Recuperare metallo dai rifiuti elettronici: è il progetto della dolzaghese Jessica Bosisio e del team di ricerca della Bicocca

''Rare'' è il nome del progetto ideato da un gruppo di studiosi per lo sviluppo di una nuova tecnologia, volta al recupero di metalli da rifiuti elettronici. Jessica Bosisio, originaria di Dolzago, è parte del team di ricercatori dell'Università degli Studi di Milano Bicocca che sta lavorando con l'obiettivo di creare un dispositivo sostenibile e attento all'ambiente.

Da sinistra Lorenzo Viganó, Barbara Di Credico, Daniele Montini, Jessica Bosisio

Dottoranda in Economia e Management dell'Innovazione e della Sostenibilità, la studentessa dolzaghese segue in particolare, l'aspetto comunicativo e la raccolta fondi della ricerca. Dal 19 aprile fino al 18 giugno c'è infatti la possibilità di sostenere questo progetto universitario tramite donazione affinché, con il raggiungimento della cifra necessaria, la restante parte possa essere finanziata dall'Unione Europea.
''Nello specifico parliamo di terre rare, termine utilizzato per indicare gli elementi chimici utilizzati nei dispositivi elettronici, all'interno dei veicoli elettrici, delle pale eoliche e in moltissimi altri strumenti. Sono dette rare poiché è estremamente difficile trovare giacimenti di questi elementi di grandi dimensioni, per poterne ottenere una piccola quantità è necessario trattare grandissime quantità di minerali. L'estrazione di questi elementi dai minerali richiede quindi un dispendio di risorse particolarmente costoso ed inquinante. Con questo proposito i miei tre colleghi, Daniele Montini, Lorenzo Viganò e Barbara Di Credico, esperti in scienze e nanotecnologie dei materiali, hanno pensato di sviluppare un dispositivo sostenibile, in grado cioè di recuperare questi elementi preziosi dai rifiuti elettronici. Gli ioni vengono infatti prima trasferiti in acqua e successivamente catturati dal nostro dispositivo'' ha spiegato, evidenziando come poi ulteriori trattamenti permetteranno di recuperare le terre rare e, idealmente, renderle riutilizzabili per la produzione di nuovi dispositivi tecnologici.
L'idea è dunque valorizzare materiali di scarto, come quelli generati dalle industrie chimiche, legandoli con molecole in grado di catturare le terre rare. La capacità di "intrappolare" dei materiali prodotti verrà poi testata su scala in laboratorio e dunque modificata per ottimizzarne la propria funzione e selettività.
''E' un progetto per noi molto importante poiché rappresenta un passo concreto verso lo sviluppo di tecnologie verdi, sostenibili e a basso costo. Questa strategia di cattura si presta ad essere  la più efficiente nella separazione delle terre rare  grazie al suo  basso impatto ambientale ed all'elevata efficacia, ma richiede miglioramenti nella selettività, ed è su questo aspetto che si incentra la nostra ricerca universitaria. Ad oggi sono disponibili delle strategie per recuperare le terre rare dai rifiuti elettronici, processi piro- o idro-metallurgici, però presentano alcuni problemi: richiedono un'enorme quantità di solventi  ed  energia per essere svolti quindi hanno un impatto ambientale non trascurabile. Con questo progetto intendiamo affrontare il problema sfruttando il potenziale di materie prime ottenute come scarti di diverse industrie, rifiuti che normalmente richiedono trattamenti costosi  e  difficili per il loro smaltimento, ma grazie al nostro progetto diventeranno risorse di fondamentale importanza'' hanno spiegato i membri del team, invitando chiunque volesse sostenerli a visionare il crowdfunding al seguente link.
Sara Ardagna
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.