Costa: l’ambasciatore Luca Attanasio e la sua storia al centro dell’incontro Avis
''Sii strumento di pace. Ama senza riserve, dando il meglio di te'' aveva detto, in una lettera indirizzata a se stesso, quando aveva appena 23 anni e si interrogava sulla direzione da dare alla sua vita. Lo ha fatto davvero Luca Attanasio, inseguendo il suo sogno di diventare ambasciatore: a seguito della tragica morte è assurto a simbolo, a modello da seguire per avere rappresentato l'Italia nelle sede estere rendendoci orgogliosi.
Da sinistra Salvatore Attanasio, i giornalisti Fabio Marchese Ragona e Michela Mauri,
Alida (madre di Luca Attanasio) e il presidente Avis Costa Daniele Isella
L'ambasciatore è stato al centro dell'incontro promosso sabato 14 gennaio da Avis Costa all'interno dell'iniziativa "donare è cultura" che, dal 2016, ogni anno vede l'associazione impegnarsi nel donare una serie di volumi alla biblioteca al fine di far crescere la curiosità verso tematiche all'apparenza non vicine ad Avis ma che, in realtà, condividono lo stesso messaggio di rispetto e altruismo. Come ha sottolineato l'assessore Anna Cazzaniga il comune tiene molto alla cultura, arricchendo ogni anno la biblioteca di volumi e accogliendo a braccia aperte l'iniziativa di Avis che, tramite il prestito interbibliotecario, permette di far arrivare questi volumi in tutte le case della Provincia di Lecco.
Per la donazione, come ha sottolineato il presidente di Avis Daniele Isella, il sodalizio sceglie di volta in volta un filone letterario e quest'anno il tema è stato quello della legalità che "non si costruisce e non si rispetta con le parole, ma con i fatti: Luca Attanasio ce lo ha dimostrato in ogni gesto, dal più piccolo al più importante".
La presentazione del libro "Luca Attanasio. Storia di un ambasciatore di pace", a cui ha presenziato un ampio pubblico, ha visto come ospiti Fabio Marchese Ragona, giornalista vaticanista del Gruppo Mediaset che ha scritto il volume e i genitori del diplomatico, mamma Alida e papà Salvatore. Moderati dalla ''nostra'' giornalista Michela Mauri, hanno fatto conoscere ai presenti Luca, al di là del suo profilo profilo professionale.
Nato a Saronno e cresciuto a Limbiate, dopo la laurea all'Università commerciale Luigi Bocconi di Milano, ha frequentato un corso di preparazione ed è stato poi ammesso nel 2003 alla carriera diplomatica con l'assegnazione alla Direzione per gli Affari Economici del Ministero degli esteri. Viene chiamato a Berna, diventa console generale reggente a Casablanca in Marocco. Dopo una pausa alla Farnesina come Capo Segreteria della Direzione Generale per la Mondializzazione e gli Affari Globali, torna in Africa come primo consigliere presso l'ambasciata d'Italia in Nigeria.
Dal 5 settembre 2017 viene nominato Capo Missione a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo. Dal 31 ottobre 2019 viene confermato in sede in qualità di Ambasciatore Straordinario Plenipotenziario accreditato in Congo.
Nel 2020 Attanasio è stato insignito del "Premio internazionale Nassiriya per la Pace 2020", per la suo costante attività nella promozione della pace durante lo svolgimento delle sue funzioni come Ambasciatore in Congo. Viene ucciso, insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo il conducente del veicolo su cui viaggiava, il 22 febbraio 2021 a Kibumba, in Congo dove si trovava per la missione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo.
I fatti della morte sono ancora circondati da molte ombre, come ha precisato il padre Salvatore: "Un filone di indagine è ancora in corso. È inspiegabile ma al nostro ambasciatore non è stata data adeguata scorta: ci sono gravi mancanze, che fanno pensare che la storia che vogliono farci credere ovvero quella di un rapimento diffusa inizialmente dalla stampa, ha altri riflessi. Chiediamo allo Stato di avere la schiena dritta e di non piegarsi all'ONU e alle potenze che cercano di mettere la polvere sotto il tappeto. Non lo permetteremo: Luca rappresentava il nostro Paese e lo ha onorato in tutte le sedi in cui è stato, quindi merita che la nostra nazione gli renda onore: lo deve fare cercando la verità di quello che è successo".
Luca Attanasio viene visto come un esempio perchè rappresenta un ragazzo di provincia che, cresciuto in oratorio, ha inseguito e raggiunto il desiderio che aveva nel profondo del cuore: mettersi a disposizione dei bisognosi, stare al loro fianco. L'ambasciatore, da ragazzo, era un tipo piuttosto vivace, ma ha sempre avuto la capacità di entrare in empatia con le persone, farsi amare e soprattutto farsi perdonare, quando andava sopra le righe. La professoressa di filosofia del liceo, però, aveva suggerito ai genitori di non tarpare le ali a Luca, intuendo il potenziale che in quel giovane stava maturando.
Il volume è un grande racconto in cui si alternano le voci di tutte le persone che hanno conosciuto Attanasio: "Qualcuno forse pensa che io lo conoscessi ma come tutti voi, non lo conoscevo - ha detto l'autore, il giornalista Marchese Ragona - L'ho conosciuto attraverso i racconti delle persone, amici, ambasciatori, funzionari che hanno lo hanno incontrato: Luca era una delle nostre eccellenze che rappresentava l'Italia con passione. Il libro è nato per i ragazzi, perché potessero avere un esempio da seguire e vedere in lui il fratello maggiore che aveva realizzato il suo sogno partendo dalla provincia".
La volontà di mettersi a servizio dei bisognosi è emersa con decisione sin da ragazzo: aveva avviato da giovane un servizio per i nonni in parrocchia - lo aveva chiamato "servizio sorriso" ed esiste ancora oggi - aveva aderito al progetto Girasole con i ragazzi disabili e, grazie al cugino, si era avvicinato all'associazione dei volontari ospedalieri.
Era un ragazzo anche molto introspettivo: amava dipingere, scriveva poesie, riflessioni sulle amicizie e su se stesso, come quando, nel 2000, in un ritiro a Merate aveva detto a don Jimmy: "la verità è che mi piace ciò che faccio, ma sono in grado di fare di più anche per gli altri?". Questo è il momento in cui ha pensato "devo fare qualcosa, la mia strada forse è un'altra". Riflessioni che sono maturate in seguito, dopo la laurea all'università Bocconi, quando aveva ormai una carriera professionale certa da manager e tracciata. Come ha rivelato mamma Alida, al terzo anno di università Luca aveva presenziato a un incontro in cui era presente il direttore di ISPI, istituto che prepara alla carriera diplomatica.
Ne era rimasto folgorato ma, parlando con il direttore, gli era stato sconsigliato di intraprendere questa strada perchè la preparazione non era adeguata. "Una volta laureato con il massimo dei voti, con un contratto già tra le mani, aveva trovato in casa il volantino di ISPI, l'unico che avevo tenuto tra i tanti che arrivavano a casa. Lui era rientrato a casa, il giorno dopo era ripartito e il volantino non c'era più: quando l'ho sentito, mi ha confidato di non aver dormito quella notte perchè pensava di avviarsi alla carriera da diplomatico". Così fece, pur con qualche ostacolo perchè al primo tentativo non superò l'esame per una lacuna nella lingua francese, cui pose immediatamente rimedio.
Attanasio stava anche iniziando a rivoluzionare il mondo diplomatico. "Non faceva l'ambasciatore dietro la scrivania: non solo dava del tu, ma lasciava pure il numero di cellulare all'autista - ha proseguito Marchese Ragona - L'ambasciata era sempre aperta: quando organizzava le feste, diceva agli italiani che bastava portare il passaporto per entrare. Tuttavia mi preme sottolineare che Luca non era un missionario, ma un ambasciatore, un servitore dello stato però svolgeva seriamente il suo dovere e con rigidità: se c'era qualcosa che in ambasciata non filava per il verso giusto, lui interveniva e rompeva le scatole perché era una persona retta, come quando a Casablanca c'era un problema con i visti: lui ha esternalizzato il servizio affidandolo a una società esterna. Alcuni missionari che vivono vicino a Goma con cui ho parlato mi hanno detto di non aver mai visto un ambasciatore. Luca invece usciva a incontrare missionari e imprenditori per ascoltare i loro bisogni e farsi portavoce delle loro necessità". Quando è scoppiata la pandemia, è riuscito a far rimpatriare più di 100 italiani, ma anche europei, organizzando due aerei: "Dopo aver fatto tutto il lavoro, aveva inviato un messaggio vocale agli amici rendendoli fieri di essere italiani".
Per una suora ammalata, aveva organizzato un trasferimento d'urgenza in Italia salvandole la vita. Riusciva a coniugare i compiti di protocollo istituzionale con aspetti di grande umanità. Insieme alla moglie Zakia Seddiki, aveva dato vita Kinshasa all'associazione Mama Sofia per alleviare le sofferenze dei bambini di strada, soprattutto dal punto di vista sanitario e aiutare le donne stuprate che, secondo i costumi locali, non avrebbero più diritto di vivere. Un'associazione che è attiva ancora oggi, nella comunità dove ha lasciato il segno e dove ancora oggi lo piangono per i tanti progetti avviati.
La storia dell'ambasciatore Luca Attanasio è quella di un uomo delle istituzioni che ha accuratamente compiuto il suo dovere, riuscendo però a fare di più, ad andare oltre e a mettere il cuore ovunque intervenisse e lasciando un segno indelebile in chi lo ha conosciuto e apprezzato.