Oggiono: al Bachelet si parla di donazioni e ricerca per malattie rare con Avis e Telethon

La donazione è un gesto di solidarietà verso gli altri, ma anche di responsabilità e maturità mentre la ricerca scientifica aiuta il progresso e dunque a proiettare lo sguardo verso il futuro. Al Palabachelet di Oggiono sabato 10 dicembre, gli studenti dell'istituto hanno incontrato le associazioni impegnate in entrambi i settori: da un lato Avis per sottolineare l'utilità - per sé e per gli altri - della donazione di sangue e dall'altro l'unione italiana per la lotta alla distrofia muscolare (Uildm) e Telethon con un incisivo intervento sui progressi compiuti nella ricerca scientifica che hanno permesso di aiutare le persone affette da malattie genetiche rare.

Al microfono Gerolamo Fontana di Telethon

La conferenza si è tenuta nella giornata mondiale dei diritti umani, come ha sottolineato la dirigente scolastica Anna Panzeri. "Parlare di ricerca oggi è importante sia perché è un diritto fondamentale di cui siamo fruitori sia perché significa sviluppo e porta condizioni di benessere per tutti, portandoci verso il futuro. Ringrazio i presenti per la disponibilità e l'arricchimento che porterete nella nostra scuola".

Tutte gli interventi della mattinata sono stati significativi, a partire da quello di Avis Oggiono con Gianbattista Arrigoni che ha fatto presente i numeri dell'associazione e ha invitato i giovani ad entrare parte del gruppo.
Cristina Corti, volontaria Avis, donatrice e infermiera del centro trasfusionale di Lecco, ha ricordato agli studenti un aspetto fondamentale: il sangue è bene prezioso prodotto dal nostro organismo, non si può produrre in laboratorio ed è una necessità quotidiana. "Il sangue è risorsa strategica nella cura di tante malattie e anche i suoi derivati sono importanti nella produzione di sangue e garantiscono la sopravvivenza di tante persone" ha detto. "Avis è stata fondata da un giovane medico e la sua attività si articola su tutto il territorio capillarmente. Il donatore di sangue è un forte esempio di cittadinanza attiva: colui che si preoccupa della propria salute, adotta uno stile di vita sano per essere pronto per la donazione".

Non solo, Avis promuove anche la prevenzione attraverso apposite iniziative sulle salute e i controlli che vengono garantiti prima di poter donare. "Tutte le persone che hanno compiuto 18 anni e hanno sano stile di vita possono scegliere di donare il sangue e per i ragazzi è un valore di maturità e responsabilità. I ragazzi devono scoprire che con questi piccoli gesti si arriva a grandi traguardi".

Da sinistra Irene, Cristina Corti, Gianbattista Arrgoni e Roberto Maggi

Al suo intervento è seguito quello di Irene, biologa con 40 anni di esperienza al centro trasfusionale di Lecco, ha illustrato la necessità di sangue che il corpo richine: si può andare da un minimo di 2-10 sacche fino a oltre 40 sacche di sangue richieste per un trapianto di fegato. Ci sono poi una serie di patologie che richiedono un supporto trasfusionale costante nel corso dell'anno, arrivando richiedere un fabbisogno di 30-50 unità per ciascuno di questi pazienti. Il plasma viene utilizzato sui riceventi in minore quantità rispetto ai globuli rossi: la gran parte infatti confluisce nelle aziende per la produzione di medicinali.

"Una volta donato, il sangue, prima di essere trasfuso, deve essere valutato dal punto di vista della sicurezza - ha aggiunto la biologa - In questi ultimi anni, abbiamo raggiunto una sicurezza trasfusionale elevata perché si sono aggiunti test di biologia molecolare che consentono di individuare le infezioni in fase molto precoce. Ci sono le infezioni trasmesse con il sangue, che vengono indagate a ogni donazione come l'epatite C e B, l'HIV e la sifilide. Al momento della donazione, vengono eseguite accurate disinfezioni della cute del donatore (spore, batteri), mentre si valutano anche i patogeni emergenti, trasmessi da vettori come insetti e animali che, con i movimenti delle popolazioni e delle merci a velocità consistente, possono diventare un rischio per il ricevente". Dal 1980 il numero di test eseguito per ogni donazione si è incrementato e, in corrispondenza, è aumentata la sicurezza della trasfusione, riconducendo a valori ormai prossimi allo zero il rischio di contrarre le infezioni.

Gerolamo Fontana, presidente Uildm della sezione di Lecco ha condotto un intervento appassionato sulle malattie generiche (unitamente ad alcuni video commoventi sui progressi della scienza), di cui il nostro corpo può ammalarsi facendo in particolare modo riferimento alla distrofia muscolare che ha colpito suo figlio Fabrizio. Grazie alla ricerca, sostenuta tramite l'associazione che presiede, il figlio è riuscito a raggiungere i 35 anni di età, affatto scontati al momento della diagnosi. Ha raccontato dei "bambini bolla", i piccoli che a causa di un sistema immunitario fragile vivevano costantemente separati dal contesto familiare: anche in questo caso, la ricerca portata avanti per questa malattia consente a chi oggi ne è affetto di rimanere isolato per 4 mesi con un genitori e di uscirne poi guarito. Passi da gigante, insomma, per una ricerca che in Italia viene poco sostenuta dallo stato e per gran parte da enti privati come le associazioni, che raccolgono fondi da destinare a questi scopi.

Ne ha fatto riferimento Roberto Maggi, docente dell'università di Milano e ricercatore per 40 anni. "Parlando di ricerca, c'è il diritto alla cura (quia cor urat), mentre la solidarietà è un dovere, di stare vicino a chi non sta bene. La ricerca scientifica è utile solo se mirata al bene dell'uomo. Solidarietà e cura sono unite dalla ricerca. In Italia il 55% delle fonti di finanziamento per la ricerca scientifica provengono da fondi privati: i cittadini hanno la possibilità di partecipare alla ricerca del paese con le donazioni. Bisogna investire di più in ricerca per lo sviluppo del paese, altrimenti rimarremo sempre indietro". A questo proposito il ricercatore ha introdotto anche le nuove frontiere della ricerca biomedica, come le biotecnologie che studiano la comprensione dell'interazione tra microrganismi e ospite, ma anche la salvaguardia dell'ambiente.

Per i giovani studenti è stata una bella mattinata di educazione su temi che vengono marginalmente sfiorati nelle ore di lezione in aula: grazie all'intervento dei volontari e dei professionisti che hanno lavorato in questo campo, hanno invece compreso come la ricerca possa dare un effettivo contributo alla società. Hanno altresì ricevuto il messaggio che il gesto di ciascuno possa fare la differenza, anche semplicemente acquistando il panettone di Natale di Telethon: una delizia per il nostro palato e un aiuto concreto a chi si occupa di ricerca sulle malattie rare.
M.Mau.
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