Oggiono, Bachelet: incontro sul DSA con 'differenti strategie per l’apprendimento'

“Differenti strategie per apprendere”. Con questo titolo l’istituto Bachelet ha promosso un incontro per gli studenti, sensibilizzandoli ai disturbi specifici dell’apprendimento (DSA). Come ha sottolineato il professor Salvatore De Gennaro, appassionato relatore e motivatore della mattinata che con un intervento intenso ha catturato l’attenzione dei ragazzi, “il disturbo specifico dell’apprendimento non è una patologia, ma qualcosa che può essere sormontato”. Il docente ha fatto molto riflettere i ragazzi su aspetti stavolta meno considerati nella formazione di una persona, ma altrettanto importanti. “Le persone con DSA, oltre ad avere un quoziente intellettivo più alto, hanno un livello di intelligenza emotiva più alto”.



Tra l’altro, l’esortazione del professore è stata quella di seguire i propri interessi, i soli che ci permettono di andare a fondo della nostra personalità. “L’apprendimento non avviene a prescindere dai sentimenti: qualunque cosa vi interessi e vi appassioni è cultura: non c’è discriminante. Tenete conto che anche l’ambiente intorno ci influenza, ma la conoscenza di sé e pertinacia, fanno tutto”.



Il docente ha fatto riferimento anche alla lingua come espressione della mentalità e al code-switching, ovvero la capacità che l’essere umano ha in base al contesto o alla situazione sociale. Il docente ha lasciato una metodologia di base, utile a tutti gli studenti per lavorare su se stessi a partire dall’uso tecnico della voce e dalla biomeccanica della laringe e dell’apparato fonologico in se stesso per arrivare allo scioglimento dei nodi emotivi e a una voce persuasiva. “Per poter dare un messaggio e per renderlo più forte, dovete saperlo fare. Se non vi emozionate, non imparerete” è il suggerimento lasciato dal professor De Gennaro.



Ad arricchire la mattinata, ci sono stati gli interventi di Filippo, Andrea, Matilde e Giulia, compagni di istituto che hanno riportato la loro esperienza di apprendimento mentre Federico, oggi all’università, ha raccontato come sta affrontando i primi mersi in ambito accademico.
Federico è un ragazzo con dislessia, discalculia, disortografia e disgrafia. Dopo il diploma presso l’istituto tecnico, oggi è al primo anno di giurisprudenza. Ha spiegato ai ragazzi di aver lavorato pensando ai suoi punti di forza e a quelli di fragilità: “Le chiavi di volta consistono nel differenziare le materie perché non si può ragionare in modo omogeneo su tutto il percorso. Va fatto nel biennio che è una palestra per approcciarsi al triennio. Bisogna poi prendere le misure, organizzarsi ed evitare il bourn-out, come è successo a me al 5 anno quando ho usato tutte le energie nel trimestre e sono arrivato alla maturità completamente cotto”. Per l’apprendimento si è servito di computer, libro digitale, appunti grafici, mappe concettuali, formulari e programmazione.



“Per scegliere l’università, bisogna farlo in base alla facoltà, all’ateneo e, per i DSA, anche vastando i servizi offerti a questi studenti. Nella mia viene offerta una consulenza pedagogica, che mi sta affiancando ora per la costruzione del piano di studi”. Poi il suggerimento da studente di qualche anno più grande di quelli presenti in sala al Palabachelet: “Dovete cominciare già ora a essere autonomi nei metodi di studio: all’inizio si potrà sbagliare, ma sperimentando tanti metodi, arrivate a capire quali sono i vostri. Nel mio caso, tante volte mi sarei dovuto arrendere. Se arrivo a riconoscere le difficoltà ed elaborare gli strumenti che mi permettono di andare oltre, conoscendomi, so quello che posso fare”.



Tanti altri spunti sono poi arrivati dagli altri ragazzi, attualmente iscritti nei vari indirizzi di studio dell’istituto. La professoressa Debora Ferraina, docente di sostegno, ha provato a fare sintesi al termine degli interventi: “Mi riallaccio a Federico quando ci ha ricordato quanto ancora la scuola non riesca ad essere meritocratica: questa è una sfida enorme per noi. Dobbiamo dare la possibilità agli studenti di fare un percorso formativo idoneo e che permetta loro di evolvere. Questo momento è finalizzato a sensibilizzarci su come interveniamo e come possiamo fare meglio. Tutti sogniamo una scuola in cui, lavorando sulla differenziazione, riusciremo a parlare dei singoli e non solo di studenti che hanno difficoltà. Speriamo che nessuno studente venga più etichettato, ma venga riconosciuto nella sua unicità e la sfida è elevata. Rischiamo noi stessi docenti infatti di sentirci incapaci di affrontare il nostro piuttosto che affrontarlo. É una lotta per entrambi che dobbiamo portare avanti insieme”. La professoressa ha ricordato che l’istituto si è abbonato al centro internazionale del libro parlato: agli studenti che ne faranno richiesta, verrà inviato tramite mail il libro in formato MP3. Per chi lo vorrà, invece ci sarà la possibilità di aderire al progetto donatore di voce, prestando la voce per la lettura.



In merito alle nozioni e ai suggerimenti offerti durante la mattinata, si è espressa anche la dirigente scolastica Anna Panzeri: “Spesso riduciamo il disturbo a banalizzazione. Al contrario, in termini della consapevolezza dell’essere studenti, abbiamo ascoltato dal professore tanti elementi su cui vale la pena ritornare e sei esempi di ragazzi che sono superiori rispetto ad alcune situazioni cosiddette normali”.



Una mattinata di ricchezza per i ragazzi che hanno potuto conoscere le difficoltà e le capacità dei loro compagni con DSA ma anche per chi non ha questi disturbi ed è uscito dalla sala con idee in più su come continuare il lavoro di formazione di se stessi, che non si esaurisce mai sui banchi di scuola ed accompagna per l’intera vita.
M.Mau.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.