Federmeccanica: tiene l'occupazione ma il quadro produttivo del settore è in flessione
Giacomo Riva
Nel terzo trimestre dell’anno in corso, infatti, i volumi di produzione in termini congiunturali hanno evidenziato una sostanziale stabilità (+0,1%), dopo il progresso dell’1,1% osservato nel secondo, mentre nel confronto con l’analogo periodo del 2021 sono diminuiti del 2,1%, in ulteriore calo dopo il -1,2% registrato nel precedente trimestre. Complessivamente nel periodo gennaio-settembre 2022, la produzione metalmeccanica è mediamente diminuita dello 0,6% rispetto ai primi nove mesi del 2021, a fronte della variazione positiva fatta registrare invece dall’intero comparto industriale (+0.8%).
Nei primi tre trimestri del 2022 le esportazioni metalmeccaniche sono aumentate in media del 13,5% nel confronto con l’analogo periodo del 2021, evidenziando una dinamica in attenuazione nel corso dei singoli trimestri, mentre le importazioni sono cresciute in misura maggiore pari al 23,2%. Occorre, inoltre, osservare che gli incrementi dell’interscambio in valore sono stati influenzati da una forte crescita dei valori medi unitari.
Per quanto riguarda le aree di destinazione dei prodotti metalmeccanici, i flussi in uscita hanno fatto registrare un incremento più marcato per i prodotti diretti verso i Paesi dell’Unione Europea (+15,0%) rispetto a quelli destinati ai mercati esterni all’area (+11,8%). Gli indicatori previsivi confermano un peggioramento della congiuntura settoriale rispetto alla precedente rilevazione. Le attese sono all’insegna di una contrazione dell’attività produttiva e di un ridimensionamento dei livelli occupazionali.
“Anche sul nostro territorio, così come a livello nazionale, l’incertezza per quanto ci attende nei prossimi mesi rende complessa la gestione delle attività e difficile fare previsioni anche a medio termine - evidenzia il Presidente della Categoria Merceologica Metalmeccanico di Confindustria Lecco e Sondrio, Giacomo Riva -. Tuttavia nelle nostre due province, assieme al generale rallentamento in un quadro peraltro eterogeneo, registriamo il buon segnale della tenuta dell’occupazione e, anzi, il problema evidenziato da un numero sempre crescente di imprese riguarda la difficoltà nel reperire risorse umane formate e con competenze almeno di base. Questo conferma che il nostro sistema è solido nei suoi fondamentali e ci impedisce di essere pessimisti, nonostante i numerosi elementi di preoccupazione, costi dell’energia in primis”.
Sulla base dei dati rilevati dal Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio, e relativi al mese di novembre, le realtà metalmeccaniche del territorio descrivono, attraverso i loro giudizi, un quadro eterogeneo ma caratterizzato principalmente dal rallentamento degli indicatori.
Come esaminato per il campione a livello a livello globale, considerando cioè tutti i comparti di attività, le indicazioni di rallentamento risultano più diffuse rispetto a quelle di crescita dei livelli, in particolar modo per quanto riguarda la domanda nelle sue due componenti domestica (in diminuzione per il 45,7% del campione, stabile per il 28,6% e in crescita per il 25,7%) ed estera (in contrazione per il 51,7%, in mantenimento sulle quote di ottobre per il 31% e in aumento per il 17,3%). Soffrono meno, seppur con una prevalenza di indicazioni di decelerazione, la produzione e il fatturato (sia a livello italiano, sia estero). Il tasso medio di utilizzo degli impianti si attesta all’80,4%.
Permangono le criticità legate all’approvvigionamento delle materie prime e ai maggiori costi, in particolare per le commodities energetiche. Per quattro realtà su cinque (80%) tra quelle aderenti all’Osservatorio, gli effetti si traducono in una contrazione dei margini di profitto mentre per circa un’impresa su tre (31,4%) è stato segnalato il ridimensionamento o il posticipo degli investimenti aziendali.
Nel quadro generale, l’occupazione resiste; in oltre tre casi su quattro (77,2%) le aziende metalmeccaniche di Lecco e Sondrio indicano una conservazione dei livelli, nel 17,1% è segnalata un’espansione mentre nel restante 5,7% è comunicata una diminuzione. Coerentemente con quanto visto per il campione nel suo complesso, i prossimi mesi risultano all’insegna dell’incertezza, con aspettative in rallentamento del business per quattro realtà su dieci (40%), a fronte di una quota del 17,1% che ipotizza, invece, una crescita.