Associazione pensionati cassaghesi? CentRo per cento!

Benvenuto Perego
In questo dicembre che sembra volerci far sentire un po' di freddo come ai "vecchi tempi", è bello trovarsi al nuovo Centro dei pensionati di Cassago, che da qualche mese è aperto in Via Sauro dopo il trasferimento dalla storica sede di Oriano.
L'importanza del potersi trovare (e ri-trovare) è una cosa che tutti conoscono ma che gli anziani sanno forse meglio degli altri: un ambiente accogliente può infatti trasformarsi facilmente in un rifugio, dove unire le chiacchiere allo svago, e permettere al tempo di non dilatarsi inutilmente davanti alla finestra o, assai peggio, alla televisione. È anche per questo che gli associati (oltre duecento) riempiono con tanta abbondanza e fedeltà gli spazi molto belli messi a disposizione dalla parrocchia e magnificamente resi fruibili dal lavoro di tanti volontari. E se proprio si vuole cercare il pelo nell'uovo e trovare un "difetto", c'è solo quello delle dimensioni ridotte rispetto alla vecchia sede che nella brutta stagione, quando cioè non è possibile godere del bel giardino, si fanno sentire. Ma del resto non si può aver tutto si sa.
La cosa più bella, comunque, è che tutti trovano accoglienza nel Centro pensionati: le differenze nel credo politico come in quello religioso sono tutte bene accette, non si sbircia nelle idee di nessuno, e tutti possono sentirsi a casa loro perché conta solo la voglia di stare insieme con semplicità e in amicizia, e magari di sedersi al tavolo delle carte dove mostrare - e magari ampliare le - proprie capacità di gioco. Lì magari la concentrazione torna ai livelli che si avevano in gioventù, quando si era al lavoro, e proprio come allora donne e uomini stringono le labbra e danno attenzione ai semi di picche e denari proprio come un tempo concentravano gli sguardi sul tornio, il telaio e la fresa, solo che adesso lo fanno all'unico scopo di trovare l'accordo col compagno di briscola o burraco, o di impiantare la paziente e tenace tessitura indispensabile per rendere vincenti le carte che il caso e il mazzo hanno assegnato.
Eh sì, essere "al Centro" significa per tutti quelli che lo frequentano ricaricare le batterie e accantonare preoccupazioni e pensieri: le quaranta carte del mazzo da briscola, che diventano addirittura 108 per l'ormai amatissimo burraco, hanno il potere di annullare interrogativi e ansie, solitudine e noia, e addirittura... qualche acciacco. E ben vengano persino le "sfuriate" che magari si accendono per una mossa sbagliata, o per una distrazione: sul momento si alza la voce ma poi ci si offre a vicenda un caffè, o un bicchiere, e tutto si stempera nel sorriso e nella battuta.
Insomma, diciamo la verità: quello del Centro pensionati è un vero e proprio "servizio sociale", ancora più prezioso perché auto-prodotto e auto-sostenuto dalle stesse persone che ne usufruiscono. E c'è quindi da nutrire un'enorme gratitudine per quelle persone - a propria volta pensionate, ma non solo perché ci sono anche diversi giovani a dare una mano - che con il loro impegno rendono possibile tanta serenità nella condivisione. Un grazie che va detto a tutti: al presidente come al consiglio direttivo, a chi si occupa dei conti come a chi cura gli acquisti, a chi si mette dall'altra parte del bancone per servire, a chi sta in cucina per preparare gli snack (e persino qualche gustosa cenetta), a chi si occupa delle pulizie quando la cler è abbassata e tutti sono già sulla via di casa.
Anch'io frequento il Centro con gioia, e sento il dovere di esprimere il mio apprezzamento per tutte le voci, i volti e i sorrisi che incontro, per la boccata d'ossigeno del contatto umano, per le cose belle che possono riempire giornate che sarebbero altrimenti monotone e forse persino tristi. Ricordo sempre volentieri quello che mi disse una carissima persona, ora già andata avanti: "Qui al Centro la quercia della mia infanzia, che si era assopita, ritrova una linfa di dignità che la ridesta e che riempie il vuoto lasciato dal tarlo dell'età, che voleva corrodere quel tronco e quei rami che invece ancora portano qualche frutto, e sfidano ancora il cielo quasi a punzecchiarlo".
Una gratitudine che aumenta ancora di più se penso che appena un anno fa c'è stato il rischio di trovare tutto chiuso e sbarrato, e di mettere in archivio per sempre una delle esperienze associative più belle e intense degli ultimi trent'anni a Cassago. A chi - nel passato come nel presente - ci ha creduto e ci si è speso non si può dire altro che... grazie!
Benvenuto Perego
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