Monticello: prestò il bancomat a un'amica, ora a processo per prelievi mai autorizzati
Il tribunale di Lecco
Stamani in tribunale a Lecco è entrato ulteriormente nel vivo il processo a carico di C.M., giovane donna finita a giudizio per il reato previsto dall'articolo 493 ter del codice penale e dunque ''indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti''; secondo le contestazioni mosse a suo carico dalla Procura, la 37enne avrebbe prelevato una cifra superiore al migliaio di euro utilizzando la carta bancomat del monticellese conosciuto qualche mese prima.
Un rapporto, il loro, nato per caso; entrati in contatto telefonicamente nell'estate 2019 tramite un amico comune, in poche settimane la frequentazione era divenuta parecchio assidua. I due si trovavano spesso per un caffè o per condividere interessi in comune; nell'arco di circa sei mesi però, il pensionato con casa a Monticello ha aiutato in maniera importante l'amica, a livello economico.
Ad una somma stimata in circa 5mila euro, concessale in contanti, si aggiunge infatti ulteriore denaro che la donna avrebbe prelevato senza dire nulla all'amico. Una decina almeno i movimenti bancari che avevano insospettito la filiale presso la quale il monticellese risulta intestatario di un conto corrente condiviso con i figli. Una volta messi nero su bianco giorni e orari dei prelevamenti allo sportello bancomat, è scoppiata ''la bomba'', espressione più volte citata stamani dalla parte offesa per indicare la fine del suo rapporto con l'imputata.
Secondo la versione dell'anziano infatti, la donna sarebbe stata autorizzata a prelevare solo in due occasioni, importi non superiori ai 20 euro, previa esibizione della ricevuta una volta conclusa l'operazione. In un caso infatti, la 37enne si sarebbe presentata in tarda serata a casa dell'amico poichè senza benzina nell'auto e impossibilitata così a raggiungere la madre a Milano. In una seconda occasione invece, i soldi le servivano per pagare il meccanico che altrimenti non le avrebbe riconsegnato la vettura rimessa a nuovo. Di tutti gli altri ''ammanchi'' sul conto, conseguenti ad altrettanti prelievi, il 72enne sarebbe venuto a conoscenza dopo la segnalazione della propria filiale, insospettita da quei continui trasferimenti di denaro, mai avvenuti prima, segno che qualcosa di strano effettivamente era capitato.
Un'amicizia costata quindi caro all'anziano, costituitosi parte civile tramite l'avvocato Stefano Savarino, che stamani si è accomodato al cospetto del giudice in ruolo monocratico Martina Beggio, sottoponendosi alle domande delle parti.
''Mi faceva compassione....non aveva mai soldi'' ha ripetuto più volte il monticellese, precisando che il loro rapporto era esclusivamente all'insegna dell'amicizia e che più volte l'imputata avrebbe promesso di rendergli il denaro prestatole, accampando tuttavia una serie di scuse, con un nulla di fatto rispetto all'effettiva restituzione.
Terminata l'escussione della vittima, l'avvocato Guido Corti - difensore della donna - ha chiesto di poter escutere l'amico che aveva favorito la conoscenza fra i due, ipotesi tuttavia rigettata dal giudice che, tramite apposita ordinanza, ha stabilito però di sentire per la seconda volta il luogotenente Christian Cucciniello, comandante della stazione carabinieri di Casatenovo dove il pensionato si era recato a sporgere querela. La disposizione della dr.ssa Beggio nasce dall'esigenza di chiarire ulteriormente la procedura che ha portato gli operanti all'identificazione della 37enne, mai presentatasi in udienza. Si torna in aula il prossimo 3 maggio per il prosieguo dell'istruttoria.
G. C.