Avrebbe abusato di una ragazza fuggita da una comunità: 7 anni e mezzo a un 29enne

Avrebbe abusato sessualmente di una ragazzina fuggita poco prima da una comunità di recupero, dopo averla indotta a consumare alcool e droga. Condanna pesantissima quella irrogata quest'oggi dal collegio giudicante del Tribunale di Lecco - presidente Martina Beggio, a latere Giulia Barazzetta e Gianluca Piantadosi - nei confronti di un 29enne residente fuori provincia: il giovane, non presente personalmente alla lettura del dispositivo della sentenza ma rappresentato dall'avvocato difensore Davide Minervini, è stato riconosciuto colpevole dei reati a lui ascritti - pur parzialmente riqualificati rispetto all'imputazione originale - rimediando dunque una pena pari a 7 anni e 6 mesi. E pensare che per la Procura della Repubblica del Tribunale di Lecco, il fascicolo avrebbe dovuto essere archiviato. A farlo riaprire il Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Appello Daniela Meliota, intervenuta poi personalmente in Aula dalla prima udienza alla chiusura odierna.

L'ingresso in tribunale a Lecco

Due gli iniziali imputati: il secondo, collega di lavoro del giovanotto per il quale oggi è stato emesso il verdetto, è mancato improvvisamente prima dell'apertura del dibattimento, con pronuncia dunque di non luogo a procedere nei suoi confronti. Ad inguaiare la coppia il racconto della (presunta) vittima - una 22enne, affetta da disturbo borderline della personalità, con un pregresso quadro clinico importante e disturbi da abuso di sostanze, in remissione, ritenuta comunque credibile dalla professionista che l'aveva in cura e che ha raccolto, insieme alle forze dell'ordine, la sua denuncia nonché le risultanze dell'attività investigativa delegata proprio agli operanti della stazione Carabinieri di Casatenovo. Oltre alla psichiatra Manuela Caslini, nel corso dell'istruttoria, escussi dunque il comandante Cristian Cucciniello e il brigadiere Matteo Salvatore Fersini, arrivati a identificare nei due originari indagati i (supporti) responsabili della violenza subita dalla giovane in un appartamento di Viganò, dopo essere stata "abbordata" all'esterno di un supermercato di Monticello. Era il 24 luglio 2019. La giovane - scappata dalla comunità dopo aver vissuto come uno "sgarbo" una risposta di una educatrice - aveva raggiunto lo store per procurarsi una birra, mossa da rabbia e con il chiaro intento di ribellarsi alle regole della struttura. Consumato alcool e droga si sarebbe concessa a entrambi gli uomini, con i rapporti poi degenerati contro la sua volontà, prima di essere ricondotta in istituto dove, a stretto giro, avrebbe confidato l'accaduto, manifestando intenzioni suicidarie (come già in altre occasioni) tali da far scattare un ricovero in ospedale, in Psichiatria.
Il collegio, nel condannare il 29enne, ha altresì riconosciuto un risarcimento quantificato in 50.000 euro a favore della ragazza, imputando altresì all'uomo anche le spese processuali sostenute dalla persona offesa, costituitasi parte civile.
A.M.
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