un fattore di crescita fondamentale". Se ciò accadrà, vivremo tutti in una realtà più povera. E avremo perso una grande occasione.
Perché se ne vogliamo fare una questione di numeri, allora bisogna guardare tutti i numeri, compresi quelli delle presenze alle conferenze o ai concerti. Per non parlare poi del grande successo de "l'ultima luna d'estate", la rassegna teatrale organizzata a fine agosto con Teatro Invito. "E ma quanti sono gli abitanti del mio comune che partecipano alle iniziative del Consorzio?" potrebbe chiedere un amministratore. Ecco, nel momento in cui uno si pone questa domanda rivela la nuda verità. Ovvero che non è una mera questione di numeri.
Mettere in discussione il Consorzio Villa Greppi è una scelta politica. Una chiara scelta politica che prima alcuni comuni del monzese e ora la stessa provincia hanno effettuato dimostrando una scarsa lungimiranza. O forse, semplicemente, quello che pensano, cioè che la cultura dev'essere piegata all'egoismo narcisistico di chi si ostina a dire "Prima gli abitanti di..." , senza capire che alcune cose sono troppo grandi per essere realizzate da una minuscola realtà. "C'è la crisi energetica, i costi salgono, dobbiamo tagliare". Quindi si taglia sulla cultura? "Ma i nostri comuni sono lontani dalla Villa. Il consorzio non rappresenta più un asset strategico". Quindi sbatti la porta e te ne vai senza provare a risolvere la situazione?
Dobbiamo rispetto alla parola "Politica", intensa nel senso più alto del termine. Per quella Politica che mette a disposizione della comunità giorno dopo giorno le proprie competenze e il proprio impegno. Per quella Politica che persegue una visione, che lavora per migliorare la vita dei cittadini o mette nelle condizioni alcuni esperti di fare lo stesso. Non presentarsi alle assemblee, annunciare l'uscita dal consorzio senza preavviso sono scelte che appartengono ad una politica di basso livello. Una politica che i problemi non li vuole risolvere, che non si vuole sedere al tavolo a discutere. Una politica che non conosce l'atmosfera emozionante degli spettacoli teatrali o il silenzio attento delle conferenze a tema storico. Una politica per cui, in ultima analisi, la cultura non è importante, nonostante che per alcuni dei cittadini a cui quella stessa politica si rivolge lo sia.
Chiariamoci: i problemi legati ai costi in aumento ce li hanno tutti gli amministratori, in provincia di Lecco come in provincia di Monza. Ma qui stiamo parlando dell'unico ente culturale dell'alta Brianza, l'unica istituzione che ha la forza, le risorse e le competenze per organizzare iniziative culturale di un certo rilievo. Una realtà che si rivolge ad un popolo di amanti del sapere o instancabili cultori di teatro. Un ente che gestisce una delle poche scuole di musica del territorio nonché un patrimonio immobiliare di grandissimo pregio.
Il Consorzio Brianteo Villa Greppi è un'istituzione in campo culturale e per di più si occupa della manutenzione e della valorizzazione di una parte fondamentale del patrimonio immobiliare del casatese. Tutto ciò merita che a prevalere sia la Politica, quella incarnata per esempio dagli amministratori che l'altra sera hanno sfidato buio, freddo e calendario intasato dai consigli comunali per presenziare all'assemblea. E la Politica deve prevalere fin da subito, perché se è vero che dal 2025 non ci sarà più il contributo da 150mila euro annui della provincia di Monza, l'ente necessita una rifondazione di portata tale che se ne deve iniziare a discutere ora.
Volete un'idea concreta? Eccola. Mentre per esempio ci sono molti cineforum facilmente raggiungibili nella nostra provincia, manca terribilmente un'offerta sul piano delle presentazioni di romanzi e saggi freschi di stampa.
Poche settimane fa il cinema di Bellano si è riempito oltre l'inverosimile per l'arrivo di Francesco Costa. Perché non potrebbe accadere lo stesso per l'ex granaio di Villa Greppi, per esempio con Francesca Mannocchi solo per dirne una? Portare sistematicamente autori o personaggi di quella caratura nel nostro territorio avrebbe molteplici vantaggi: smuoverebbe le folle, valorizzerebbe l'attività delle librerie indipendenti del territorio e farebbe conoscere ancora di più molti dei tesori del circondario, meravigliosi siti in cui si terrebbero quegli incontri.
"Cosa c'entra questo con le attività che il Consorzio ha portato avanti in questi anni?" All'apparenza niente. In realtà sarebbe un modo per abbracciare ancora più pienamente la funzione di unico ente culturale del territorio. Si integrerebbe ad un'offerta di iniziative già ricchissima, sul piano della musica, del teatro e delle conferenze a carattere storico. E magari spingerebbe anche qualche privato a sostenere economicamente le attività dell'ente.
"Pura utopia, impossibile" direbbe qualcuno. Forse sì, ma non è questo il punto, la nostra è solo un'idea. Il punto è che bisogna iniziare a parlarne. La Politica deve attivarsi sin da ora per disegnare il futuro del consorzio. Altrimenti l'avranno vinta gli altri, quelli per cui la cultura è solo la prima voce del bilancio da tagliare quando ci sono problemi. Vincerebbero quelli che forse si credono talmente tanto di essere più bravi che non si degnano neanche di spiegare che stanno lavorando su un altro progetto. Ammesso che lo stiano facendo ovviamente.
In ultima analisi, vincerebbero quelli che votano un ministro dell'istruzione secondo cui "l'umiliazione è un fattore di crescita fondamentale". Se ciò accadrà, vivremo tutti in una realtà più povera. E avremo perso una grande occasione.
Andrea Besati