Mauro Piazza e Alessandra Hofmann fermino il processo di progressiva demolizione del Mandic
Mancano come sempre all'appello i sindaci sia di sinistra sia di destra. Ma non c'è da sorprendersi: le terze file sono avanzate fino ad agguantare la prima senza però avere l'esperienza e la competenza di coloro cui hanno preso il posto (lasciato per quiescenza).
Tuttavia quasi nessuno ha posto l'accento su un punto secondo noi, invece, fondamentale: l'assenza di una netta presa di posizione da parte di due figure chiave del lecchese, Mauro Piazza e Alessandra Hofmann. Sono entrambi della Lega anche se tutti e due provengono dalle file di Forza Italia.
Piazza è un veterano della Regione, è al suo terzo mandato e questa volta, meritoriamente, ha ottenuto l'importante carica di sottosegretario con delega alle autonomie che gli permette di partecipare alle sedute di Giunta. Forte delle sue seimila preferenze Piazza ha senza dubbio voce in capitolo. E' pur vero che in passato ha preferito accusare di procurato allarme chi paventava rischi per il San Leopoldo Mandic. Tutti possono sbagliare, purché in buona fede. E alla buona fede di Mauro Piazza vogliamo credere. Ma ora l'evidenza è innegabile. E non solo per il caso Psichiatria. Un'altra bomba che scoppierà breve riguarda il punto nascite. Gli inutili e penosi articoli fatti scrivere sotto dettatura non servono a travisare la realtà. Per esempio che i parti sono circa sessanta in quattro mesi mentre in un solo mese al Manzoni ci sono state oltre 130 nascite. L'allarme lanciato da questo giornale all'indomani delle dimissioni indotte di Del Boca sul rischio di una possibile chiusura del punto nascite sta prendendo corpo. Al di là delle roboanti parole del Direttore generale e del capodipartimento Materno infantile durante la presentazione della nuova primaria facente funzioni. Il quadro reale è drammatico. Vogliamo credere che questa volta Mauro Piazza abbia compreso la gravità della situazione e decida di intervenire con tutto il suo peso politico. Sollecitato in tal senso - ci auguriamo - da quanti lo hanno preferito al candidato locale Giuseppe Procopio - che pure si era impegnato per l'ospedale in primissima persona - come il sindaco di Merate Massimo Panzeri e gli assessori Fiorenza Albani e Alfredo Casaletto.
Alla stessa stregua pensiamo che la Presidente della Provincia abbia nel suo ruolo un formidabile cuneo per inserirsi nel dibattito in corso assumendo la difesa del presidio come punto alto del suo mandato. E' anche sindaca di Monticello, comune che afferisce al bacino distrettuale che ha nel Mandic il suo ospedale per acuti. La signora Hofmann, molto presenzialista, dovrebbe mettersi alla testa dei sindaci del distretto e pretendere di controllare la puntuale applicazione del piano Organizzativo Aziendale strategico. E nel contempo agire attraverso i canali riservati di cui sicuramente dispone per sollecitare l'assessorato alla Sanità regionale a intervenire e porre fine a questo processo demolitivo di un ospedale che ha 170 anni e che, come chiunque può constatare visitando la palazzina della direzione, è stato realizzato in gran parte grazie ai lasciti dei benefattori locali, i cui nomi sono scolpiti sulle enormi lastre di marmo affisse alle pareti.
Ci faccia un giro la signora Hofmann e si convincerà - forse l'età relativamente giovane ancora non glielo ha permesso - che l'ospedale di Merate è stato costruito dai meratesi.
E tale deve restare.