Sparatoria di Bulciago: Mercuri risponde alle domande e nega responsabilità, chiesta la scarcerazione

Ha confermato la propria estraneità ai fatti che gli vengono contestati. E' durato oltre due ore questa mattina in Tribunale a Lecco, l'interrogatorio di garanzia al quale è stato sottoposto Giovanni Giuseppe Mercuri, masnaghese di 30 anni.
Destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal GIP su richiesta della Procura per tentato omicidio e porto e detenzione abusiva d'arma da fuoco, il giovane - gravato da diversi precedenti di polizia giudiziaria - è ritenuto il responsabile della sparatoria avvenuta sulla SS342 a Bulciago lo scorso 19 febbraio, quando da una monovolume di colore scuro era stato esploso un colpo di fucile all'indirizzo di un marocchino di 28 anni, che viaggiava al volante di una Toyota Yaris. Un vero e proprio agguato che a detta degli investigatori sarebbe maturato nell'ambito della contesa sulla gestione delle piazze di spaccio nel territorio oggionese a margine della superstrada 36. Un regolamento di conti insomma, nel quale a farne le spese non era stato soltanto il giovane magrebino, finito in codice rosso all'ospedale Sant'Anna di Como con un proiettile conficcato nella regione cranica. A seguito del colpo esploso, l'utilitaria aveva invaso la corsia opposta, schiantandosi contro un'auto che procedeva in quegli stessi istanti in direzione Como. Un impatto violentissimo nel quale erano rimasti feriti in modo serio anche gli occupanti della vettura, trasferiti in pronto soccorso in codice giallo per essere sottoposti a tutti gli accertamenti.

Una foto scattata la sera dell'incidente

Appurata la natura dell'episodio - non un semplice incidente stradale - i carabinieri avevano dato il via alle indagini finalizzate a risalire ai responsabili del gravissimo episodio che aveva turbato non poco l'opinione pubblica, tenendo conto che il fatto si era verificato all'ora di cena e in pieno centro abitato. Fatti che avevano reso ancor più allarmante e attuale la piaga relativa al fenomeno dello spaccio, che da anni ormai affligge il territorio che divide casatese da oggionese.
Le testimonianze raccolte, unitamente all'analisi dei filmati di videosorveglianza comunale (compresi i sistemi di lettura targhe) avrebbero consentito ai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Lecco, di acquisire elementi utili a dimostrare la presunta reità del masnaghese e di altri soggetti extracee, come dichiarato ieri in conferenza stampa dal procuratore capo Ezio Domenico Basso e dal comandante provinciale colonnello Alessio Carparelli. Le ordinanze di custodia cautelare a loro carico tuttavia, non sono state ancora eseguite perchè allo stato i due - che avrebbero agito in concorso con Mercuri - sarebbero irreperibili.

E' stato invece individuato e trasferito in carcere a Pescarenico il 30enne, che nel 2018 aveva patteggiato la pena di due anni e tre mesi (oltre a una multa di 5mila euro) per il grave episodio occorso nel Ferragosto dell'anno prima a Rogeno quando durante una festa aveva esploso alcuni colpi di fucile all'indirizzo dei commensali, ferendo alcune persone fra cui una bambina.
Stamani Mercuri è stato tradotto a palazzo di giustizia - al cospetto del giudice Salvatore Catalano - dagli agenti della polizia penitenziaria della casa circondariale lecchese. Assistito di fiducia dall'avvocato Alessandro Meregalli del Foro di Monza, ha risposto a tutte le domande che gli sono state poste nelle oltre due ore di udienza (alla presenza del sostituto procuratore Simona Galluzzo, titolare del fascicolo d'indagine), come ha appunto confermato il suo legale. Quest'ultimo ha altresì presentato un'istanza per la sostituzione della misura cautelare, sulla quale il giudice si esprimerà nelle prossime ore.
Per il momento quindi, uno dei presunti responsabili della sparatoria culminata in un grave sinistro stradale, resta in carcere.
G.C.
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