Greppi: Vito Fiorino parla ai ragazzi dei migranti salvati a Lampedusa nel 2013

È il 3 ottobre del 2013. Un barcone con a bordo più di 500 persone sta affondando al largo di Lampedusa. L'imbarcazione è troppo piccola per tutti e i corpi cadono in acqua ''come legna da una carriola troppo carica''.
In quella notte d'autunno però, al largo c'è il Gamar, la barca di Vito Fiorino, un imprenditore di origini baresi che vive da anni a Milano. Fiorino sta passando una serata in compagnia di alcuni amici, ma ''il suo destino - come più volte ricorda - è lì, in mezzo al mare, ad attenderlo''.

Vito Fiorino (terzo da sinistra) con i ragazzi del Greppi

Lo scorso giovedì mattina gli studenti dell'Istituto superiore Alessandro Greppi di Monticello hanno approfondito il tema dell'immigrazione con una conferenza dal titolo ''La strage dei bambini'', prevista nell'ambito della ''Settimana del successo formativo''. Un'iniziativa che nasce con l'obiettivo primario di aiutare gli alunni che nel trimestre hanno avuto delle insufficienze, ma propone anche una vasta offerta di attività di approfondimento e di uscite sul territorio destinate a tutti.
È stato lo stesso Fiorino - ospite della scuola - a raccontare la notte che ha cambiato la sua vita per sempre, la notte in cui è riuscito a salvare 47 persone, 46 uomini e una donna. Il più giovane non aveva nemmeno 14 anni.

L'approccio scelto dall'ospite è stato molto interessante: cinque studentesse (e lo stesso Fiorino) hanno letto alcune testimonianze di migranti e di lampedusani. I vari ricordi di quella notte sono così diventati i cardini di un racconto commovente che non ha lasciato indifferenti gli studenti. Fiorino infatti ha saputo restituire dignità a chi cerca una vita migliore.
Morian, Ndahepuluka, Kebrat, Berekhe. Sono solo alcuni dei nomi delle vittime di quel naufragio. I morti saranno 368, forse 20 i dispersi, in una delle peggiori tragedie del Mediterraneo del XXI secolo. Un Mare nostrum, come lo chiamavano i Romani, che da anni si è trasformato in una tomba d'acqua. Nella sua testimonianza è emersa la necessità morale di dover intervenire e di non lasciare morire chi affronta le onde del mare.

Non sono mancate le stoccate alla Capitaneria di porto, rea di essere intervenuta troppo tardi. Qualche giorno dopo questa strage, 11 ottobre del 2013, una nuova tragedia colpisce Lampedusa: 268 persone perdono la vita in un nuovo naufragio, anche in questo caso una catastrofe che si poteva evitare. Un rimbalzo di responsabilità tra governo italiano e maltese che - a suo parere - non ha permesso di fare il massimo per soccorrere i migranti.
''L'unico responsabile della tragedia è il protocollo, troppo poco per giustificare il ritardo dei soccorsi. Dov'era l'Europa nell'ottobre 2013? La vita non conosce il protocollo'' ha concluso Fiorino.

Beniamino Valeriano
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