Oggiono: al Bachelet la lezione speciale di Luigi Garlando (Gazzetta) sulla ''passione''

Un concentrato di suggerimenti, ottimismo verso il futuro e realizzazione personale, da trovare grazie a un ingrediente fondamentale: la passione. È quest'ultima parola, la cui etimologia latina ("patire") ci ricorda essere composta anche dalla sofferenza, a muovere l'agire umano, conducendolo alla vera realizzazione. Sulla passione è stato costruito l'intervento di Luigi Garlando, giornalista sportivo per "La gazzetta dello sport" ospite nella mattinata di martedì 24 gennaio all'istituto Bachelet di Oggiono, all'interno della settimana di sospensione della didattica e dedicata ad approfondimenti per riconnettere i saperi della scuola e quelli della società della conoscenza. Ad accoglierlo la dirigente scolastica Anna Panzeri, la sindaca Chiara Narciso con l'assessore alla cultura Giovanni Corti.

Il giornalista Luigi Garlando

Con grande coinvolgimento - che ha mostrato quanto la passione per il proprio lavoro possa fare davvero la differenza - il giornalista sportivo ha suggerito ai ragazzi di seguire la strada che dà loro maggiori soddisfazioni: lo ha fatto raccontando la sua esperienza personale, ma anche attraverso una carrellata tra i personaggi dei suoi libri che, come un filo, hanno idealmente unito al focus del suo intervento. "Ho scelto un titolo altisonante per il nostro incontro, "il filo rosso della passione". Pensando a cosa potessi dirvi, credo che la passione valga per tutti e per voi in particolare. In quest'età vi giocate tutto perché pensate a cosa fare e a dove investire le energie migliori. Vi dico: seguite la strada che più vi realizza. Non è sempre facile individuarla: io stesso ho fatto fatica a capire dove andare" ha esordito. "All'inizio volevo fare il calciatore: non ho ricordo di me da bambino senza un pallone. Ancora oggi non sto senza: lo porto con me quando vado in trasferta. Questo sogno è stato scartato perché non ero abbastanza bravo. I genitori erano contadini, avevano studiato alle elementari, si sono spaccati la schiena per farmi studiare e mi è mancata la spinta dei libri che non è arrivata neanche dalla scuola".

A sinistra la prima cittadina Chiara Narciso e l'assessore Giovanni Corti

In prima liceo, l'incontro con i libri e in particolare con "non sparate sui narcisi", testo di Luigi Santucci sulla Milano della contestazione degli anni Settanta, lo ha portato alla svolta, a individuare un cammino da intraprendere. Ha scelto di studiare lettere all'università e di convogliare poi l'interesse verso il giornalismo ma non aveva conoscenze nel settore. Ha quindi provveduto con il proprio ingegno, cercando occasioni: "Un giorno di maggio, quando lavoravo in una casa editrice di fumetti, al semaforo davanti a me riconosco l'ex presidente del Milan, quello che l'aveva portato in serie B facendolo retrocedere. Mi ero detto: se lo intervisto, riesco magari a farmi conoscere, così l'ho seguito. Lui è entrato in un ristorante, ma mi vergognavo ad andare a presentarmi. Così sono tornato a casa e, mentre mangiavo, mi dicevo che non potevo avere vergogna se volevo fare questo mestiere. Ho chiamato al ristorante, me lo hanno passato e ho fatto la mia intervista che ho scritto e inviato a vari giornali: mi ha chiamato Bartoletti e quello è stato il mio primo pezzo pubblicato".

Garlando ha raccontato, poi, l'approdo in "la gazzetta dello sport", tempio del giornalismo sportivo, avvenuto nel 1991. "Il mio lavoro mi piace molto perché unisce le due passioni della mia vita: la scrittura e lo sport. Quando individuate la strada, dovete sbranarla con il massimo della vostra energia. Dovete trovare la passione, con fortuna e inseguirla, anche quando costa vergogna. Poi c'è il colpo di fortuna, come è capitato a me" ha suggerito alla platea di ragazzi radunati al Palabachelet.

A destra la dirigente Anna Panzeri

Accanto al giornalismo, ha coltivato quello che per lui rimane il suo "gioco preferito": i libri. Autore di oltre cento volumi, attraverso i protagonisti dei suoi libri, ha spiegato come si possa intendere la passione. È il caso di Giovanni Falconi (di cui parla nel volume "Per questo mi chiamo Giovanni"), il cui ideale è stato la legalità, la giustizia: "L'ha vissuta in modo assurdo, viveva "da topo" perché doveva stare attento a spostarsi per non incorrere in attentati. Come si fa a vivere così una vita sacrificata? Eppure non abbiamo una foto di Falcone e Borsellino in cui non sorridono".

C'è anche chi, nella propria vita, si è battuto per sottrarre i giovani a una vita da camorristi: è il caso del maestro di judo Gianni Maddaloni, la cui vicenda è narrata in "O' Maè", che voleva rendere i ragazzi "campioni dello sport e non boss del quartiere". L'ideale si può trovare anche nella scienza, come è stato per Rita Levi Montalcini: in "mosche, cavallette, scarafaggi e premio Nobel", Garlando narra di Luigi, il ragazzo poverissimo, figlio di pescatori, il cui incontro con la neurobiologa, ha dato una svolta radicale alla sua vita.

C'è la passione per la giustizia sociale come quella di Ernesto Che Guevara (narrato ne "l'estate che conobbi il Che") che, scrivendo ai figli una lettera sulle virtù di un vero rivoluzionario, invita a "sentire il dolore degli altri".
Può anche essere la fede a indirizzare la vita, come si racconta nel volume "io e il papu", storia di Arcadio che ha 11 anni e non parla da due: comunica solo attraverso le figurine dei calciatori. Il papa si getta nella sua missione personale di liberare il bambino dalle paure in cui si è rinchiuso.

"Un uomo di legalità, di stato, un uomo che rovescia uno stato, il papa capo della cristianità, un premio Nobel, un maestro di judo. Cosa li lega? - interroga Garlando - Il filo rosso della passione, ovvero vivere una vita che dà soddisfazione. Date alla cosa che amate le vostre energie migliori". Parole sulle quali gli studenti del Bachelet avranno occasione di riflettere, prendendo le loro scelte nel futuro.
M.Mau.
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