Condannata a 2 anni la donna che prelevò dal Bancomat di un anziano del casatese
Si sarebbe fatta consegnare da un anziano residente nel casatese qualcosa come 5mila euro in contanti nell'arco di cinque mesi, piccola somma dopo piccola somma. Finita la liquidità, l'uomo le avrebbe poi dato il Bancomat (con tanto di pin), autorizzandola a effettuare alcuni prelievi, sempre di modestissime cifre, nell'ordine dei 10 - 20 euro. La donna si sarebbe però fatta prendere troppo la mano, "strisciando" la carta più volte del "consentito", arrivando, soltanto tra il 12 e il 19 novembre 2019, a "succhiare" 1.030 euro (non autorizzati) dal conto dell'ignaro pensionato, messo poi al corrente dell'accaduto dai figli, presa contezza della "sparizione" - anche in orari inusuali, come il mattino presto e la sera tardi - di denaro attraverso operazioni da due sportelli bancari.
Per questa quasi surreale vicenda, nella tarda mattina odierna, esattamente come da richiesta del viceprocuratore onorario Caterina Scarselli, C.M., erbese classe 1985, è stata condannata a due anni e a una multa da 600 euro. ''Indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti'' il reato contestato alle 37enne, mai comparsa in Aula ma rappresentata dall'avvocato Guido Corti. Quest'oggi il difensore rassegnando le proprie conclusioni ha insistito per la sua assoluzione evidenziando come dall'istruttoria dibattimentale non sia emersa alcun elemento di prova tale da collegare la propria assistita al soggetto che effettivamente ha effettuato i 10 prelievi non autorizzati né siano stati portati riscontri oggettivi alla versione del querelante, un 70enne casatese, vedovo che avrebbe contattato la donna su suggerimento di un amico, "perché è simpatica", come ricordato dalla toga, provando in ogni caso a spostare eventualmente la questione sul piano civilistico, sviando così rispetto alla "specifica volontà di approfittarsi di una persona sola, malata e forse ingenua nel non comprendere la truffa sottostante il suo buonismo" evidenziata invece dal collega Stefano Savarino, legale della vittima, costituita parte civile. Nel dare lettura del dispositivo della sentenza, il giudice ha disposto altresì la confisca (anche per equivalente) a carico dell'imputata della cifra riportata nel capo d'imputazione e dunque di 1.030 euro, con il riconoscimento di un risarcimento quantificato in 3.000 euro in favore del denunciante, addebitando alla 37enne anche le spese processuali.
A.M.