La carica dei 106 travolge anche Forza Italia
Non c'è pace in casa Forza Italia e le umiliazioni politiche e non, sono quotidiane. La fuga dal partito azzurro nel Lecchese è quotidiana ed è arrivata anche l'ora di restituire tutto ciò che era in comodato d'uso (gratuito!?)
Voci milanesi e conferme locali ci riferiscono di una lettera inviata da alcuni supporters dell'ex Cavaliere e tesserati azzurri di lunga data, ai piani alti del partito.
Sul banco degli imputati ci è finito Davide Bergna, coordinatore provinciale, reo di non aver tenuto a bada le truppe che, con il manifesto dei 106, invitavano Mauro Piazza a ricandidarsi alle regionali. Candidatura che lo stesso Piazza al suo arrivo nel (e sul) Carroccio, escludeva tatticamente per evitare polemiche all'inizio di questa sua ennesima esperienza politica.
Infatti sono venuti allo scoperto non solo i famosi sindaci ad "elasticum" del Meratese Milani, Pendeggia e Toto, ma anche la stessa Presidente della Provincia, citata in tutte le chat Arcoriane dello spumiglioso Conrater (perché funzionano solo quelle) come "la nostra Alessandra", nonostante che quest'ultima, dopo aver dato l'addio agli azzurri in tandem con Mattia Micheli, non abbia tenuto alcun tipo di terzietà nei confronti dei partiti della coalizione, non disdegnando affatto un selfie tra una taragna e una luganega alle feste leghiste con il Capitano piuttosto che Nogara . Ma il caso più grave è stato quello dei tre consiglieri della città di Lecco, che ancora conservano il simbolo di Forza Italia nel gruppo e che hanno sottoscritto l'accordo-appello dei 106. Ad accusare il Davide di non essere andato contro Golia (Mauro Piazza), vi è anche la nota in cui si parla di coloro, per la verità non molti ma attivi, che sono finiti nel Terzo Polo. Questi, contattati da Milano per un possibile rientro, hanno risposto picche: pare che il buon Antonio Rusconi abbia più appeal del coordinatore azzurro, o forse, a differenza di quest'ultimo, è capace di fare Politica.
Si, la Politica, quella portata nel testo segreto (perché sui social si scrive altro) in cui si accusa Bergna di esser stato compiacente con chi lo ha cannibalizzato e di non solo aver fatto scappare chi voleva rimanere, ma anche di aver chiuso le porte ad alcuni sindaci che, dall'uscita del Mauro dei 106, avrebbero trovato una casa naturale in FI, tra questi Riccardo Fasoli, Federico Airoldi e Bruno Polti, tutti finiti sotto l'ala di Letizia.
La missiva ai vertici si conclude con un minuzioso allegato degli insoddisfacenti risultati nei comuni dove opera lo stesso “imputato” e i suoi stretti e pochi collaboratori di partito, nei quali si è sempre stati sotto la media sia nazionale, ma soprattutto provinciale.
Voci milanesi e conferme locali ci riferiscono di una lettera inviata da alcuni supporters dell'ex Cavaliere e tesserati azzurri di lunga data, ai piani alti del partito.
Sul banco degli imputati ci è finito Davide Bergna, coordinatore provinciale, reo di non aver tenuto a bada le truppe che, con il manifesto dei 106, invitavano Mauro Piazza a ricandidarsi alle regionali. Candidatura che lo stesso Piazza al suo arrivo nel (e sul) Carroccio, escludeva tatticamente per evitare polemiche all'inizio di questa sua ennesima esperienza politica.
Infatti sono venuti allo scoperto non solo i famosi sindaci ad "elasticum" del Meratese Milani, Pendeggia e Toto, ma anche la stessa Presidente della Provincia, citata in tutte le chat Arcoriane dello spumiglioso Conrater (perché funzionano solo quelle) come "la nostra Alessandra", nonostante che quest'ultima, dopo aver dato l'addio agli azzurri in tandem con Mattia Micheli, non abbia tenuto alcun tipo di terzietà nei confronti dei partiti della coalizione, non disdegnando affatto un selfie tra una taragna e una luganega alle feste leghiste con il Capitano piuttosto che Nogara . Ma il caso più grave è stato quello dei tre consiglieri della città di Lecco, che ancora conservano il simbolo di Forza Italia nel gruppo e che hanno sottoscritto l'accordo-appello dei 106. Ad accusare il Davide di non essere andato contro Golia (Mauro Piazza), vi è anche la nota in cui si parla di coloro, per la verità non molti ma attivi, che sono finiti nel Terzo Polo. Questi, contattati da Milano per un possibile rientro, hanno risposto picche: pare che il buon Antonio Rusconi abbia più appeal del coordinatore azzurro, o forse, a differenza di quest'ultimo, è capace di fare Politica.
Si, la Politica, quella portata nel testo segreto (perché sui social si scrive altro) in cui si accusa Bergna di esser stato compiacente con chi lo ha cannibalizzato e di non solo aver fatto scappare chi voleva rimanere, ma anche di aver chiuso le porte ad alcuni sindaci che, dall'uscita del Mauro dei 106, avrebbero trovato una casa naturale in FI, tra questi Riccardo Fasoli, Federico Airoldi e Bruno Polti, tutti finiti sotto l'ala di Letizia.
La missiva ai vertici si conclude con un minuzioso allegato degli insoddisfacenti risultati nei comuni dove opera lo stesso “imputato” e i suoi stretti e pochi collaboratori di partito, nei quali si è sempre stati sotto la media sia nazionale, ma soprattutto provinciale.
Come finirà dunque questa vicenda, iniziata con una fuga di massa così riassumibile:
1) dei tre azzurri del comune capoluogo;
2) di “Cantiere Lecco” del rissoso Mambretti e i suoi quattro torquemada centristi;
3) della "nostra Alessandra" che ha detto ufficialmente ciao, insieme al "nostro Mattia”, Emilio, Simone e Gianni?
4) di Bruno Polti e gli sceriffi scappati con la Moratti;
5) di Cicci Silverij uscito disgustato da Forza Italia a luglio dopo esser stato nominato in pompa magna un mese prima nel direttivo azzurro e proposto dagli oppositori della coppia indissolubile Hoffman/Micheli e nominato come presidente del Cpfa di Casargo?
La soluzione non è facile, soprattutto in un partito passato da Antonio Martino a Licia Ronzulli, dove se il merito non fosse optional, si sarebbero presi da tempo provvedimenti. Ormai i più maliziosi avversari interni e esterni sostengono che tutti gli indizi lasciano pensare che il Davide sia un infiltrato da Golia nel campo concorrente, a patto che il "nostro" non si candidi, dimostrando le sue reali capacità. Forse sarebbe la volta buona in cui lo vedremo con le valigie tornare a casa oppure perché no direttamente al Pirellone. Gli esami nella vita non finiscono mai e per l'architetto è ora di un check up.
Claudio Brambilla