Bosisio: 70 chilometri in kayak sull’alto Garda. Due canoisti raccontano il viaggio

70 chilometri percorsi in tre giorni in kayak sull’alto lago di Garda. È l’avventura compiuta da Marco Ferrario e Alessandro De Biase lo scorso ottobre e raccontata nella sede del Canoa Club di Bosisio pochi giorni fa, attraverso l’ausilio di immagini e offrendo alcuni preziosi consigli agli appassionati presenti all'iniziativa. Tra quest'ultimi anche Valentina Scaglia, grande viaggiatrice in canoa e autrice di libri su itinerari in kayak e in particolare di un ultimo inerente il Ticino presto nelle librerie.

“Per me si è trattato della quarta-quinta volta sull’Alto Garda: vado in kayak per fotografare e quindi ho scattato tante foto durante il nostro giro. Ce la siamo presa con tranquillità: mi piace godermi la natura e il piacere di pagaiare. Il kayak lo intendo come un mezzo eco compatibile, ancora di più delle biciclette perché, dove passiamo, non lasciamo traccia e non lasciamo sporcizia. Mi piace la canoa di esplorazione in mezzo alla natura”.
I canoisti hanno atteso il momento più favorevole dal punto di vista meteorologico: “Avremmo voluto partire attorno al 10 ottobre ma abbiamo rinviato perché le previsioni davano vento forte. Non amo rischiare, ma godere di quello che faccio e sull’alto Garda bisogna stare particolarmente attenti durante la navigazione”.

La zona, divenuta meta molto frequentata da surfisti, è stata infatti denominata dagli stessi come “parco del vento”: si tratta di venti termici che dipendono dal riscaldamento e raffreddamento dell’aria e dell’acqua, dovuto alla particolare geografia dell’Alto Garda. Questo ramo si insinua tra alti monti e formato dalle acque del Sarca provenienti dai ghiacciai di Adamello e Presanella (entrambe con vette di oltre 3550. metri) da cui si generano venti importanti che arrivati al lago crescono di intensità. 

La coppia di canoisti ha quindi rinviato il viaggio dal 15 al 17 ottobre. All’arrivo, di buona mattina, i due appassionati si sono imbarcati con la nebbia che fortunatamente – per apprezzare meglio il paesaggio – si è diradata in poco tempo.
I primi punti di interesse sono stati Gargnano con la chiesa di San Francesco dove i primi monaci, già alla fine del 1200, si dedicarono alla coltivazione del limone e in seguito Campione, dove ci sono spettacolari scogliere a picco sul lago e spiaggette non sempre facilmente raggiungibili da terra e dunque poco frequentate anche in estate. “Per chilometri non ci sono possibilità di sbarco, quindi è fondamentale la sicurezza”. Tra Garnano e Campione l’unico punto di sbarco è il “pra de la fam”, luogo rimasto per secoli piuttosto isolato.

Dopo 18 chilometri di pagaiate, la coppia ha lasciato il kayak a Limone sul Garda per una passeggiata nel paese. Nel primo pomeriggio, ripreso il viaggio, hanno costeggiato le splendide limonaie affacciate sulla costa. L’intera riviera occidentale è appunto conosciuta come riviera dei limoni.
Il primo giorno si è concluso con una profonda delusione per Ferrario: “Ho visto le pareti di un promontorio selvaggio devastato da una pista ciclabile e pedonale che sporge interamente sul lago e passa lungo l’unica spiaggia. Hanno devastato il monte: com’è possibile che distruggano la natura? È stata una delusione così profonda per me che penso non tornerò più sul lago di Garda”.

Galleria fotografica (30 immagini)


Il tratto verso Riva del Garda è stato intervallato da una sosta in un prezioso gioiello naturale, la cascata del Ponale. Tappa quindi a Riva per qualche foto della città e alla spiaggia dei Pini, prima di arrivare a Torbole dove la coppia ha visitato la chiesa di Santa Maria al lago e la residenza dove ha soggiornato lo scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe. “Mi è rimasto impresso che definiva il vento di Tobole un “vento gagliardo”. In mattinata era tranquillo, ma poi, insieme al sole, è arrivato il vento e abbiamo pagaiato con le onde cercando di rimanere vicini il più possibili alla riva per questioni di sicurezza visto che, nel frattempo, erano entrati in acqua numerosi surf” ha proseguito Ferrario. Superata la galleria dell’Adige, si attraversa una nuova scogliera simile a quella del versante occidentale. “Si prosegue poi lungo la costa ricca di gallerie tanto che la strada non dà fastidio”.

Doppiata questa zona, superando la zona conosciuta come “tempesta”, i canoisti hanno attraversato una zona selvaggia prima di arrivare al confine tra Trentino (le barche a motore sono vietate nella parte trentina del lago) e Veneto e, in seguito, a quello tra Trentino e Lombardia.
L’ultima giornata è stata di sole pieno: con il vento, la coppia ha puntato di nuovo verso Limone sul Garda, ripercorrendo la costa già fatta in precedenza: “La prospettiva cambia completamente se c’è il sole e se cambi l’orientamento – ha aggiunto Ferrario – Abbiamo preferito questo rispetto al passaggio in una zona meno naturalistica. Ci siamo fermati a Campione del Garda, profondamente cambiato rispetto a 40 anni fa quando ci andavo con la famiglia. Oggi è diventato un centro importante per il wind surf”.

Ultimi 6 chilometri di pagaiate prima di raggiungere Gargnano dove l’escursione si è conclusa. “Sarebbe stato impensabile per noi imbarcarci nel pieno della stagione turistica perché troppo frequentato – ha concluso Ferrario – In questi giorni non abbiamo sporcato da nessuna parte, anzi abbiamo raccolto alcune bottiglie rimaste in acqua”. Si è quindi conclusa per la coppia una tre giorni di immersione nella natura e negli splendidi paesaggi lacustri visti dall’acqua.
M.Mau.
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