Accadeva 30 anni fa/89 gennaio 1993: rapine a uffici postali e negozi. Perego rieletto all’unanimità sindaco di Casatenovo
Sempre a Casatenovo scoppia la polemica per l'ordinanza di abbattimento dei depositi agricoli costruiti abusivamente nei campi del rione Colombina, accanto agli orti. Vive proteste ma l'abuso è accertato. Si tratta di piccole costruzioni realizzate con pannelli in legno, materiale di risulta e ondulati come tetto.
Alle 12.30 del 5 gennaio un commando irrompe nell'ufficio postale di Monticello. Un bandito resta sulla porta a volto scoperto, altri due si calano il passamontagna e armati di un coltello e di una pistola intimano alla direttrice e alle due impiegate di "tirare fuori i soldi o finisce male". Sono nervosi, fanno paura. Dopo i cassetti anche la cassaforte sempre minacciando le tre donne. Una volta preso il contante, circa dieci milioni di lire, obbligano direttrice e impiegate a sdraiarsi a terra a faccia in giù probabilmente per impedire loro di vedere il modello di auto con cui i banditi sono fuggiti. E pensare che qualche giorno prima ci si era congratulati per aver superato indenni il 1992.
Passano solo pochi giorni e un'altra rapina, attorno alle 19, ai danni di una grossa macelleria di Sirtori. Di nuovo due banditi in azione, sempre col volto coperto da passamontagna. Bottino 8 milioni. Stavolta un passante che ha assistito alla scena prende nota di modello e targa della Croma, risultata poi rubata e chiama i carabinieri. Ma all'arrivo della pattuglia i banditi si sono già dileguati.
Il 13 gennaio ancora malavita scatenata. Questa volta contro l'ufficio postale di Besana. Attorno alle 10 del mattino nell'ufficio ci sono una decina di clienti, per lo più anziani in attesa di riscuotere la pensione. All'improvviso irrompe un bandito col viso coperto e la pistola in pugno. Un secondo bandito urla di aprire le due porte blindate che conducono al locale cassaforte. Impugna un fucile a canne mozze. Le porte però non si aprono. Il bandito allora spara due colpi ma i vetri antiproiettile reggono l'urto. Terrorizzati gli impiegati assistono da dietro i vetri all'assalto. Il primo bandito rientra nell'ufficio con una tanica di benzina e sparge liquido a terra minacciando di dare fuoco a tutto. A quel punto al personale non resta che aprire manualmente le porte blindate e poi la cassaforte, appena rifornita da un furgone portavalori. Bottino ingente, 80 milioni di lire. I due fuggono, fuori ad attenderli un complice alla guida di una Croma. Uditi gli spari alcuni vicini avevano allertato i carabinieri. Ma anche in questo caso all'arrivo delle pattuglie i rapinatori si erano già dileguati.
A Casatenovo dopo mesi di crisi politica si ricompone una maggioranza. E la Dc candida nuovamente Angelo Perego, sindaco della fase pre-crisi. Allora col proporzionale era l'Aula a eleggere il sindaco. Dopo estenuanti trattative si forma una maggioranza anomala costituita da Democrazia Cristiana, Partito Socialista, Partito Repubblicano, Partito Democratico di Sinistra.
Il 16 gennaio alle ore 18.10 altra rapina ai danni della salumeria Vismara ora Nestlé, posta nella centralissima via Mameli. Due banditi a volto coperto armati di pistola e mitragliatore hanno dapprima bloccato le cinque persone che stavano dentro lo spaccio Vismara poi si sono impossessati del denaro contenuto nella cassa, circa 2 milioni e sono fuggiti a bordo di una Fiat uno risultata rubata.
Continua la drammatica vicenda del fallimento del Consorzio Cief che coinvolge oltre 170 famiglie nel lecchese e parecchie a Missaglia. Il fallimento del consorzio e a catena delle coop. collegate minaccia di far pagare due volte gli appartamenti ai soci che pur avendo pagato quasi tutto ancora non avevano perfezionato i rogiti notarili per cui tutti i beni immobili ancora a bilancio del Consorzio sarebbero finiti nella procedura fallimentare. Ora la polemica si incendia a seguito della denuncia per linciaggio morale avanzata dal presidente del Consorzio contro quattro soci per minacce e insulti. Tutti i soci si autoaccusano per fare fronte comuni denunciando come i protagonisti di un crack da 15 miliardi siano tranquillamente in circolazione mentre i soci beffati finiscono sotto processo per le proteste.
89/continua