Oggiono: tre ciclisti del Velo Club alla Liegi-Bastogne-Liegi

Duecentocinquantacinque chilometri, quattromilaquattrocento metri di dislivello: è la "Doyenne", la gara decana, la Liegi - Bastogne - Liegi, una delle classiche monumento del ciclismo. Con la Freccia Vallone e l'Amstel Gold Race forma il trittico delle gare delle Ardenne. Ma, "la Liegi" resta "la Liegi". Corsa per la prima volta nel 1892, "la Liegi" presenta le famigerate "cotes", le dure salite da affrontare, brevi ma, ripide, micidiali, capaci di "tagliare le gambe" ai ciclisti più esperti.

Prima della 109esima edizione dedicata ai professionisti, si è svolta la gara dedicata ai ciclisti appassionati più esperti e preparati. Fra le svariate centinaia di ciclisti al via, vi erano anche Stefano Lago, Filippo Vismara e Sebastiano Vavassori. Tre ciclisti del Velo Club Oggiono partiti nella giornata di giovedì, dall'Italia, per affrontare la gara belga.
I tre hanno scelto di affrontare il percorso più difficile, quello che fa della gara per amatori una competizione molto simile a quella dei professionisti. Dopo aver preso il via da Liegi si sono diretti verso sud coprendo una distanza di quasi cento chilometri. Toccata la cittadina di Bastogne, è iniziato il ritorno verso Liegi, seguendo un tracciato diverso da quello dell'andata.

Scegliendo il percorso più impegnativo Lago, Vismara e Vavassori hanno affrontato le "cotes" più difficili, le stesse affrontate anche dai professionisti: Roche-en-Ardenne, St. Roch, Stockeu, Haute Levée, Rosier, Redoute e Roche-aux-Faucons. Sulle strade che hanno visto "il cannibale" Eddy Merckx trionfare per ben cinque volte e restare il campione ad oggi più vincente di sempre alla Liegi, i tre ciclisti del Velo Club di Oggiono hanno dato tutto quello che avevano per terminare la corsa nei migliori dei modi.
"È stata una gara con un percorso durissimo, zero pianura e tanti chilometri di passione" ha spiegato Lago. "Pedalare sul tracciato che percorrono i professionisti durante la Doyenne è stato emozionante".

A colpire particolarmente i tre ciclisti è stato il tifo e la passione dei tanti tifosi belgi che hanno incontrato percorrendo gli oltre duecento chilometri del tracciato. "Sulle cotes più rinomate c'era molto pubblico che, nonostante il meteo, incitava tutti i partecipanti e dava la carica per affrontare le asperità. Il tifo era inebriante ed esaltante per cuore e testa e anestetizzava la fatica".
Rientrati a Liegi, i tre ciclisti hanno raccontato: "la pioggia negli ultimi chilometri ha reso l'impresa ancora più epica. Una volta completato il percorso la gioia nel poter scattare la foto davanti al tabellone "I DID IT" [l'ho fatto] ha cancellato tutta la fatica di oltre dieci ore sui pedali!".

L. A.
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