Migrazione: nessuno stato può affrontare da solo un problema epocale. E lo dice Mattarella
Enrico Magni
Nella notte di Pasqua, in un sgabuzzino della bocciofila di Verderio, centro paese, c’è un morto, è un homeless, uno dei tanti. A Bologna, un senza dimora, il giorno prima di Verderio, è ritrovato morto. Nessun comune è esente. I senzatetto si trovano per strada, nei giardini, nei parchi, negli angoli delle strade.
Secondo l’Istat i senzatetto presenti in Italia sono 96.167 (2021). Il 38% sono stranieri provenienti prevalentemente dall’Africa. Gli stranieri, per la maggior parte, sono uomini con un’età media di 41anni; l’età media degli italiani è di 45 anni; ci sono molti giovani.
Secondo la Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora il disagio è aumento del 20-25%. I senzatetto sono iscritti all’anagrafe e domiciliati presso il Comune dove dimorano abitualmente. Tanti senzatetto vivono in condizione di senza dimora nonostante abbiano un lavoro. Non sono persone sporche o inginocchiate a terra a chiedere l’elemosina.
Il numero dei senzatetto varia in proporzione al contesto urbano: Roma, Milano, Napoli, Genova ne ospitano un numero notevole, ma ci sono anche nei piccoli e ricchi comuni della Brianza. Il disagio, la condizione sociale è presente nel macro come nel micro e uccide con più facilità socialmente i più deboli.
Secondo l’Ocse - Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - gli USA è il paese con il maggior numero dei senzatetto: 532 mila persone, pari allo 0,17% della popolazione, con 367 morti.
Secondo il Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese) in Europa, 4 cittadini europei su 100 sono stati senzatetto almeno una volta nella vita, con un preoccupante aumento del 70% nell’ultimo decennio. E’ una condizione impressionante. Non ci sono aree geografiche in Europa esenti dal problema. Basta camminare per le strade del centro di Monaco di Baviera, Berlino, Parigi, Copenaghen, Bruxelles.
La questione non riguarda solo l’Europa o l’America, coinvolge tutte le aree geografiche. Cina e Russia negano l’esistenza del problema ma non sono indenni.
Secondo il Cese, il primo passo da fare è di sviluppare una politica di “housing first”: abitazioni sociali adeguate a basso prezzo. Per fare questo bisogna avviare una politica abitativa che tenga dentro l’inserimento lavorativo, l’istruzione e il sostegno psicosociale: tutto ciò è possibile solo se si coinvolgono le organizzazioni dei consumatori, le organizzazioni delle categorie e le comunità locali.
E’ quello che non accade nel lecchese. Ci sono 250 appartamenti vuoti per mancanza di manutenzione. Nel lecchese ci sono 2.171 alloggi pubblici. Ne sono stati assegnati 1808: 1704 come servizi abitativi permanenti, gli altri 104 come servizi abitativi sociali; 103 sono liberi, 258 sono sfitti. La gestione dell’Aler è un colabrodo strutturale e inefficiente, da riformare dalle fondamenta.
Per poi sentire il lamento di un sindaco della zona che si rifiuta, a priori, quando ci sono appartamenti liberi, di ospitare migranti. Nel 2022 sono arrivati in Italia 105.131 migranti dal Mediterraneo: per un totale di 2.539 sbarchi in un anno, praticamente 7 al giorno. La questione dei senzatetto è interagente con quella dell’immigrazione/emigrazione. Il disagio sociale è sistemico non categoriale.
Questa economia di mercato ha diviso, scisso il corpo sociale in tanti pezzi come uno spezzatino, negando la dimensione intersistemica della complessità.
Ha ragione il Presidente Sergio Mattarella, non certo un sovversivo, quando dice: «Nessuno Stato da solo può affrontare un problema così epocale - spiega. Ma l’Unione Europea può farlo con un’azione coordinata e ben organizzata e questo richiama la responsabilità dell’Ue e una nuova politica di immigrazione e di asilo dentro l’Ue, superando vecchie regole che sono ormai preistoria».
E’ un’affermazione importante che obbliga tutti a riflettere sul futuro e sul cambiamento in atto.
Dr.Enrico Magni