Retesalute: Il punto di vista di un' educatrice coinvolta nel cambio di appalto dell’Educativa Scolastica

Abbiamo ascoltato  il punto  di vista del Consorzio  Consolida, di Retesalute  e delle famiglie delle bambine e dei bambini fragili... adesso è il turno di quello di un'educatrice.

Innanzitutto spiego in cosa consiste il nostro lavoro che, molto probabilmente, non è chiaro a chi non ha evitato di far uscire un bando a febbraio, nel belmezzo dell'anno scolastico.

Il nostro lavoro si basa sulla relazione con i bambini che viene costruita negli anni con un lavoro paziente e costante. Prendiamo atto dei punti di debolezza, ma il nostro obiettivo è lavorare su quelli di forza per permettere una crescita migliore della persona. Il nostro lavoro non è curare i bambini fragili a scuola o a casa, come farebbe una baby sitter, ma siamo professionisti laureati che lavorano alla crescita eallo sviluppo delle persone affinché migliori la qualità della loro vita. Il nostro lavoro è educare, dal latino educere - tirar fuori -, e quindi svilupparele competenze latenti dei bambini per farli diventare delle persone migliori. Il percorso si articola in tre fasi:

– programmazione degli obiettivi educativi (inizio anno)
– verifica intermedia (metà anno)
– verifica finale (fine anno)

Ogni singola fase prevede la riunione di un GLO, ovvero un Gruppo di Lavoro Operativo per l'Inclusione che coinvolge tutti i   soggetti che lavorano alla crescita di un bambino fragile: la famiglia, gli insegnanti, gli educatori, i coordinatori degli educatori, gli specialisti e gli assistenti sociali. In condivisione con tutti questi soggetti gli educatori stendono un PEI, ovvero un Piano Educativo Individualizzato dove oltre agli obiettivi didattici vengono redatti anche gli obiettivi educativi riguardanti l'area motoria, delle autonomiepersonali,   della   comunicazione   e   affettivo-relazionale   dei   bambini   fragili,   inun'ottica globale della persona.

Quest'anno, a causa del bando di febbraio, il processo educativo risultatroncato a metà e di conseguenza la sua efficacia compromessa.

Questo approccio non valorizza il nostro lavoro e, soprattutto, non considera ilpercorso che questi bambini stanno facendo. La priorità dei bambini è avere una figura educativa di riferimento dasettembre a giugno. In questa situazione sono stati calpestati i diritti delle bambine, dei bambini e la professionalità delle educatrici e degli educatori. In questo ambito credo che sia essenziale che un bando tenga inconsiderazione tutte le necessità educative e che non si basi unicamente sulle esigenze economiche di chi lo ha redatto. Dopo questa assurda esperienza bisogna mettere in discussione il  sistema adottato fin'ora per evitare che a perdere sia il progresso morale e la civiltà.
Un'educatrice
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