Oggionese: 2 anni e 6 mesi la richiesta di condanna del PM per i maltrattamenti sulla ex

Rinvio degli atti del processo alla Procura della Repubblica di Lecco per valutare la sussistenza del reato di violenza sessuale a carico dell'imputato. E' la richiesta avanzata - in sede di discussione - dall'avvocato di parte civile nell'ambito del procedimento che vede un brianzolo a giudizio per maltrattamenti, lesioni, minacce e ingiurie nei confrontid della consorte. Per sapere l'epilogo della vicenda giudiziaria sarà però necessario attendere il 28 febbraio, quando il giudice in ruolo monocratico del tribunale di Lecco, Giulia Barazzetta, pronuncerà la sua sentenza.

Nei confronti dell'imputato - che all'epoca dei fatti viveva in un comune dell'oggionese con la famiglia - ieri è stata chiesta una pena di 2 anni e 6 mesi. A far ''riaprire i giochi'' è stata la testimonianza, nell'ultima udienza, della figlia maggiore della coppia, all'epoca dei fatti minorenne così come il fratello più piccolo. Quest'ultima aveva raccontato degli anni di insulti, botte e minacce che la madre avrebbe ricevuto dal marito, da cui ora vive separata.

La ragazza, senza trattenere la commozione, aveva raccontato tra le lacrime quel che ricordava fin da quando era piccola. L'episodio che aveva portato la parte civile - quindi la moglie dell'imputato - ad abbandonare la casa coniugale portando con sé i due figli, risale al 2019, quando il marito, che la stava cercando mentre lei si trovava all'uscita della scuola elementare per aspettare il figlio minore, aveva detto alla ragazzina e alla nonna che, quando sarebbe rientrata, l'avrebbe ''ammazzata''. Senza contare i palpeggiamenti e le violenze sessuali di cui nella sua testimonianza aveva riferito la figlia. ''Queste ultime non sono avvenute davanti a noi, ma dalla cameretta sentivamo tutto'' le sue parole nella scorsa udienza.

Se la pubblica accusa in fase di discussione ha chiesto una pena di due anni e mezzo, la parte civile - rappresentata dall'avvocato Guido Corti - ha ritenuto che un'eventuale condanna per i capi di imputazione contestati non fosse sufficiente, dal momento che la testimonianza della ragazza avrebbe scoperchiato il vaso di Pandora su altri - e ben più gravi - ipotesi di reato, di competenza del collegio penale. Il prossimo 28 febbraio si conoscerà dunque l'esito della sentenza.

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