Viaggio in Brianza/47: tappa a Merate per visitare Villa Confalonieri, già sede comunale
LA STORIA DELLA VILLA
I lavori di costruzione della villa, voluta dal Barone Enrico Confalonieri, iniziarono nel 1912 e si conclusero un paio di anni dopo. Il sito era precedentemente occupato da una più piccola dimora di proprietà della medesima famiglia che con il passare del tempo era divenuta antiquata e priva delle tecnologie più moderne per quel tempo: la corrente elettrica ed il riscaldamento. Il progetto venne delineato dall'importante architetto Bagatti Valsecchi e non si limitava a definire anche il più piccolo dettaglio della villa, ma anche il grande giardino che circonda tuttora la proprietà. L'attenzione al particolare la si nota dal fatto che, per non rompere le linee architettoniche della costruzione in muratura, i pluviali delle grondaie sono all'interno delle pareti, nascoste dall'occhio degli osservatori.
La realizzazione di questa villa non è stata complessa poiché la struttura è semplice ed all'interno vi è una grande simmetria, si hanno tuttavia degli elementi architettonici e decorativi che richiamano lo stile barocco o roccocò.
La famiglia Confalonieri ha origini antiche; probabilmente il suo nome deriva dal termine gonfalonieri, ovvero coloro che portavano i gonfaloni nelle battaglie, ma quella che qui abitava era solo una nota famiglia di gioiellieri di Milano. Nonostante la bellezza di questo luogo, che un tempo era circondata solo da campi coltivati, la famiglia Confalonieri la abita saltuariamente anche se avrebbe potuto essere un ottimo riparo durante la Seconda Guerra Mondiale. Al termine del citato conflitto bellico, l'ultimo esponente della dinastia scompare, lasciando la villa e altri immobili al Comune di Merate con il vincolo di dover ospitare luoghi destinati a fini sociali e culturali.
Inizialmente questo obbligo del defunto Confalonieri venne rispettato dando alla villa un ruolo centrale nella vita amministrativa della città: divenne proprio sede della casa comunale. Questo fine però spinse l'amministrazione ad effettuare interventi necessari a renderla funzionale alla nuova destinazione; queste modifiche non furono troppo invasive al piano terra dove, tutt'oggi si può godere della maestosità del grande salone e delle stanze adiacenti.
Al primo piano invece, per poter creare degli spazi idonei per il lavoro degli uffici, si ebbero interventi che hanno lasciato sicuramente un segno tangibile.
GLI INTERNI: DECORAZIONI PERDUTE
Entrando dalla porta principale in vetro si ha subito la possibilità di ammirare l'originale pavimento ed il soffitto a cassettoni decorato da Costantino Frisia: entrambi sono in ottimo stato nonostante siano trascorsi più di cento anni dalla loro realizzazione.
I colori delle pareti si sono mantenuti molto bene nonostante si notino delle imperfezioni dovute al trascorrere del tempo.
Il periodo di abbandono della villa fornì l'occasione ad alcuni malfattori di poterla parzialmente depredare; furti risalenti a moltissimi anni fa e dettati dalla necessità - se così si può dire - e non dal desiderio di arricchirsi. Data la zona agricola, i ladri in questione erano molto poveri e poco istruiti, quindi incapaci di comprendere il valore di un dipinto, ma ben consapevoli dell'utilità di una cucina a legna. Per questo motivo i primi elementi a scomparire furono quelli che noi considereremmo più utili che preziosi. Solo in un secondo periodo la villa fu oggetto di altri furti che ebbero come obbiettivo elementi di pregio artistico tra cui arredi e quadri.
Si è però salvato il meraviglioso lampadario di cristallo di Murano della seconda metà dell'Ottocento; un pezzo di finissimo artigianato che è probabilmente scampato alla razzìa per la sua grande mole oltre che per la sua fragilità.
Questa villa, come abbiamo già detto, viene costruita per poter realizzare un'abitazione che fosse in linea con le ultime tecnologie, che a inizio Novecento erano rappresentate dall'elettricità e dal riscaldamento. Questa attenzione l'abbiamo potuta notare nella puntata su Villa Del Bono di Cremella.
Merate fu una delle prime località ad essere connessa alla rete elettrica, sia per la vicinanza con le centrali idroelettriche sull'Adda, sia perché località di villeggiatura dei milanesi che non volevano certo farsi mancare le lampadine nelle loro ville di campagna.
L'INGRESSO, IL SALONE E L'UFFICIO DEL BARONE
Nell'ingresso si ha la grande vetrata che comprende la porta principale anch'essa in vetro; questa scelta risponde all'esigenza di illuminare l'ingresso nonostante il suo orientamento verso nord. La vetrata permette inoltre di creare un corridoio prospettico dal viale di accesso fino all'altro capo della villa che dà sul giardino.
Proseguendo troviamo il salone, non da ballo, ma da gioco; qui infatti si trascorreva il tempo tra una partita a carte ed una a biliardo. Il camino è funzionante anche se non davvero utile per riscaldare il salone data la presenza del riscaldamento a radiatori, ma non si poteva rinunciare ad un elemento che rappresentava uno status symbol ad inizio Novecento. I ritratti che si trovano sopra alle porte non corrispondono ai reali membri della famiglia Confalonieri, in questo modo i proprietari della villa volevano dare lustro alle proprie origini.
Continuando la nostra visita ci inoltriamo nella sala del Barone Confalonieri. La bellissima vetrata dietro alla scrivania permetteva al Barone di avere abbastanza luce per lavorare nel suo studiolo, ma allo stesso tempo, gli era permesso avere la sua privacy potendolo vedere solo di spalle. Nello studio si possono ammirare oggetti di origine orientale, come una cassaforte cinese; l'obbiettivo dell'esposizione di questi oggetti era finalizzata a stupire i propri ospiti ed ostentare le possibilità economiche della propria famiglia.
Sul lato simmetricamente opposto alla sala del Barone si trova una piccola anticamera, probabilmente usata come sala da pranzo quando non vi erano invitati; la sala successiva, oggi completamente spoglia, accoglieva lungo le pareti capienti credenze e mobili per contenere le stoviglie e i servizi da tavola mentre al centro della sala trovava posto un lungo tavolo per i banchetti organizzati in villa. Le cucine trovavano posto nel piano seminterrato e, attraverso un portavivande, le pietanze potevano essere servite senza raffreddarsi.
Per raggiungere il piano superiore si può percorrere il grande scalone nobiliare alla cui cima possiamo osservare l'albero genealogico della famiglia Confalonieri, o almeno quello che avrebbero voluto che fosse la loro ascendenza. Troviamo infatti parentele con grandi personaggi del passato di cui non è possibile verificare il legame di parentela con la famiglia Confalonieri oppure che sono storicamente impossibili; gli ultimi eredi sono quelli di cui si ha certezza e si possono trovare nei rami più alti della rappresentazione genealogica.
Ultimo luogo di rilievo all'interno della villa è il lungo corridoio che l'attraversa da est a ovest e che permette di accedere a quelle che un tempo erano le camere da letto dei membri della famiglia Confalonieri. In questo corridoio trovano posto ben trecentoventiquattro acqueforti che rappresentano diversi personaggi famosi di una grande collezione che è distribuita tra questa villa e dei musei di Bergamo e Firenze. Data la varietà di personaggi rappresentati che pare non avere uno schema logico, è difficile capire la motivazione che ha determinato la realizzazione di questa collezione; gli esperti non hanno ancora la risposta a questo quesito.
Ultima zona, che purtroppo non abbiamo potuto visitare, è quella denominata piccionaia, ovvero gli alloggi nel sottotetto destinati alla servitù a disposizione della famiglia Confalonieri nel periodo in cui viveva a Merate.
IL GIARDINO: IL CONNUBIO DI SPAZI ALL'ITALIANA E ALL'INGLESE
Uscendo dalle porte finestre del salone si accede ad una terrazza che domina il parco sul retro della villa. Con una scala in pietra si scende dalla terrazza per arrivare ad un piccolo giardino all'italiana con il bosso che riprende lo stesso disegno originario del Bagatti Valsecchi, mentre nel resto dell'area verde si possono riconoscere tre cerchi che si intersecano costituiti da alberi vari. Uno di questi racchiude la villa al suo interno e gli altri due intersecano il primo a sud est ed ovest.
Nel giardino si può osservare ciò che resta della limonaia e le grandi scuderie in cui trovava posto un fienile e l'alloggio per il maniscalco e gli stallieri, personale indispensabile ad inizio Novecento.
ANEDDOTI SUL PASSATO ED IL FUTURO DELLA VILLA
Durante la Seconda Guerra Mondiale abbiamo detto che la famiglia Confalonieri non si rifugiò a Merate, lasciando la villa in affitto ad una congregazione di suore che, con grande forza d'animo, impedirono ai tedeschi di prendere possesso della struttura e farne probabilmente il centro di comando della zona.
Durante la nostra visita era presente anche Fiorenza Albani, assessore alla promozione turistica e culturale del Comune di Merate. ''Purtroppo il progetto da quattro milioni di euro necessario per svolgere il restauro conservativo non ha trovato modo di essere finanziato con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Nonostante questo, l'amministrazione comunale si sta impegnando per trovare il modo di ridare la bellezza di un tempo a questo luogo'' ci ha detto.
Al termine di questa visita, vogliamo ringraziare la nostra guida Luca Codara che ci ha raccontato l'interessante storia di Villa Confalonieri in tutti i suoi dettagli e l'amministrazione comunale di Merate per averci consentito di visitare quest'altro luogo, testimone della storia della nostra Brianza.