Casatenovo: Stefano Villa, ''il bomber'' da giocatore ad allenatore. Una vita per il calcio

Stefano Villa
''Bomber'' è il soprannome con cui è conosciuto tra gli addetti ai lavori e non solo. Stefano Villa, classe 1970, una vita passata sui campi da calcio, ha concluso, con amarezza e in anticipo, la sua esperienza da allenatore nel Barzanò. Un amore per questo sport iniziato da giovane con l'esordio in prima squadra a 16 anni nella Casatese di mister Penati.
Attaccante con il vizio del goal, 486 totali a fine carriera, ha indossato le maglie di diverse squadre tra le categorie interregionale, eccellenza, promozione, prima e seconda.
Ha vinto 8 campionati, di cui 2 con la Casatese e gli altri con Lomagna, Vimercatese Oreno, Rovagnate, Sirtorese, Cassago e Veduggio.
Da giocatore si è sempre distinto per il senso del goal, per il tiro e la personalità in campo.
La voglia di migliorarsi e vincere non gli è mai mancata nemmeno a 40 anni.
I giocatori che ha ammirato di più e che lo hanno ispirato sono stati vere leggendel del calcio: Marco Van Basten e Zlatan Ibrahimovic.
A 44 anni mentre militava nel Lesmo, a causa di un infortunio sul lavoro, è stato costretto ad appendere le scarpette al chiodo e da quel momento è iniziata la sua avventura in veste di allenatore.
Inizialmente ha allenato le giovanili facendo due anni bellissimi con i ragazzini per poi passare ad una prima squadra, la Polisportiva Barzanò (più precisamente Ads O. Barzanò).
Questa esperienza di 2 anni e mezzo, che ha ricompreso anche gli anni del Covid, è stata molto intensa e qui ha dato tutto con l'aiuto importante del suo direttore sportivo Stefano Bighellini.
''Fare l'allenatore presenta aspetti positivi e negativi allo stesso tempo'' ha raccontato il bomber. ''Devi gestire un gruppo di 25 persone, fare scelte non sempre facili e difficili da far accettare. Devi cercare di trasmettere la passione per questo sport, cosa non semplice al giorno d'oggi, ma questo è molto stimolante. Mi piace ispirarmi a quegli allenatori che fanno giocare le squadre, che hanno un'idea di gioco. Della mia ultima esperienza a Barzanò preferisco non parlare, ho fatto certamente degli errori, ma se guardo a quello che ho fatto vado a testa alta. Rimane il rammarico di non aver concluso questi due anni, perché il lavoro fatto dal direttore sportivo, da me e dal mio staff è stato tanto, non mi piace scendere a compromessi, ho sempre detto le cose in faccia a differenza di altri e credo che una conclusione migliore di come è avvenuta sarebbe stata più corretta. Auguro alla squadra di concludere bene questo campionato. Spero di trovare un progetto serio dove rimettermi in gioco, perché la cosa che garantisco sempre è la mia passione per il calcio, la voglia di far crescere i ragazzi e fare sempre il meglio per provare ad ottenere il massimo''.
Al rammarico per la conclusione dell'esperienza precedente c'è però la soddisfazione e l'orgoglio per un passato che gli ha dato tanto, non solo in termini di esperienza ma anche umani.
''Se mi guardo indietro ringrazio quello che il calcio mi ha dato, le soddisfazioni e le persone con cui ho fatto squadra e con le quali mi sento ancora oggi. Persone che mi hanno dato tanto e alle quali spero anche io di aver lasciato qualcosa. Se penso al calcio di oggi lo vedo molto cambiato, i valori sono mutati, bisognerebbe migliorare i settori giovanili, ad esempio''.
Per il bomber si è chiusa dunque una parentesi. Ma si tratta solo di una parentesi, non di un percorso perchè, ha concluso, ''io non mi arrendo perché la mia enorme passione mi spinge ancora ad andare avanti''.
S. B.
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